Perché non riusciamo nonostante gli sforzi?
Perché ci hanno detto che saremmo riusciti. E ci siamo sforzati. Abbiamo ottenuto. Era ciò che speravamo? abbiamo ottenuto qualcosa di diverso? Non abbiamo ottenuto? O abbiamo ottenuto ma avremmo ottenuto anche senza tutto questo “sforzo di vivere”. Viviamo in “ciò che è” o in “ciò che non è” (vorremmo che fosse)?
E’ possibile che ci sia un inganno alla base? L’inganno dello sforzo? E qual è questo inganno? Non ci hanno forse spiegato che lo sforzo è concentrazione su quello che è necessario fare? Ma è davvero così?
Lo sforzo è distrazione da ciò che è.
Jiddu Krisnamurti
Lo sforzo non è attenzione. E’ distrazione. Distrazione da “ciò che è”. Distogliere lo sguardo, non voler vedere, accettare, illudersi. Serrare i pugni, negare la realtà. E’ impossibile vivere e lavorare sulla realtà tramite l’Azione se prima non si accetta la realtà, entrando e vivendo completamente in essa. A quel punto lo sforzo scompare; non ha motivo di essere, sei entrato nella vita vera, non devi sforzarti, solo agire. E l’Azione non presuppone lo sforzo di vivere. L’Azione presuppone il gesto di vivere. Senza sforzo. Lo sforzo è psicologico, non fisico, non ha motivo in un sano processo vitale.
Nel momento in cui prendo coscienza della mia distrazione e accetto ciò che è, la lotta cessa. Il conflitto svanisce. La distrazione, origine dello sforzo per ritrovare la strada, si incarna nello spirito, e sussiste fintanto che, psicologicamente, coltivo il desiderio di trasformare ciò che è in ciò che non è.
Come sanare la ferita della distrazione, e quindi il conflitto tra “ciò che è” e “ciò che non è”? Semplice, basta prestare attenzione. Troppo semplice? L'abbiamo mai sperimentato, davvero?
Se ho fatto qualche scoperta di valore, ciò è dovuto più ad un'attenzione paziente che a qualsiasi altro talento.
Isaac Newton
Segue nel prossimo post.
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