Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


domenica 3 febbraio 2013

OTTIMISMO...


Litigo sempre con chi si dice ottimista e da a me del pessimista, non ci posso fare niente. Li tengo lontani come se fossero un virus malefico.


E in effetti virus lo sono, spiego perché.


Premetto che di ottimisti ce ne sono fin troppi. Ne abbiamo alcuni al potere da una vita, sotto tutti i colori e non se ne vogliono andare. Ricordo le previsioni dei pessimisti, pessimisti non catastrofisti, che è cosa diversa. Bene, la situazione mondiale è peggiore di quella che i pessimisti avevano delineato anni fa, eppure non si parla più di loro, di quanto avessero visto giusto. Come mai? Forse perché un pessimista non interessa più nessuno quando il disastro che aveva annunciato si è realizzato? Non lo so. So che gli ottimisti sono ancora lì a sparare fesserie e incoraggiamenti, i pessimisti che invece colsero la verità di un sistema economico, politico, sociale, religioso in disfacimento sono caduti nell'oblio.

Mi ricorda il detto dei Borboni "per il popolo festa, farina e forca": divertimento, pane e ordine. Oppure il "panem et circenses" romano. Ma entrambe queste forme di manipolazione presuppongono che venga instillata una pesante dose di ottimismo, altrimenti non funzionano. Uno che vede nero e vede la realtà presente e non quella ipotetica futura, non festeggia e non va al circo. Per questo gli "ottimisti" li vedo come virus, oggi, portano tanti di quei batteri con loro da stendere un elefante in ottima salute.

C'era un tipo che vinse una guerra mondiale, un inglese, nel suo discorso di insediamento, sotto le bombe, disse "Vi prometto solo sudore, lacrime, sangue". Uno così gli ottimisti lo fucilano scandalizzati... sfido io, gli ottimisti non vincerebbero mai una guerra.

E poi oggi sono tanti, a me sembrano malati di testa, spingono a vedero rosa e guai se non ti accodi. 


Gli ottimisti creano un problema nella loro testa e poi cercano di risolverlo col loro ottimismo. 


E' come una droga, prima ti fai venire la depressione così hai la cura già pronta. 

In realtà non si ha bisogno dell'ottimismo se non si cade nella trappola precedente della paura. L'ottimismo serve solo quando hai paura. Se uno è sereno non è né ottimista né pessimista. Ne ho già parlato:

http://exodusclic.blogspot.it/2011/09/che-fortuna.html


Oggi mi sono alzato con questo pensiero:


Non m'importa nulla se penso in maniera ottimista o pessimista, quello che conta è che io compia le azioni, che le compia e basta.


Alle azioni non frega un fico secco se chi le ha compiute sia ottimista o pessimista, i frutti ci saranno comunque. Le azioni necessarie, le azioni migliori. Posso compiere le azioni migliori per me, chiamiamole ottimistiche, anche se mi sono alzato pessimista da morire e con la voglia di mitragliare qualcuno. 

Per compiere le azioni migliori, più produttive, più "felici" non ho tanto bisogno di un cervello zuppo di ottimistiche e beote endorfine, ma di volontà, spesso di spirito di sacrificio, di accettare dei rischi (molto) calcolati, di provare a spingermi un po' oltre il buio della giornata. 


E questo dipende molto più dalla fede che dall'ottimismo. 


Si può andare avanti anche col corpo che recalcitra, oppure affondare tutto contento in preda all'ottimismo, vi assicuro. In fondo, è ciò che sta succedendo all'Italia intera. Sta annegando nel proprio precedente ottimismo. 

Se trovate un uomo sereno accodatevi a lui. Se incontrate un ottimista scappate: coi tempi che corrono è l'unico modo per evitare un accusa di lesioni, basta un attimo di distrazione e vi trovate che gli avete già sfasciato la testa.

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5 commenti:

  1. Io e te abbiamo litigato spesso sul termine "ottimista", e ancora io rimango dell'idea che il significato che dai tu a questa parola non corrisponda proprio al suo reale significato: prova a leggere qui http://it.wikipedia.org/wiki/Ottimismo
    Un ottimista non è detto che distorca la realtà, solo potrebbe riuscire a coglierne aspetti positivi, a me non sembra un maleficio ... anzi direi che possa rientrare nel concetto di uomo sereno.
    Restiamo su posizioni opposte anche questa volta?

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    1. Beh, ho affrontato più volte il tema, potrei solo ripetermi ormai.

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  2. Quindi tutti quei signori che campano facendo i formatori, gli esperti di gestione aziendale ci raccontano solo bufale. Sai bene che la prima cosa che insegnano è il pensiero positivo, da diffondere nel team ed in azienda. Il pensiero positivo e l'ottimismo sono la base di partenza per un'organizzazione vicente, ci dicono.
    Ciao Renato

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    1. Beh, leggiti i libri di scott adams, il creatore di dilbert, la striscia a fumetti più letta al mondo, parla appunto di un impiegato in un cubicolo.

      Ha anche fatto un test divertentissimo, si è travestito da consulente e con la complicità di un vicepresidente che annuiva soltanto e sempre, ha organizzato un meeting tra dirigenti in cui ha detto e fatto cose assurde, ha usato termini che non esistevano, proposoto soluzioni folle e tutto l'armamentario, tutto rigorosamente filmato.

      Tutti i dirigenti hanno applaudito, apprezzato, condiviso, si sono detti d'accordo ed entusiasti. Alla fine si è tolto il trucco e la barba e hanno rivelato lo scherzo.

      Questo è il pensiero positivo in azienda.

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  3. Gli amanti del "fare" mi ricordano i criceti. Hanno il terrore della noia e si ottundono il cervello in quel modo. Alla fine della giornata, almeno, potranno serenamente dire di avere "fatto" qualcosa. Poco importa che sia uno sputo nell'universo.

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