Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


domenica 24 febbraio 2013

UOMINI E DONNE


Alcuni giorni fa sono incappato durante un pranzo in un delle eterne discussioni sugli uomini e sulle donne, com'erano, come sono, dove mancano, dove si sono evoluti/involuti. Mi hanno consigliato alcuni libri, alcuni blog, alcuni siti, alcune trasmissioni, ho compreso ancora una volta che l'argomento è fonte di inesauribile interesse, e quindi anche di bussiness inesauribile, sono certo che fra mille anni, se l'umanità c'è ancora, sarà fonte anche allora di interesse, di dispute e di soldi. 

Finché ci saranno uomini e donne, si continuerà ad interessarsi agli uomini e alle donne, com'erano, come sono, come dovrebbero essere.

Non ero interessato al discorso in sé sugli uomini e donne, ma ero affascinato dall'interesse che i presenti avevano per quel discorso, erano affascinati e ognuno, anche il meno loquace aveva un'esperienza, un'opinione, un'idea da esprimere. C'è chi non ha mai smesso di parlare, chi è intervenuto soltanto qualche volta, io che non capivo bene e ponevo comunque qualche domanda.

Non ho la TV, non bazzico internet, ascolto la radio solo in podcast scegliendo le trasmissioni, quindi la mia visione sociologica/mediatica non è molto ampia, però lavoro con altre duecento persone circa, uomini e donne, ma è un punto di riferimento parziale. Poi c'è la piscina, ma lì non hai il tempo di discutere dell'evoluzione della società, si preferisce star bene nuotando.

Così mi meravigliavo dalla quantità di spunti, dalle diversità, mi chiedevo fino a che punto quelle persone stessero parlando della loro vita e quanto di vite di altri, di sondaggi letti sulle riviste, di vite di imperatori e gente importante, di vite di miserabili e disperati, ovvero quanto stessero attingendo dalla loro vita e quanto alla comunicazione altrui.

Poi non ho approfondito perché mi sembrava l'equivalente delle discussioni politiche in cui tutti hanno sempre ragione e sanno sempre tutto e se non sanno è come se sapessero perché ciò che credi è l'unica cosa che conta; oppure delle discussioni sul calcio, sul cosa si sarebbe fatto per vincere quella partita, in cui tutto ciò che dici è giusto perché si parla di ipotesi, di cose che tanto non si sono avverate, e quindi come fai a sapere se una persona dice giusto o sbagliato, tanto quello che propone non è avvenuto quindi...

Di solito odio parlare di entrambe le cose perché la gente si arrabbia, e poi neppure più ti saluta, in nome di una cosa volgare come la politica. Mi correggo, la politica è alta, l'ideale. Le persone e gli interessi sono volgari. Ho dato ad un giornalista del buffone, non ho saputo trattenermi. Un suo seguace, un manager non mi ha più rivolto la parola. In questi giorni si è scoperto che la persona si è inventata nel suo curriculum ben due lauree ed un master, oltre a svariate altre cose. Ed è pure candidato Premier. Allora non è un buffone qualsiasi - ho pensato - se si inventa cose simili può davvero farlo il Premier Italiano. Più le spara grosse e false meglio è, il teatro viene meglio. E può fare pure il giornalista, nel nostro paese, se è stato in grado di inventarsi tre titoli di studio chissà che magnifici articoli s'inventerà per il popolo affamato di promesse e di comoda irrealtà, di divertente teatro. Tutto regolare allora, è un buffone ma è adatto alla situazione.

Però il manager non m'ha più salutato. Non importa se ciò che gli avevo detto si è rivelato esatto. Alla fine per me dire una cosa vera e giusta si è rivelata una perdita di tempo e un conflitto inutile. Pessimo affare. E quindi non intervengo. Nelle questioni su uomini e donne è lo stesso. Era un tavolo molto grande, circa venti persone, ma mi sono limitato a porre domande. Se per una cosa banale come decidere come sono e cosa sono oggi uomini e donne si finisce col non salutarsi più non ne vale la pena.

Però loro erano davvero infervorati, e si accusavano, e parlavano, ed io ero stufo e volevo andarmene. Alla fine ho inventato un impegno e li ho lasciati col loro eterno discorso, la loro insoddisfazione derivante dal fatto che il mondo non è come vorremmo che fosse, che gli altri non sono come li vorremmo, che gli altri non ci danno ciò che vorremmmo, e che gli altri non prendono da noi ciò che vorremmo.

Sono un lettore di testi millenari, i primi poemi dell'umanità giunti fino a noi, le grandi opere religiose, le prime opere scritte da mano femminile. I temi eterni che proponevano allora, alla fine, sono simili nella sostanza e spesso anche nella forma al contenuto della discussione in quel pranzo. Erano tutti convinti che ci fosse un'evoluzione, una modernità... Non l'ho vista. Ciò che ho visto invece è una "naturalità" nel conflitto tra uomo e donna.

Anni fa mi spiegarono che nella lingua ebraica, pochi termini molti significati e molti giochi di parole, il momento in cui Dio presenta Eva ad Adamo viene narrato con queste parole nei sacri testi, traduco per comodità: "Egli la pose di fronte a lui". Pose Eva di fronte ad Adamo. Il quale la riconobbe subito, comprese che quell'essere nuovo e sconosciuto non era un animale come tutti gli altri, e anche se era "diversa" da lui egli comprese che era "simile" a lui. Egli comprese che lei era "carne della mia carne, ossa delle mie ossa". Un colpo di fulmine insomma! Fu talmente preso da lei che riconobbe la sua natura senza che nessuno gli avesse spiegato com'era stata creata. La riconobbe e basta, lei era "cosa sua", era sua nel senso di medesima carne, di stessa cosa, di unica cosa.

Però... però "Egli la pose di fronte a lui" vuol dire anche un'altra cosa nella lingua in cui la parola è stata proferita. Vuol dire: "Egli la pose CONTRO di lui". Di fronte al lui e contro di lui. Era già nella creazione.

E' per questo che non si smetterà mai di interrogarsi, mai di cercare, mai di guadagnare o di perdere, di comunicare o di non parlarsi più, di fare soldi o di dissiparli,  cercando una verità altra che non esiste in quanto:


Ciò che è misterioso prima o poi viene compreso. 

Ciò che è ovvio no.

Edward R. Murrow


Ma se per caso quella verità ti è stata rivelata, l'apparente mistero risolto, beh, puoi lasciare quel pranzo e dire: "prossimo punto". Il prossimo punto, la parola magica che ti permette di seguire senza sforzo il flusso armonioso della vita, è andare a fare ciò che ti piace fare, senza perderti nel mistero di ciò che dalla Creazione è stato voluto.

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LA FELICITA'

Andate qui:

http://miostilelibero.com/2013/02/22/la-felicita/

e leggete tutto.

Bellissimo.

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domenica 3 febbraio 2013

OTTIMISMO...


Litigo sempre con chi si dice ottimista e da a me del pessimista, non ci posso fare niente. Li tengo lontani come se fossero un virus malefico.


E in effetti virus lo sono, spiego perché.


Premetto che di ottimisti ce ne sono fin troppi. Ne abbiamo alcuni al potere da una vita, sotto tutti i colori e non se ne vogliono andare. Ricordo le previsioni dei pessimisti, pessimisti non catastrofisti, che è cosa diversa. Bene, la situazione mondiale è peggiore di quella che i pessimisti avevano delineato anni fa, eppure non si parla più di loro, di quanto avessero visto giusto. Come mai? Forse perché un pessimista non interessa più nessuno quando il disastro che aveva annunciato si è realizzato? Non lo so. So che gli ottimisti sono ancora lì a sparare fesserie e incoraggiamenti, i pessimisti che invece colsero la verità di un sistema economico, politico, sociale, religioso in disfacimento sono caduti nell'oblio.

Mi ricorda il detto dei Borboni "per il popolo festa, farina e forca": divertimento, pane e ordine. Oppure il "panem et circenses" romano. Ma entrambe queste forme di manipolazione presuppongono che venga instillata una pesante dose di ottimismo, altrimenti non funzionano. Uno che vede nero e vede la realtà presente e non quella ipotetica futura, non festeggia e non va al circo. Per questo gli "ottimisti" li vedo come virus, oggi, portano tanti di quei batteri con loro da stendere un elefante in ottima salute.

C'era un tipo che vinse una guerra mondiale, un inglese, nel suo discorso di insediamento, sotto le bombe, disse "Vi prometto solo sudore, lacrime, sangue". Uno così gli ottimisti lo fucilano scandalizzati... sfido io, gli ottimisti non vincerebbero mai una guerra.

E poi oggi sono tanti, a me sembrano malati di testa, spingono a vedero rosa e guai se non ti accodi. 


Gli ottimisti creano un problema nella loro testa e poi cercano di risolverlo col loro ottimismo. 


E' come una droga, prima ti fai venire la depressione così hai la cura già pronta. 

In realtà non si ha bisogno dell'ottimismo se non si cade nella trappola precedente della paura. L'ottimismo serve solo quando hai paura. Se uno è sereno non è né ottimista né pessimista. Ne ho già parlato:

http://exodusclic.blogspot.it/2011/09/che-fortuna.html


Oggi mi sono alzato con questo pensiero:


Non m'importa nulla se penso in maniera ottimista o pessimista, quello che conta è che io compia le azioni, che le compia e basta.


Alle azioni non frega un fico secco se chi le ha compiute sia ottimista o pessimista, i frutti ci saranno comunque. Le azioni necessarie, le azioni migliori. Posso compiere le azioni migliori per me, chiamiamole ottimistiche, anche se mi sono alzato pessimista da morire e con la voglia di mitragliare qualcuno. 

Per compiere le azioni migliori, più produttive, più "felici" non ho tanto bisogno di un cervello zuppo di ottimistiche e beote endorfine, ma di volontà, spesso di spirito di sacrificio, di accettare dei rischi (molto) calcolati, di provare a spingermi un po' oltre il buio della giornata. 


E questo dipende molto più dalla fede che dall'ottimismo. 


Si può andare avanti anche col corpo che recalcitra, oppure affondare tutto contento in preda all'ottimismo, vi assicuro. In fondo, è ciò che sta succedendo all'Italia intera. Sta annegando nel proprio precedente ottimismo. 

Se trovate un uomo sereno accodatevi a lui. Se incontrate un ottimista scappate: coi tempi che corrono è l'unico modo per evitare un accusa di lesioni, basta un attimo di distrazione e vi trovate che gli avete già sfasciato la testa.

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venerdì 1 febbraio 2013

NON UNA PAROLA


San domenico andò a far visita a San Francesco, si salutarono abbracciandosi calorosamente ma per tutto il tempo non si scambiarono una parola. Così, al momento di riprendere ognuno la propria strada, si erano raccontati tutta la loro vita.

Ecco, credo che questo sia il tipo di rapporto che mi piace avere con le rare rare persone a cui tengo davvero, le parole mi distraggono.

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