Prima
di continuare leggete qui:
Innanzi
tutto un “in bocca al lupo” ad ADF per il suo lavoro di traduzione della
newsletter coi consigli sul modo di portare avanti un’esperienza di minimalismo.
Il suo breve post mi ha fatto riflettere.
Io
sono un po' scettico sul minimalismo "materiale”
per un motivo: si finisce subito se si ha buona volontà, ovvero si fa tutto
molto in fretta, magari anche in un lampo se la scelta di vita diventa
impellente o si rischia una crisi di nervi andando avanti, ma oltre un certo
livello non si riesce ad andare.
Invece
c'è un... "minimalismo
spirituale" (possiamo chiamarlo così?) che praticamente è senza fondo,
non si finisce mai di accedervi, di raggiungere nuove profondità e fare nuove
scoperte su di sè, non si finisce mai di scoprire e sorprendersi di fronte
all'abisso dei nostri pensieri, dei ricordi, delle emozioni spesso dannose e
pesanti che ci portiamo appresso. Il problema in questo caso è l'inverso: non
si finisce mai di buttare fuori roba, si potrebbero passare tre vite a gettare.
Mi
trovo quindi a raggiungere subito gli obiettivi del minimalismo
"materiale", ho pochissime cose e non ne cerco altre, e a non finire
mai di gettare via la massa di pensieri, emozioni, negatività, positività
tuttavia inutili e non funzionali alla mia vera vita, adesso. Due obiettivi
falliti: non mi procura particolare piacere gettare tutto il
"materiale", al massimo un po' di fatica in meno, e mi accorgo che
gettare la parte che mi appesantisce dentro è un'operazione senza fine, quindi
inutile, è la carota posta davanti all'asino per farlo andare avanti: non la
raggiungerà mai e continuerà ad avanzare (a gettare).
E
comprendo che entrambe sono azioni da compiere, ma il risultato non sarà ciò
che mi aspetto. E' come la casalinga che pulisce casa: al massimo può
attendersi di trovare la casa pulita, ma le casalinghe non sono appagate
unicamente da una casa pulita, vogliono che la propria vita sia qualcosa
in più di questo.
Ecco,
se si comprende la frustrazione di una casalinga, si potrà comprendere il perché
sia il minimalismo "materiale" sia quello "spirituale"
siano pozzi senza fondo: l'insoddisfazione rimane e non è risolvibile. Al
massimo si potrà cercare di quietare la mente accettando l'inevitabile, ma se
si vuole andare avanti "evolvere" in un certo senso, la strada non è
quella. Al massimo questo può essere la "manutenzione ordinaria"
della propria quotidianità, utile ma non darà risposte.
Qual
è la strada allora?
Posso
raccontare qual è la mia.
Lo
farò nel prossimo post :-)
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