Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


sabato 31 marzo 2012

RIPOSO

Ho paura del vuoto perché subito entra il dolore.

Se accetto il dolore non avrò più paura del vuoto.

E potrò finalmente riposare.

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3 commenti:

  1. Io non ho paura del vuoto. Tuffarmici dentro é stata la cosa più eccitante della mia vita. Chi é pieno non ha paura del vuoto. Ci galleggia.

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    1. Sì, se uno è pieno e si tuffa nel vuoto probabilmente è un bene, si "sgonfia", cede una parte di sé come due contenitori, uno pieno e uno vuoto messi a contatto.

      Credo cmq che un tutto nel vuoto abbia precise direttrici "fisiche" come il silenzio, la concentrazione su ciò che si sta facendo e il disinteresse (momentaneo) per il resto, i corretti rapporti emotivi e le relazioni con le altre persone... Ci vuole tempo e disciplina per poter apprezzare ciò che "vuoto" offre.

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  2. Mi capita spessissimo di leggere delle cose e pensare Che puttanata! Mi é capitato leggendo anche questo post, ma razionalmente non riuscivo a capirne il motivo. Ci sono arrivata e lo scrivo. Il dolore viene sempre accomunato al senso di vuoto. In realtà é il solito luogo comune. Il dolore, infatti, é un sentimento fagocitante, non lascia spazio a nient'altro, dovrebbe essere accomunato al senso di pieno. Ma gli sdilinquimenti di tanti poeti da strapazzo ci hanno abituati ad associare il vuoto e il dolore, forse perché il senso di pieno evoca abbuffate e rimpinzamenenti vari, tipici dell'ingordo. Qualcosa che somiglia al pianto del coccodrillo, insomma.

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