Questo post segue il precedente "PROVE"
Stamani, il mio capo mi vede sovrapensiero e mi chiede cos'ho che non va.
Rispondo che frequentavo siti che tiravano un miliardo di idee per cambiare le cose quando le cose andavano bene o non troppo male, e adesso, o sono spariti, o gli autori non scrivono più, oppure i commenti che erano un numero davvero impressionante, si sono ridotti a pochissimi, sempre le stesse persone, magari per salutarsi e imprecare contro il mondo ingiusto, la politica disonesta, le banche ladre e tutto il resto. Addirittura credo che gli stessi possessori dei siti si stiano interrogando: prima lanciavano una provocazione e tutti giù a dare un contributo (spesso purtroppo era a chi la sparava più grossa o criticava con più ferocia, ma può starci su internet, non ci sono filtri); adesso hanno aumentato di molto la quantità di scrittura, per colmare l'incredibile lacuna che si è venuta a creare.
E' un po' come se arrivassi all'ora di punta alle casse dell'ipermercato e le trovassi vuote ed accessibili. Fa molto piacere, ma rimango sorpreso. Ecco, adesso sul web credo ci saranno meno interventi "rivoluzionari" e più qualità, ma rimango ugualmente sorpreso.
Ho risposto al mio capo:
"Non possono esserci un milione di soluzioni proposte quando tutto va bene e nessuna quando le cose vanno male".
Basta uno scossone, forte certo e si smette di proporre. E' tutto qui? E non si è neppure iniziato, pensa se qualcuno metteva in pratica quelle idee folli nella convinzione che comunque non sarebbe stato solo a portarle avanti, convinto dell'esistenza di una qualche forma di "comunità", non solo virtuale, che porta avanti gli stessi progetti. Ancora una volta, con tristezza, riscopro il mondo di chiacchiere, la chiacchiera unica azione. Dovrei esserci abituato, ma trovare le casse così vuote, pur facendomi bene, pur facendo guadagnare tempo evitando le inutili code, rende evidente che non esiste alcun serio progetto alternativo al mondo in cui viviamo oggi, alle strutture che abbiamo oggi.
Ho ascoltato alcuni aderenti al movimento a cinque stelle, credo sia la cosa più fresca in questo periodo, una parola che diventa azione. Ebbene, loro si muovono in un quadro legislativo già pronto, e hanno "successo", dove successo significa anche il solo essere presi in considerazione. Nessuna rivolta, ma voglia di usare gli stessi strumenti della politica per poter incidere. E li reputo molto seri, ottengono risultati. Ma all'interno di quadri già consolidati, strutture che abbiamo ereditato e che molti vituperano, senza comprendere che è il massimo cui si può aspirare, perché chi ha creato quelle strutture aveva non solo chiacchiera, ma anche "muscoli", e "muscoli collettivi", capacità di trascinare, di unirsi, di lavorare insieme anche quando stare insieme voleva dire essere meno "sé stessi".
Adesso non ci sono più muscoli, c'è solo lingua e dita che sfrecciano sulla tastiera.
E incapacità di rinunciare a sé stessi per qualcosa di più grande.
L'individualismo ormai è il dio di sé stessi, puoi fare ciò che vuoi, ma non cambiare il quadro in cui ti vieni a trovare, puoi scappare, ma non cambiare, puoi rifiutare ma non cambiare, incidere in modo reale sul mondo che ti circonda. Teniamoci strette le vecchie strutture, lavoriamo come questi giovani, cambiamo le persone ma non illudiamoci di riuscire a creare qualcosa di nuovo, per fare questo ci vogliono muscoli solidi e collettivi, quel tipo di muscoli che non arricchisce solo sé stessi ma si prende anche cura del mondo in cui si vive, del benessere del prossimo... E questo, nella realtà dei fatti, esiste ancora solo in quelle "vecchie" strutture sociali che molti respingono senza saper creare al loro posto nulla di nuovo.
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Nei tanti modelli che si propongono come "rivoluzionari" del sistema, trovo eccessivo l'individualismo: da soli per uscire dall'ingranaggio che attanaglia, e sciolti da ogni guinzaglio per il resto della strada. L'urlare a gran voce le proprie idee "innovative" mi sembra più una propaganda pubblicitaria per sè stessi che un effettivo tentativo di modificare le cose (ammesso che sia possibile modificarle). Una persona che creda profondamente nelle proprie idee non ha bisogno di urlare a destra e sinistra, vive le idee, è le sue idee, crisi o non crisi economica, sociale ecc. ecc. Forse in un momento di totale appiattimento di proposte e modelli, ci si entusiasma più facilmente ...
RispondiEliminaCiao Emanuela,
Eliminaho sempre pensato le stesse cose, le persone più produttive che ho conosciuto e che hanno davvero "creato" non si pubblicizzano, non serve, le loro azioni parlano per loro ed è impossibile che restino nell'anonimato tra le persone cui interessano davvero. Citando Emerson:
"Le tue azioni parlano così forte che non riesco a sentire quello che dici"
Però, da bravo economista, mi rendo conto che questo fa parte della "vendita" e la pubblicità è ossigeno per chi vende, quindi non mi sento di criticare gli innumerevoli "innovatori moderni" oltre misura. E' il loro lavoro, il loro pane, vendere qualcosa che volontariamente viene acquisito da un mercato.
Il problema è se qualcuno inizia a crederci davvero e compie o fa compiere scelte che non solo lo danneggiano, ma danneggiano anche altri vicino a sé.
Io sono specialista in questo, perché ho creduto anch'io anni fa agli "innovatori" e i danni subiti non riesco neppure a quantificarli, ancor oggi. E' stata un'esperienza, anche se non farla era meglio.
Tempo fa ho letto uno degli innumerevoli "rivoluzionari - individualisti - progressisti - populisti - e tutto" lanciare una frase che mi ha raggelato, ma è passata quasi sotto silenzio. Uno di non grandissima rilevanza, che ha un seguito ma non è per fortuna... Cmq invitava il suo seguito a "manipolare il sistema" in quanto "il sistema è sbagliato". Ma chi è "il Sistema"? "Il Sistema" sono gli stessi che lo stanno ad ascoltare. Non i ricchi, i politici, le banche, che lo manipolano già per conto loro, ma io, noi, le persone comuni.
"Manipolare il sistema" non vuol dire colpire la fascia più potente della Società, vuol dire continuare ad infierire sulla classe media e più povera, continuare la manipolazione che non è altro che distorsione del reddito, scrocco, trasferimento della ricchezza in proprie tasche, usufrutto di servizi pagati da altri non a titolo stavolta di solidarietà, ma di gratuita predatorietà. E non c'è stata un'obiezione, la gente tranquilla ammette che un sistema che si reputa "sbagliato" possa essere allegramente manipolato. Pura legge della giungla, il forte manipola e divora il piccolo. Cosa c'è di nuovo? Mah...
Le proposte non sono piatte, è la pancia troppo piena, non si accettano più i valori del lavoro, del sacrificio, del donarsi agli altri per soddisfare una naturale esigenza di contribuzione; non si accetta l'ideale che include tutta una vita, si vuole una vita a propria immagine e somiglianza e guai se non è così, dobbiamo cambiare tutto, rifare tutto, modificare tutto, dobbiamo anche rifare noi stessi ma sempre allo scopo di...
Rifare il mondo il nostro mondo a nostra immagine e somiglianza. Cogliere l'ultimo frutto. il concetto di accettazione della vita così com'è, ed è davvero tanto bella se solo si ha amore e accettazione della vita nel cuore, questo concetto è stato esecrato per sostituirlo col niente di una sconfitta e di una insoddisfazione inevitabile.
E la cosa peggiore è che non si ha neppure il coraggio di fare davvero ciò che dice il guru. Se lo si facesse, se si seguisse davvero il proprio guru ci si distruggerebbe con le sue folli idee nell'arco di un anno e si potrebbe ricominciare, o annientarsi ma la verità sarebbe nota. Mancando questo coraggio si sta fermi, tiepidi, un po' di qua e un po' di la', e il tempo passa e la vita passa, e la società intera si logora.
L'Apocalisse recita che Dio i tiepidi li vomita. I caldi li ama, i freddi li può salvare, ma i tiepidi li vomita. E sono anche tanto noiosi!!!
Alla base c'é il solito problema. É più facile adottare il bambino a distanza che occuparsi del figlio dei vicini. Allo stesso modo é più semplice accodarsi al guru che ti dice come cambiare la tua vita che modificare anche solo quel poco che non ti piace della tua.
RispondiEliminaL'abilità del venditore (guru, politico, media-man) è quella di proporti non un prodotto, ma la soluzione ad un tuo problema. Il venditore di aspirapolvere non vende una ferraglia ma l'idea della casa linda e pulita con poco sforzo; il venditore di auto non vende venti tonnellate di ferro ma realizzazione umana; il politico non vende (propone) piani di austerità, griglie fiscali e buon governo ma l'idea di maggiore ricchezza e benessere futuro; il guru moderno, mediatico, vende l'idea di realizzazione, ricchezza a buon prezzo, senza eccessivi patemi d'animo;
EliminaIn tutti i casi, in queste vendite, il prodotto offerto (aspirapolvere, idea di buongoverno, idea di simil-paradiso in terra) non c'entra con il risultato reale, né presuppone sangue e sudore: il venditore non è colui che ti chiede di faticare per ottenere, quelle cose non vendono, ma il portatore di nuova conoscenza, tecnologia, metodologia, che adesso lui porta in sé ed è disposto a donarti. E' questa la vendita.
La vendita è farti credere di essere in possesso della soluzione al tuo problema.
Chi segue un guru non lo segue perché è bello, elegante o ricco, ma soprattutto perché è stato in grado di rivolgersi ad un target che ha un bisogno e gli si fa credere di avere la chiave per soddisfare quel bisogno. Non è vero, naturalmente, per il "principio dell'elisir":
Nell'anno mille i venditori ambulanti di elisir guadagnavano molto di più dei poveri medici di campagna. Un solo "elisir", venduto nelle fiere, guariva praticamente tutte le malattie. Ecco, il guru ha l'elisir, applicando la sua pomata, tu guarirai, anche se il tuo problema è la sciatica, quello del vicino la congiuntivite e quello dell'altro ancora il diabete. Non ha importanza, l'elisir, personalmente sperimentato dal venditore, guarisce tutto. Quella soluzione, guarisce tutto. E' una soluzione al contempo politica, spirituale, economica, esistenziale, legislativa, sociale, tutto, è tutto nell'elisir che il venditore propone e addirittura prende uno sciancato, orbo, cieco e sordo, gliela fa bere e quello si rialza. Mille anni fa era un complice dissimulato tra la folla, poi la propaganda, oggi è più semplice, basta fare molti passaggi sui media, anche fatti in casa e ciò che si ripete mille volte diventa realtà per un cuore che vuole crederci.
La cosa divertente è che queste tecniche sono note da migliaia di anni, già nell'antica Grecia, eppure funzionano sempre, perché in armonia con il bisogno di credere dell'uomo. non è sbagliato credere, ma occorre prestare molta attenzione a chi e a cosa si decide di credere.
La cosa più difficile è proprio l'ultima che hai scritto. "prestare molta attenzione a chi e a cosa si decide di credere" dici niente!
RispondiEliminaOggi ti bittano addosso di tutto, se uno cerca di informarsi attraverso varie fonti alla fine lo stato confusionale è quasi garantito. E' chiaro che nell'adesione a questo e quel pensiero uno si basa anche sui propri convincimenti, valori, sensazioni. Ma sarà abbastanza? Ciao Renato -
E se il punto non fosse "Ciò che entra, che ti buttano addosso", ma "Ciò che esce dal cuore dell'uomo?".
EliminaE' ovviamente un riferimento ad un discorso di Cristo che però applico a tutto: non ha importanza ciò che ti buttano addosso se poi ciò che esce esce pulito. Non si può controllare ciò che entra, filtrarlo un po' magari sì, però le cose entrano ugualmente. Ma ciò che da me esce sono io che decido. Se fosse applicato questo principio non ci sarebbero problemi sociali, quantomeno verrebbero affrontati senza quella tensione emotiva spaventosa che ormai annichilisce le persone.
Io ascolto poca roba, anche perché mi rendo subito conto di cosa è in accordo coi miei valori intimi, personali, e cosa no. Ciò che non è in accordo lo escludo a priori perché comunque vada so che farà danno. Spesso le idee più distruttive si presentano suadenti, ecumeniche, affascinanti. Subito dopo però mi interesso a ciò che da me uscirà fuori, se non escono porcherie vuol dire che va tutto bene, cmq vada ho fatto la mia parte, il resto non posso controllarlo.
Per il movimento 5 stelle non mi sembra plausibile sperare di non essere delusi, l'uomo è l'uomo e delude sempre, ma se si parte dal presupposto di non essere delusi non si farà mai niente. E poi ci sono energie che se non impiegate ti marciscono dentro, impegnarsi quindi non costa niente, l'importante è che non ci si aspetti dagli uomini ciò che nessun uomo è mai riuscito a dare. Ultima cosa: il fatto che dei giovani siano onesti, motivati e tutto non significa che avranno successo, anche con le migliori intenzioni si possono conseguire clamorosi insuccessi e invece gente corrotta fino al midollo migliorare le condizioni economiche della nazione, magari per caso o per fortuna.
Quando uno ha il necessario per vivere, è meglio che non faccia dipendere la sua pace, la sua tranquillità, la sua realizzazione umana da ciò che sta al di fuori di lui. Come dicono i buddisti: la vita è uno scherzo, se non ridi vuol dire che non hai capito niente.
Ciao.
Dimenticavo, anche io sto seguendo dall'esterno, da cittadino, l'evoluzione del movimento 5 stelle. Gli sto dando fiducia. Spero fortemente che questa fiducia non venga tradita come hanno fatto già altri. Spero che siano veramente puliti, freschi, pieni di buone idee e che le mettano in pratica, che non si lascino tirare nelle melme della cattiva politica. Lo spero fortemente, non vorrei vivere un'atra cocente delusione collettiva. Renato
RispondiEliminaLa storia si ripete, non so come mai, ma e' cosi'.
RispondiEliminaDa secoli l'uomo medio vive di speranza, nel senso che spera che qualcosa o qualcuno lo salvi.
Io dico che dobbiamo rimboccarci le maniche e creare una nuova societa'.
Quella attuale e' morta cerebralmente e spiritualmente.
La stiamo tenendo in vita in modo artificiale, posticipandone la morte vera.
Beh...
RispondiEliminaIo sono un uomo medio, ho davvero bisogno della salvezza. Adesso vado un po' fuori tema, anche se ne abbraccio uno più grande: io credo che il desiderio profondo e naturale dell'uomo, quello che guarisce tutte le ferite è proprio questo: ha bisogno di essere salvato.
Salvato dalla morte inevitabile, dal dolore inevitabile, dai pochi successi e tanti fallimenti inevitabili, dalla routine inevitabile accompagnata da pochi giorni davvero entusiasmanti.
Io credo questo: chi ha la consapevolezza di essere salvato, parlo di un aspetto religioso, non ha bisogno di altro, interpreta tutto come un dono e quindi i doni fioccano. Non gli manca di più degli altri, ha una vita simile agli altri, ma è tutto diverso, non critica, non si lamenta, agisce ed opera. E lo fa con speranza, con gratitudine. Se non si sente salvato, dato che non può salvarsi da solo perché la fossa è lì che lo aspetta lui e tutti coloro che ama, tutte le sue opere, se non ha nel cuore la consapevolezza di essere salvato, si muove a fatica e col cuore gonfio, pesante. Non vola, non può.
Per me la salvezza è più importante, che sò, del lavoro, la politica, la società, i rapporti umani. Se sei salvo, dai agli altri, ma se ti senti precipitato in un oceano di vuoto e desolazione, ti aggrappi agli altri e li tiri giù con te. E loro si staccano perché non vogliono soccombere insieme a te.
Se ti senti salvato, diventi una calamita anche per gli altri, perché tutti cercano la salvezza, e tutti desiderano essere salvati. La salvezza è la cosa più affascinante che ci sia. Tutti venditori in fondo ne offrono una versione posticcia, ma è sempre quella, la soluzione, la risposta, magari a buon prezzo, il ricorso alla presunta sapienza degli uomini che indicheranno la via. Tutte balle, la salvezza non viene dagli uominio, la risposta tanto meno.
Prima di cambiare il mondo, sperando in meglio, occorre la salvezza dentro di sè. Altrimenti il contagio si trasmette e si crea la società che si è creata oggi: una società morta, appunto, ricca, elegante, e morta. Priva di salvezza.
Ciao.
Vorrei avere quella "freddezza" che descrivi, quella che serve a lasciarsi scorrere addosso le negatività altrui senza soffrirne. Perchè alla fine devo stare male io se il farabutto sei tu? Ultimamente ho perso la pazienza e sono arrivato allo scontro. Frontale.
RispondiEliminaNon so quali risultati darà questa reazione, di una cosa sono certo però, non potevo continuare a lavorare per altri, a compensare la svogliatezza altrui, di gente che viene al lavoro perchè non ha niente di meglio da fare (ebbene si ci sono anche questi in giro, con tutti i padri di famiglia disoccupati...) Gente che si lamenta dalla mattina alla sera del lavoro per idiozie, con quello che c'è in giro. Mi son detto basta, non posso perdere la salute io per loro. Scusa lo sfogo. Renato (uno che è stato sempre troppo paziente)
Ehi, io non sono "freddo"! Io la chaimo "serenità", i miei amici "testa tra le nuvole".
EliminaBeh, se stavi male e rischiavi la salute hai fatto bene ad andartene. Però se ho letto bene il problema è stato che non sei riuscito ad accettare l'ambiente che ti ha circondato, ma lo stesso ambiente non ti ha attaccato costringendoti ad andartene. Il mondo è stato sé stesso, senza volerti usare violenza o sopraffazione, o sbaglio? E' che a te proprio non è andato giù così com'è.
o vivo una situazione simile sul lavoro ma non mi pesa, anzi ringrazio Dio ogni giorno, sul serio, perché se non ci fosse gente così incapace nei posti di lavoro io non potrei mai lavorare (sono un "precario" che da sette anni lavora alla stessa scrivania). A volte mi sembra che Dio li abbia creati e messi lì apposta per me, per darmi la possibilità di lavoro e guadagno senza perderci i capelli, è un lavoro dignitoso. Anch'io sono arrivato allo scontro frontale, ma perché sono stupido. Se avessi detto semplicemente "sì" e poi fatto ciò che mi sentivo di fare, onestamente, non avrei corso rischi, ma non avevo le idee chiare allora.
Una volta me ne sono invece andato, sono praticamente scappato, da un lavoro ma lì ero direttamente attaccato da un capo beduino, era diverso.
Beh, se non hanno licenziato in tronco me dopo quello che ho detto, credo non licenzieranno nessuno.
E' normale che la gente si lamenti perché non ha la vita in sé. NEl mio ufficio sono mesi che parlano ogni giorno dell'IMU, ma non potrebbe non essere così, la mente e il cuore devono essere pieni di qualcosa e quando non c'è nulla di valido, e per valido non intendo amici, mogli, figli, no, intendo proprio la vita, allora entra la prima cosa che arriva. Non posso illudermi che la gente sia tutta veramente viva, ma non è importante per me, anche morta Dio la ama lo stesso, non è affar mio che non siano proprio vivi. Se poi non sono neppure in grado di sopportarli, beh, sono messo male, Cristo è stato portato davanti al sinedrio per essere giudicato da quattro teppisti e straccioni, è ovvio che debba finisrci anch'io, ma uso la stessa tecnica quando succede: sto in silenzio e aspetto che la seduta finisca.
L'ho detto: se non m'hanno licenziato quando ho mandato platealmente qualcuno a... non mi licenzieranno certo adesso se non parlo e non mi interesso a ciò che dicono. Quando sarà il momento, beh, lo accetterò. Però non m'interessa ciò che pensano gli altri, e di quanta fortuna o sfortuna abbiamo, sono problemi di Dio, se riuscissi a gestire bene me stesso, altri o no, sarei l'uomo più felice del mondo. Il problema non sono gli altri, non è quello che mi sta intorno.
Dimenticavo! Io lavoro da sette anni proprio perché c'è gente svogliata, mi occupo di controlli e spero sempre che i loro errori aumentino :-)
Renato, forse per errore ho cancellato il tuo ultimo commento inviato, se puoi rispostalo, sai devo aver semplicemente pigiato il tasto sbagliato, sorry... :-(
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