E' davvero tutto molto
complicato. A volte perdo tanto tempo per trovare una semplice
informazione sui trasporti pubblici, per trovare un interlocutore per
gas, luce, altri servizi e il personale non sa dirmi, è confuso, il
mondo è confuso, è troppo ampio, troppo informato, troppo
complicato e non ha modo di uscire dalla sua complessità. Ma è
sempre stato complesso, solo che in passato non provava a dipanare
questa complessità né a regolarla, si limitava ad accettare il
mistero e l'inconoscibile, a limitare le sue pretese, ad accettare i
bisogni insoddisfatti.
Oggi l'uomo prova a
raggiungere le stelle, a progredire, a toccare il cielo, ma non
riesce a governare la complessità, la sua mente non è stata creata
per questo, solo Dio gestisce la complessità.
In passato mi sono
chiesto come uscire da questa impasse, quando ho smesso di
chiedermelo la risposta è arrivata, quando ho provato a spiegarlo ho
scoperto che la parola non basta, non saranno 21 o 26 lettere
dell'alfabeto messe una dietro l'altra, in ordine preciso, a poter
spiegare il mondo o a trovare soluzioni, anche se l'uomo ripone nella
parola una fiducia desolante, disperata, idolatra.
L'uomo si fida di 26
moderne lettere dell'alfabeto, messe in ordine, per spiegare il mondo. Crede
che il mondo sia spiegabile così. Che si possa raccontare, narrare.
26 lettere. E' tutto lì. Crede che la conoscenza gli verrà in
questo modo. che follia.
Un giorno gli uomini
inventano la scrittura. La inventano. Due civiltà, distinte, in
contemporanea, in Egitto e Mesopotamia. Iniziano a raffigurare. E il
mondo passa dalla preistoria alla storia, caratterizzata dalla
nascita della scrittura. E' difficile diventare scriba, i segni da
conoscere sono molti, credo più di 500, ma forse molti di più,
alcuni di questi segni non hanno pronuncia, e non sono composti da
una sola lettera ma da intere raffigurazioni, è fantastica la
scrittura ma anche molto complicata.
Tutto complicato. Come adesso,
più di adesso. E' difficile comprendersi. Allora i fenici, che sono
abili mercanti e badano al sodo, letteralmente inventano un sistema
di codifica che permetta di ridurre tutte quelle parole a 22 segni
fondamentali, tutti con una pronuncia, così le parole non
pronunciate svaniscono. In più inseriscono un ordine, preciso,
stabile, oggi lo chiameremmo A-B-C-D...
Passano secoli,
vicissitudini storiche, i fenici col loro alfabeto che continua ad
essere utilizzato e nonostante la schiacciante superiorità della
cultura egiziana non vuole saperne di morire. L'alfabeto rimane. 22
segni che rappresentano il mondo, con cui si cerca di raccontare,
dire, spiegare, narrare, tutto quello che possa essere visto,
ascoltato, pensato, ricordato, inventato. Molto più semplice delle
centinaia di segni complessi degli altri popoli. E un giorno i greci
si impossessano dell'alfabeto, dell'idea dell'alfabeto, e lo
adottano. E poi, tramite loro, lo fanno i romani. E poi l'intero
mondo cristiano utilizza quell'alfabeto.
E le preghiere cristiane
vengono recitate usando quei segni inventati da popolazioni blasfeme
e pagane. Perché i fenici sono abili commercianti. E sono furbi.
Migliaia di anni fa hanno avuto un'accortezza incredibile: consci che
le popolazioni con cui venivano a contatto professano culti religiosi
diversi hanno eliminato dai loro 22 segni ogni riferimento,
immagine, simbolo di natura religiosa. Il loro alfabeto è "laico".
Utilizzarlo non vuol dire far riferimento a culti di altri popoli con
richiami a divinità straniere. Dal mondo cristiano i 22 segni
si propagano per il mondo.
I 22 segni non
sono solo lettere che semplificano la scrittura, sono una struttura
mentale, una progressione, un'ordine dato alla parola e al mondo, che
oggi è A-B-C-D....
A in origine è Aleph, e
deriva dall'immagine del toro egiziano, grande come un piccolo camion
di oggi, una mandria di tori lanciata al galoppo rappresenta il caos
nel mondo egiziano, un simbolismo carico di significati ridotto ad
una sintesi estrema. I 22 segni perdono
completamente il loro valore fonico per far assumere al segno solo il
valore iniziale. Tutta la ricchezza dello scritto andò perduta per
favorire la semplicità, la comunicazione, il business.
E' questo oggi quello che
chiamiamo pensiero, discorso, ragionamento logico, una sintesi
estrema, espressa attraverso i 22 segni nati per il business.
E quindi assolutamente concisa, efficace, semplice da imparare, e
assolutamente povera e limitata. La parola non rappresenta la realtà,
i 22 segni per quanto ben combinati non possono farlo. Sono
solo una pallida illustrazione della realtà, con lo scopo non di
definire ed approfondire, ma di comprendersi facilmente.
Ecco perché la parola,
il ragionamento logico, verbale, è solo una gabbia da cui si può
comunicare facilmente col prigioniero a fianco, è lo strumento per
rendere prigionieri, per limitare la mente che invece è ben più di
quei 22 segni, ben più del ragionamento verbale, la parte
zoppa del cervello, la più limitata, e al tempo stesso la più
comunicativa, quindi la più apprezzata in un animale sociale che si
struttura gerarchicamente.
Lo stesso ordine
progressivo che ha costruito il pensiero dell'occidente deriva
dall'alfabeto, A-B-C-D-E, l'ordine con inizio, svolgimento e fine, con
una pronuncia e una sola per tipo di segno, incapace quindi di
comprendere e concepire una realtà che non è affatto progressiva,
che per le leggi della fisica quantistica può benissimo essere
contemporanea, nella realtà le “lettere dell'alfabeto” possono
materializzarsi tutte insieme, senza progressione continua o inversa,
ma contemporanea, non prima questo e poi quello per creare un
discorso compiuto ma “questo, quello, quello, e quell'altro”
tutte insieme e senza escludersi, come avviene nella realtà in cui
tutto coesiste e in cui l'uomo non riesce a inserire il suo pensiero
perché esso è strutturato A-B-C-D e se non è bianco è nero, se
non è religioso è ateo, se dice questo allora dice anche quello, se
non è comunista è capitalista, e se le “lettere” non sono messe
nel corretto ordine o se addirittura non vi sono lettere, il cervello
entra in crisi, smarrito.
Non è nella parola, nella scrittura, nel ragionamento logico e verbale che
può esservi spiegazione di alcunché, per la stessa limitatezza del
mezzo.
22 segni. Che sembrano oceani infiniti grazie alla loro
fantastica capacità ricombinante, ma solo chi ha superato il mondo
delle parole vede schiudersi un orizzonte immenso, molto più grande
dei 22 segni in cui si è imprigionati, del discorso logico in
cui ci si è incatenati, perché oggi non si fa che ripercorrere da A
a Z avanti e indietro senza in realtà andare da nessuna parte perché
non è nelle parole o nella loro logica la soluzione, la ricerca, la
spiegazione, esse sono solo l'equivalente del linguaggio sintetico
del moderno cellulare confuso con la realtà esistente.
Che rimane nascosta.
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La parola non rappresenta la realtà.
RispondiEliminaGrazie al cavolo, é una convenzione! E, come tutte le convenzioni, é arbitraria. Come fa a rappresentare la realtà, dunque? Se poi ci mettiamo pure che l'interpretazione della realtà é arbitraria, buonanotte. Mi fido di più di quello che vedo negli occhi della gente, per fortuna. Ed é singolare che, spesso, i loro occhi dicano il contrario delle loro parole.
Non è la parola che non rappresenta la realtà, ma il pensiero logico, organizzato secondo lo schema che ho descritto.
EliminaNon è affatto il problema della parola, sarebbe poca cosa, è il pensiero che si esprime attraverso il veicolo dell'ordine dei 22 segni, e quindi lo stesso pensiero non riesce a vedere ed esprimere la realtà, ne ricostruisce una apparente. semplificata, falsificata.
Costretto ad utilizzare in un ordine preciso le 22 lettere, posso dirti che condivido quanto hai scritto, Renato.
RispondiEliminaI bambini risolvono il problema disegnando. Poi li obbligano ad incanalare i concetti in parole, e mentre tutti i bambini disegnano, solo pochi adulti riescono a farlo.
EliminaCiao.