(Questo post segue il precedente “La vita è questo”, alcuni in privato mi hanno posto domande sul niente.)
Tornava ogni settimana dopo che gli venne chiesto di meditare su niente. Il maestro lo accoglieva, ascoltava le sue deduzioni, le sue domande e puntualmente lo prendeva a sberle, così forti che le udiva anche il vicinato.
Meditava su niente con impegno, pensava di essere giunto a qualche conclusione, appena la riferiva, prendeva altre sberle. Ogni settimana per un anno. Era diventato lo zimbello del paese e il giorno seguente alla visita dal maestro aveva il viso dolente, gonfio e rosso come un peperone.
Stufo decise che la prossima volta non avrebbe aperto bocca neanche sotto tortura. Non disse nulla e seguì il maestro. Presero il the, sedettero in silenzio. Non prese sberle e il maestro lo invitò a continuare a meditare su niente.
Dopo un po' il discepolo tornò a fare domande e esprimere valutazioni e ricevette un'altra scarica di sberle. Allora smise. Ma continuò a meditare su niente.
Il loro appuntamento trascorreva serenamente, il discepolo non portava più le sue conclusioni ma seguiva il maestro nelle sue attività. Un giorno, tre anni dopo il loro primo incontro, mentre stavano seduti l'uno di fronte all'altro in meditazione, respirando serenamente, il maestro impercettibilmente sorrise: il ragazzo era tranquillo, era maturato e stava dimostrando tutte le sue potenzialità, in lui vi era adesso l'adesione incondizionata al momento presente, l’azione e il pensiero puro e niente altro.
Niente non è niente. Niente è nient'altro.
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Sovente, pensierando a nulla si giunge...
RispondiEliminamentre l'attimo accolto e Vissuto racchiude il "niente" che diviene il "tutto"..
sereno divenire Exodus..
un sorriso..
dandelìon
Sovente? Sempre! :-)
RispondiEliminaA volte mi accade di trovare una risposta, pensierando...
RispondiEliminaè pur vero che non sempre giunge...
mentre, il confronto diretto, non sempre ti permette di giungere a risposte certe...
in uno stato di assenza, si riesce ad assimilare percezioni e parole...focalizzandosi esclusivamente al singolo quesito, senza influenze esterne..
è solo un mio modo d'essere...
questo Tuo sempre, è come mi dicesse che pensare, a nulla conduce..
serene ore Exodus...
un sorriso..
dandelìon
Beh, Newton ha cambiato la storia umana, ma in punto di morte si definiva come un ragazzino che aveva giocato con la cresta delle onde.
RispondiEliminaE' un discorso un po' complesso, ho provato ad affrontarlo qui:
http://exodusclic.blogspot.com/2011/02/limbroglio-parte-prima.html
Ciao.
Exodus, parlando di niente e di nient'altro, cosa ne pensi della solitudine umana. Può essere "nient'altro"?
RispondiEliminaUltimamente se ne parla di più, si dice che la società moderna genera solitudine. Mi piacerebbe sapere cosa pensi della solitudine umana. Grazie, ciao.
Renato
# Renato:
RispondiEliminasiamo legati al mondo da un corpo di carne soggetto a fame, morte, vecchiaia, imperfezione, malattie, che riesce a percepire la bellezza del creato solo attraverso cinque sensi che colgono frammenti della realtà. Siamo per forza di cose soli, perchè non riusciamo a cogliere quello che ci sta intorno. Siamo isolati, di natura isolati. Dobbiamo toccare, vedere, sentire, annusare, gustare per comprendere dove siamo e cosa ci sta intorno. Non abbiamo alcun contatto diretto con la realtà ma solo mediato. Chissà quante cose meravigliose ci circondano, che gli strumenti elettronici rilevano, e noi niente. E' solitudine questa, è isolamento non sapere quanta bellezza quanta varietà in questo creato?
Sicuramente sì.
Eppure forse tu mi parli di altro, mi parli del fatto che quel corpo di carne dovrebbe toccare, ascoltare, vedere, sentire, annusare un altro corpo umano. E' come se io avessi gettato senza saperlo il biglietto vincente della lotteria e poi cercassi i due euro di sconto su di un maglione.
Alla fine stiamo parlando di quei due euri di sconto perchè non conosciamo la vera ricchezza, qual'era il montepremi della lotteria. E forse è meglio non saperlo, sai perchè? Perchè quando scorgi quello che c'è davvero in palio, in premio, ciò che c'era e non vede (o come dice la religione avevi e hai perduto) allora, credimi, la "compagnia", il contrario della solitudine di cui forse parli, ti annoia profondamente. Non puoi rimpiangere i deu euri quando hai scorto l'ammontare di quella vera ricchezza, nbn ci pensi più, e quelle vicende ti fanno solo perdere tempo.
E' una moda cmq incolpare la Società Moderna di tutto, come se la Società Antica fosse un paradiso. La verità è che oggi sei molto più libero perchè non hai "bisogno", in passato se non stavi in "compagnia" neanche sopravvivevi. Il passato la maggior parte delle volte era sì un "matrimonio" ma forzato. Oggi c'è una "singletudine" isolata e volontaria. Se poi sia meglio un "matrimonio" forzato (dalle circostanza, limiti, mancanza di opportunità) o una singletudine volontaria, beh credo che ognuno lo viva diversamente. Per le donne però, neanche a parlarne, non hanno mai avuto la libertà che hanno oggi.
Sono perfettamente d accordo con te sul fatto che sia meglio una singletudine vera che un SI forzato e detto solo per paura di rimanere soli.
RispondiEliminaMa la solitudine è anche altro. Vuol anche dire non trovare persone che entrano in sintonia con te, che non sono sulla tua lunghezza d'onda, in sostanza che non ti capiscono. Bisogna avere principi ed interessi comuni, bisogna essere affini, certo. Io non credo a chi dice che ha tanti amici. Avrà tanti conoscenti casomai. Tutto questo se è vero che la vita, in tutti i suoi aspetti, va condivisa con gli altri, che non può restare fine a sé stessa. Ma questo è vero? Renato
# Renato:
RispondiEliminasai, il diavolo non vuole andare in paradiso. Non vuole salvezza, affatto. Vuole stare lì dov'è ma in buona compagnia, non gli interessa che sia giusto o sbagliato, in pace o tormentato, salvo o condannato, per lui giusto è quello che la maggioranza delle persone crede, è stare insieme e condividere le cose, isolando quelli che la pensano diversamente, chiamiamoli "santi".
E alla maggior parte della gente, ugualmente, non interessa se una cosa in fondo sia vera o no, giusta o no, se sono in pace o tormentati, vogliono solo stare in buona compagnia, condividere le stesse cose, le cose che comunemente si credono, isolando quelli che la pensano diversamente, non importa ciò che è vero o no, importa che le condividano, ciò che condividono diventa verità. Il resto è semplicemente sbagliato perchè non viene accettato da quel consesso, viene ridicolizzato. Nel loro inferno stanno bene, purchè in compagnia.
Ma se uno all'inferno non ci vuole stare, non ha importanza ciò che fanno gli altri, non ci vuole stare punto, e non si interessa di ciò che fanno gli altri. Se sei in "paradiso", se stai bene, te lo porti ovunque vai. Certo, incontrerai pochi altri "beati", ma in ogni caso, all'inferno, non ci vuoi andare comunque. Quella compagnia non la vuoi. Ti fa stare male. Non ne soffri la mancanza. Certo, per fare questo, deve prima essere vero che lì non ci vuoi andare. PErchè se sei indeciso, beh, il calderone ribollente di gente che vuole solo far numero perchè più c'è numero più c'è consenso sarà sempre pronto ad accoglierti (e poi a mangiarti).
Cmq sono il meno indicato a parlarne, io non soffro tanto la solitudine, soffro la permanenza all'inferno e gli indemoniati (quelli che nel cervello hanno talmente tanti spiriti, pensieri, follie, che lo vedi dai visi e dai corpi come stanno, sempre contratti fino a che il volto diventa una maschera di pietra), dicevo con gli indemoniati non ci voglio stare e non mi interessa cosa fanno. Non voglio condividere, voglio scappare, disinteressarmi. Non perdo nulla e, alla fine, viviamo così ammassati nelle città che ci sono sempre più persone di quante ne avremmo davvero bisogno.
Io penso che se non sai stare da solo non sai stare con gli altri senza chiedere. Se stai stare da solo puoi dare, regalare.
Per le altre domande, beh... "è un po' più complicato di così", c'è gente che ha riflettuto su una vita intera.
Ciao!
Condivido. ;-)
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