Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


venerdì 31 agosto 2012

22 SEGNI


E' davvero tutto molto complicato. A volte perdo tanto tempo per trovare una semplice informazione sui trasporti pubblici, per trovare un interlocutore per gas, luce, altri servizi e il personale non sa dirmi, è confuso, il mondo è confuso, è troppo ampio, troppo informato, troppo complicato e non ha modo di uscire dalla sua complessità. Ma è sempre stato complesso, solo che in passato non provava a dipanare questa complessità né a regolarla, si limitava ad accettare il mistero e l'inconoscibile, a limitare le sue pretese, ad accettare i bisogni insoddisfatti. 


Oggi l'uomo prova a raggiungere le stelle, a progredire, a toccare il cielo, ma non riesce a governare la complessità, la sua mente non è stata creata per questo, solo Dio gestisce la complessità. 


In passato mi sono chiesto come uscire da questa impasse, quando ho smesso di chiedermelo la risposta è arrivata, quando ho provato a spiegarlo ho scoperto che la parola non basta, non saranno 21 o 26 lettere dell'alfabeto messe una dietro l'altra, in ordine preciso, a poter spiegare il mondo o a trovare soluzioni, anche se l'uomo ripone nella parola una fiducia desolante, disperata, idolatra. 

L'uomo si fida di 26 moderne lettere dell'alfabeto, messe in ordine, per spiegare il mondo. Crede che il mondo sia spiegabile così. Che si possa raccontare, narrare. 26 lettere. E' tutto lì. Crede che la conoscenza gli verrà in questo modo. che follia. 

Un giorno gli uomini inventano la scrittura. La inventano. Due civiltà, distinte, in contemporanea, in Egitto e Mesopotamia. Iniziano a raffigurare. E il mondo passa dalla preistoria alla storia, caratterizzata dalla nascita della scrittura. E' difficile diventare scriba, i segni da conoscere sono molti, credo più di 500, ma forse molti di più, alcuni di questi segni non hanno pronuncia, e non sono composti da una sola lettera ma da intere raffigurazioni, è fantastica la scrittura ma anche molto complicata. 

Tutto complicato. Come adesso, più di adesso. E' difficile comprendersi. Allora i fenici, che sono abili mercanti e badano al sodo, letteralmente inventano un sistema di codifica che permetta di ridurre tutte quelle parole a 22 segni fondamentali, tutti con una pronuncia, così le parole non pronunciate svaniscono. In più inseriscono un ordine, preciso, stabile, oggi lo chiameremmo A-B-C-D... 

Passano secoli, vicissitudini storiche, i fenici col loro alfabeto che continua ad essere utilizzato e nonostante la schiacciante superiorità della cultura egiziana non vuole saperne di morire. L'alfabeto rimane. 22 segni che rappresentano il mondo, con cui si cerca di raccontare, dire, spiegare, narrare, tutto quello che possa essere visto, ascoltato, pensato, ricordato, inventato. Molto più semplice delle centinaia di segni complessi degli altri popoli. E un giorno i greci si impossessano dell'alfabeto, dell'idea dell'alfabeto, e lo adottano. E poi, tramite loro, lo fanno i romani. E poi l'intero mondo cristiano utilizza quell'alfabeto. 

E le preghiere cristiane vengono recitate usando quei segni inventati da popolazioni blasfeme e pagane. Perché i fenici sono abili commercianti. E sono furbi. Migliaia di anni fa hanno avuto un'accortezza incredibile: consci che le popolazioni con cui venivano a contatto professano culti religiosi diversi hanno eliminato dai loro 22 segni ogni riferimento, immagine, simbolo di natura religiosa. Il loro alfabeto è "laico". Utilizzarlo non vuol dire far riferimento a culti di altri popoli con richiami a divinità straniere. Dal mondo cristiano i 22 segni si propagano per il mondo. 


I 22 segni non sono solo lettere che semplificano la scrittura, sono una struttura mentale, una progressione, un'ordine dato alla parola e al mondo, che oggi è A-B-C-D.... 


A in origine è Aleph, e deriva dall'immagine del toro egiziano, grande come un piccolo camion di oggi, una mandria di tori lanciata al galoppo rappresenta il caos nel mondo egiziano, un simbolismo carico di significati ridotto ad una sintesi estrema. I 22 segni perdono completamente il loro valore fonico per far assumere al segno solo il valore iniziale. Tutta la ricchezza dello scritto andò perduta per favorire la semplicità, la comunicazione, il business.


E' questo oggi quello che chiamiamo pensiero, discorso, ragionamento logico, una sintesi estrema, espressa attraverso i 22 segni nati per il business.


E quindi assolutamente concisa, efficace, semplice da imparare, e assolutamente povera e limitata. La parola non rappresenta la realtà, i 22 segni per quanto ben combinati non possono farlo. Sono solo una pallida illustrazione della realtà, con lo scopo non di definire ed approfondire, ma di comprendersi facilmente. 

Ecco perché la parola, il ragionamento logico, verbale, è solo una gabbia da cui si può comunicare facilmente col prigioniero a fianco, è lo strumento per rendere prigionieri, per limitare la mente che invece è ben più di quei 22 segni, ben più del ragionamento verbale, la parte zoppa del cervello, la più limitata, e al tempo stesso la più comunicativa, quindi la più apprezzata in un animale sociale che si struttura gerarchicamente.

Lo stesso ordine progressivo che ha costruito il pensiero dell'occidente deriva dall'alfabeto, A-B-C-D-E, l'ordine con inizio, svolgimento e fine, con una pronuncia e una sola per tipo di segno, incapace quindi di comprendere e concepire una realtà che non è affatto progressiva, che per le leggi della fisica quantistica può benissimo essere contemporanea, nella realtà le “lettere dell'alfabeto” possono materializzarsi tutte insieme, senza progressione continua o inversa, ma contemporanea, non prima questo e poi quello per creare un discorso compiuto ma “questo, quello, quello, e quell'altro” tutte insieme e senza escludersi, come avviene nella realtà in cui tutto coesiste e in cui l'uomo non riesce a inserire il suo pensiero perché esso è strutturato A-B-C-D e se non è bianco è nero, se non è religioso è ateo, se dice questo allora dice anche quello, se non è comunista è capitalista, e se le “lettere” non sono messe nel corretto ordine o se addirittura non vi sono lettere, il cervello entra in crisi, smarrito.


Non è nella parola, nella scrittura, nel ragionamento logico e verbale che può esservi spiegazione di alcunché, per la stessa limitatezza del mezzo. 


22 segni. Che sembrano oceani infiniti grazie alla loro fantastica capacità ricombinante, ma solo chi ha superato il mondo delle parole vede schiudersi un orizzonte immenso, molto più grande dei 22 segni in cui si è imprigionati, del discorso logico in cui ci si è incatenati, perché oggi non si fa che ripercorrere da A a Z avanti e indietro senza in realtà andare da nessuna parte perché non è nelle parole o nella loro logica la soluzione, la ricerca, la spiegazione, esse sono solo l'equivalente del linguaggio sintetico del moderno cellulare confuso con la realtà esistente. 

Che rimane nascosta.

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4 commenti:

  1. La parola non rappresenta la realtà.

    Grazie al cavolo, é una convenzione! E, come tutte le convenzioni, é arbitraria. Come fa a rappresentare la realtà, dunque? Se poi ci mettiamo pure che l'interpretazione della realtà é arbitraria, buonanotte. Mi fido di più di quello che vedo negli occhi della gente, per fortuna. Ed é singolare che, spesso, i loro occhi dicano il contrario delle loro parole.

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    1. Non è la parola che non rappresenta la realtà, ma il pensiero logico, organizzato secondo lo schema che ho descritto.

      Non è affatto il problema della parola, sarebbe poca cosa, è il pensiero che si esprime attraverso il veicolo dell'ordine dei 22 segni, e quindi lo stesso pensiero non riesce a vedere ed esprimere la realtà, ne ricostruisce una apparente. semplificata, falsificata.

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  2. Costretto ad utilizzare in un ordine preciso le 22 lettere, posso dirti che condivido quanto hai scritto, Renato.

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    1. I bambini risolvono il problema disegnando. Poi li obbligano ad incanalare i concetti in parole, e mentre tutti i bambini disegnano, solo pochi adulti riescono a farlo.

      Ciao.

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