Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


martedì 20 dicembre 2011

ECOFOLLIE 4 – LO SCAMBIO



Segue da Ecofollie 3

(Avvertenza, ho cambiato sistema operativo, se trovate difficoltà a leggere lo scritto, usate il tasto CTRL e la rotellina del mouse per ingrandire o rimpicciolire i caratteri).


Abbiamo detto che l’equilibrio in un sistema (anche economico) si raggiunge quando:


  • DOMANDA = OFFERTA


Ovvero:


  • Ciò che produco (OFFERTA, PIL) = Ciò che può essere consumato (DOMANDA)


Quindi:


  • Reddito Nazionale (Offerta) = (Domanda) Consumi + Investimenti + Spesa Pubblica


Più è alto il punto di equilibrio, ovvero il punto in cui i due valori si incontrano, più il Reddito Totale, la “torta” che la collettività può spartirsi, la ricchezza, è grande. Si cerca di tenere alto questo valore.

(Comunemente questo punto di equilibrio viene chiamato PIL, Prodotto Interno Lordo, ma io lo chiamerò Reddito Nazionale per spiegarmi meglio).


Gli scambi:


Avrete sentito quando si parla della borsa, la locuzione "alto volume degli scambi" intendendo con essa qualcosa di positivo. Cosa vuol dire? Perché viene inteso come qualcosa di positivo?


Sempre per lo stesso, eterno meccanismo: Domanda = Offerta.


  • Ovvero, io negoziante propongo (offerta) la mia merce, ma pochi la comprano. Allora il "volume dei miei scambi" è basso, e la mia ricchezza è poca. Negativo.

  • Però se vendo molta merce, ovvero se piazzo la mia offerta, che incontra la domanda del cliente, se realizzo un "alto volume di scambi" allora la mia ricchezza è molta. Positivo.


Ecco perché un'economia Dinamica è preferibile ad una Statica.


  • Un alto volume degli scambi all'interno del sistema spinge il punto di equilibrio in alto, più Reddito Nazionale.

  • Un basso volume di scambi lo spinge in basso, meno Reddito Nazionale.


Più è alto il volume di scambi, più cresce il Reddito Nazionale. Ora poniamo che, per assurdo, cresca l'autoproduzione in un sistema economico ad un livello impensabile, poniamo che le persone comprino pochissime cose perché hanno imparato a produrle (Economia chiusa, di villaggio).


Reddito Nazionale = Consumi (0) + Investimenti (0) + Spesa Pubblica.


Riprendiamo il modello di prima. Per comodità ho posto uguale a zero il livello dei consumi, ma è un assurdo per indicare una percentuale molto bassa, per indicare una tendenza. Non vuol dire che non si consuma ma che non si compra da terzi. Ora, meno si compra da terzi meno si investe nel privato. Infatti perché investire se poi la maggiore quantità di prodotti che posso ottenere non verrà piazzata? (La gente si costruisce da sé le proprie cose). Quindi anche gli Investimenti privati decrescono. Li pongo uguali a zero, solo per evidenziare il fenomeno.


L'equazione con zero consumi e zero investimenti diventa:


Reddito Nazionale = Spesa Pubblica.


Ovvero: se l'autoproduzione aumenta (si riducono gli scambi oltre una certa misura) la ricchezza della Nazione equivale ai suoi Debiti (Spesa Pubblica). Ovvero è pari a zero perché tale Spesa Pubblica, in questo caso, può essere finanziata solo in deficit (facendo debiti e non ad esempio con entrate fiscali, visto che nessuno compra).

Mi rimane ciò che posso autoprodurmi, ma nient'altro. E dato che le esigenze della vita moderna sono molteplici, avrò scambiato le poche cose che posso produrre in cambio della prosperità di un intero sistema in cui sto benone.

Naturalmente siamo ben lontani da una realtà simile, ma è solo per indicare come un sistema di autoproduzione sarebbe in realtà un sistema di povertà, di sopravvivenza in stato di crisi, ma nulla più. Inoltre non farebbe altro che perpetuare la povertà relativa perché non riuscirebbe a riportare in alto il punto di equilibrio, aumentando il volume degli scambi. La prosperità si ottiene solo uscendo dalla società “rurale”, ciò si ricava dall'equazione prima illustrata.


Che spiega anche perché il Consumo in una Società moderna sia così importante.


E' il Consumo il principale valore che fa innalzare il Reddito Nazionale. Non in quanto siamo dei viziosi, ingordi ed insoddisfatti, ma perché proprio dal punto di vista matematico (eterna curva domanda/offerta), il “volume degli scambi” è indispensabile al benessere come lo conosciamo oggi. Solo l'interazione economica intensa può far aumentare la Ricchezza Nazionale.

Ripeto:


Reddito Nazionale = Consumi + Investimenti + Spesa Pubblica.


Ma attenzione,:

E' importante, vitale che vi sia un Consumo inteso ma non tanto come consumo fisico, non come riempirsi gli occhi, la bocca, la pancia, le orecchie, di merci, ma consumo inteso nel senso di scambio.

All'Economia non interessa se io mangio per tre persone, apprezzo i viaggi, amo le novità tecnologiche, e amo i film in DVD, e mi esaurisco o meno nello scegliere il prossimo salotto. Ciò che conta è lo scambio. La transazione, il passaggio, in questo caso, di denaro. E' fondamentale che vi sia per portare in alto il punto di equilibrio tra domanda e offerta e aumentare il Reddito Nazionale.

Non è affatto un invito a comprare tutto ciò che di inutile questo mercato ha da offrire, anche perché se un sistema economico moderno non sa offrire ai suoi cittadini i mezzi per comprare vuol dire che ha fallito.

Il mio scopo è solo di chiarire alcuni punti per illustrare la complessità di un sistema, dove tutti dicono di avere le soluzioni (demagogiche) in tasca.

Adesso scrivo qualcosa che non c'entra con la Teoria Economica, è per dimostrare che molti Guru che vanno per la maggiore sono dei gran furboni. Naturalmente spero che la semplice equazione che ho proposto prima possa rendere il senso di quanto è illusorio parlare di un'economia di tipo chiuso, con pochi scambi. Tra l'altro è tecnicamente impossibile. E, dulcis in fundo, ho saputo quanto spendono in realtà i Guru del light solo in spese di viaggio e rappresentanza, dovremmo ringraziarli per il contributo che danno agli scambi!

Però aggiungo questo, ed è una mia opinione:


Oggi molti credono che devono rinunciare al consumo per ripulire la propria anima, la propria vita.


Non serve a nulla. E' l'esatto opposto. E' solo dopo aver ripulito la propria esistenza, la propria anima, che non si ha più bisogno del consumo. Allora non ci si pone neanche più la questione e neanche se ne parla. Perché non è il consumo il problema. La radice del malessere è altra.

Finché sentirò parlare dei danni del consumo, saprò che non si vuole davvero affrontare il punto critico della propria insoddisfazione di vivere. Il consumo non c'entra è solo un effetto, e pure l'ultimo effetto, l'ultimo sintomo, l'ultimo anello, quello visibile, su cui si parla, ci si interroga, si specula. Non è agendo su di esso che si otterrà qualcosa. Ma è risanando sé stessi che consumo o non consumo non avrà più alcuna importanza.


La', mi dispiace dirvelo, ma questa serie di post, se la continuo, consterà di molte puntate!

(Continua...)


9 commenti:

  1. Ok devo condividere nuovamente. Leggerò con calma gli altri punti.
    Però la parte finale mi pone un dubbio, che senso ha risanare se stessi se poi il metro di giudizio è un'equazione matematica con il PIL a protagonista?
    Forse mi perdo per la via?

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  2. L'equazione matematica è l'unico modo finora trovato per far convivere umani che non hanno alcuna intenzione di collaborare ma si fregano beni, donne e proprietà a vicenda. Che si denunciano, si calunniano, si disprezzano e l'unico modo di convivere che conoscono è quello di accaparrarsi il maggior numero di risorse possibili a scapito di altri. Si è scoperto che esiste un sistema il quale, se rispettato, può garantire un certo grado di prosperità anche quando gli uomini si scannerebbero tra loro.

    (Le menti che hanno elaborato questi concetti, misconosciute al grande pubblico, rappresentano un vero salto evolutivo della specie, menti straordinarie che hanno dovuto muoversi in mezzo al caos dell'imprevedibilità umana. Poi una selezione naturale ha fatto fuori tutte le idee che non funzionavano e ne sono rimaste poche).

    Diciamo che è come la legge: immagina se non ci fossero leggi quando durerebe la cosidetta "civiltà". Quanto impiegherebbe il "forte" a far fuori il "debole"? L'equazione è lo stesso. E' un po' come il traffico e il codice della strada, segui il tragitto e le regole perchè qualcuno ha pensato che se lo fai arrivi a destinazione intero e in tempi ragionevoli. Salvo imprevisti, certo. :-)

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  3. Ok penso di aver afferrato, però le leggi che "governano" il caos sono soltato degli espedienti per sopperire alle carenze comportamentali. Un discorso utopistici certo, ma non avrebbero ragion di esistere. Insomma il solito cane che si morde la coda.
    Però vorrei conoscere le menti da te citate, o almeno assaporarne il piacere...forse ne fai parte e non vuoi mostrarti?
    Il maestro si materializza quando lo studente è pronto...io aspetto ;-)

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  4. Per l'Economia, si fa quello che si può, nulla di più.

    Per quanto riguarda l'Economia sono davvero tanti, uomini poliedrici, alcuni dimenticati, altri rivalutati.

    Adesso ne cito alcuni a casaccio, ma dono davvero troppi, molti sono prima di tutto filosofi, l'Economia è una branca della filosofia, si parte dal pensiero di ciò che l'individuo è e come interagisce con gli altri. Aspetta, ti posto la lista stasera........

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  5. Ciao Exodus, due o tre cose:
    1) Quando c'è autoproduzione non è del tutto vero che riduco sensibilmente i consumi.
    Se mi faccio il pane io dovrò comunque comprare farina, lievito, sale, usare un forno, il gas o l'elettricità ecc. Utilizzo solo altri beni e servizi ma elimino l'itermediario "panificatore".
    2) Per i mercati, quelli dei capitali, mi spieghi una volta per tutte una cosa? Quando nei momenti di panico si dice che tutti vendono, mi domando: ma questi vendono allora vuol dire che c'è qualcuno che compra! altrimenti a chi vendono? Se vogliono sbarazzarsi di un titolo, anche vendendolo sotto costo perdendoci, devono per forza trovare qualcuno che compri, cavolo. Quindi gli sambi ci sono. O sbaglio?
    3) ripulire la propria esistenza per poi fare a meno delle cose inutili: Il grosso problema è capire che cosa in noi non va, cosa deve essere rimosso. Ed anche quando lo hai capito è difficile farsi una tale operazione chirurgica senza anestesia, molto più semplice far finta che i problemi siano nel lavoro, nella quotidianità e nelle "cose".
    Buona serata, Renato

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  6. Mark:

    ho preso solo alcuni degli economisti di cui parlavo, solo pochi nomi, se vai alle pagine allegate ne conoscerai grossomodo il pensiero e ti renderai conto che la Scienza Economica è una roba da pesi massimi, che spesso nasce dalla filosofia. Diciamo che per fare soldi ci vuole un bravo mercante, ma che per farli fare ad un sistema intero ci vuole un filosofo, un arbitro della situazione. Se poi, come Keynes e Ricardo, si riesce a fare entrambi...



    http://it.wikipedia.org/wiki/Jeremy_Bentham

    http://it.wikipedia.org/wiki/John_Stuart_Mill

    http://it.wikipedia.org/wiki/Adam_Smith

    http://it.wikipedia.org/wiki/David_Ricardo

    http://it.wikipedia.org/wiki/John_Maynard_Keynes

    http://it.wikipedia.org/wiki/Piero_Sraffa

    http://it.wikipedia.org/wiki/Joseph_Schumpeter

    http://it.wikipedia.org/wiki/Vilfredo_Pareto

    Ciao!!!

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  7. Ciao Renato,

    1)

    Sono perfettamente d'accordo, infatti l'autoproduzione nella società moderna, semplicemente, non esiste. Ho voluto inserire un'ipotesi assurda a volte prospettata in alcuni testi e siti, portandola alle naturali conseguenze se per qualche folle motivo davvero si potesse applicare, ma, come dici tu, anche volendo produrre il pane, dovrei prima comprare la farina, il lievito, etc, e cmq alimentare un circuito di produzione, trasporto...

    Detto questo, io per prima mi preparo le torte da solo perché mi piace farlo, alla fine spendo di più rispettoa comprarle al supermercato, è il piacere che mi da la differenza;

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  8. 2)

    io ho appena iniziato a parlare degli scambi, devo ancora affrontare, in post separati, i cicli economici, il consumo, gli investimenti, la spesa pubblica e tu già salti al mercato dei capitali. MA, per comprendere la dinamica del mercato dei capitali, sarebbe opportuno prima comprendere le dinamiche tout-court. Come ho scritto in passato, come si fa a parlare subito del mercato dei capitali?

    Cmq, DOMANDA = OFFERTA, è tutto lì, se hai compreso questo, hai capito tutto, puoi anche smettere di leggere i miei post, e molti testi economici, in quanto alla fine si tratta solo di esplorare cosa può succedere quando il loro equilibrio viene alterato, casualmente o volutamente, e comprendere cosa può succedere al “punto di pareggio” e come influenzarne il comportamento.

    Cmq, ti do' una rapida risposta. Quando c'è il panico tutti offrono dici. Perché c'è il panico? Se comprendi perchè c'è il panico ti sei risposto da solo. C'è il panico perchè c'è una guerra, perchè ci sono cattive notizie, perchè il buon senso torna a farsi sentire? No.

    C'è il panico perchè c'è chi OFFRE ma non c'è chi DOMANDA. Allora chi ha in mano la “merce” si rende conto che c'è qualcosa che non va. Ho in casa le pere e marciscono (ovvero, se nessuno DOMANDA, non hanno alcun valore, vanno a male, come le azioni Tiscali che valgono una frazione di quanto acquistate, sono “marcite”). E io negoziante lo vedo che nessuno compra le mie pere,e che marciscono ed entro nel panico.

    Quindi, è l'esatto contrario del tuo ragionamento, è proprio questo, c'è chi OFFRE e non c'è chi DOMANDA. Non si trova un “punto di equilibrio”. La prova è che tutto crolla dall'oggi al domani. Il mondo di fuori resta uguale, tutto è uguale, cosa è cambiato allora, improvvisamente? La consapevolezza dell'assenza di DOMANDA. La consapevolezza che le mie pere stanno marcendo e che nessuno le vuole.

    La mancanza di scambio crea il CROLLO.

    Nel 2001 i titoli di Seat, Tiscali, Finmeccanica, e tanti altri, non essendo scambiati per assenza di DOMANDA, sono stati lasciati nei cassetti, oggi valgono spiccioli. Se ci fosse stato SCAMBIO la gente non avrebbe bruciato in quel modo i propri risparmi.

    Vediamo che effetti ha avuto sul PIL:

    REDDITO NAZIONALE = Consumi + Investimenti + Spesa Pubblica.

    In un primo momento l'acquisto dei suddetti titoli ha aumentato gli Investimenti, permettendo alle Aziende di alcuni settori di far crescere la propria presenza. E' aumentato il Reddito Nazionale;

    Una parte di questi acquisti è andata ad azionisti che si sono arricchiti. Se tali introiti sono rimasti in Italia è probabile che siano stati destinati al Consumo (poniamo di lusso) o agli Investimenti. Se questa ricchezza è rimasta in Italia il Reddito Nazionale è cmq aumentato, perché ha ingrossato Consumi e Investimenti.

    Subito dopo, però, i titoli sono diventati “carta”. E quindi, io che pensavo di avere 100 “investiti” in Aziende solide mi ritrovo con 10. Ho perso 90 di “Investimenti”. Quindi il Reddito Nazionale è diminuito di botto, in un giorno. Al tempo stesso, volevo comprare, poniamo, una casa con il ricavato della vendita dei titoli ma non posso più farlo. Quindi i miei consumi previsti non si realizzeranno, altra botta al Reddito Nazionale. Meno PIL.

    E tutto questo perchè? Perchè non c'è equilibrio tra Domanda e Offerta. Oggi, vendendo i titoli si ricava poco, ovvero il “punto di equilibrio” è situato ad un livello molto basso.

    Io però non ho ancora affrontato il Commercio Internazionale, né le propensioni alla spesa o all'investimento diverse tra azionisti e semplici risparmiatori. Ovvero, occorre capire se i soldi accaparrati dagli azionisti siano rimasti in Italia o meno. Se sono rimasti forse il PIL si mantiene costante, la torta globale invariata, anche se ridistribuita a favore dei ricchi. Se sono andati all'estero, è diminuita anche la ricchezza globale. Ho anticipato troppo, nei prossimi post spiegherò tutto con calma.

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  9. 3)

    per il terzo punto, posso solo dire che è come dici tu ma è tempo perso: cercare soluzioni a problemi finti non è mai un buon investimento.

    Ciao!

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