Il Primo lasciò il suo
lavoro perché non era disposto a sopportare la gerarchia e la
prigione di un posto fisso conveniente ma abbastanza alienante, come
tutti i lavori ordinari e dipendenti. Laureato tecnico, comandato da
gente forse meno in gamba di lui, ha detto basta e si è preso un
periodo. Ha fatto di tutto, molti hobby, molti sport, molte passioni.
Forse troppe, tutte insieme, in modo bulimico, con tanta energia,
continuando a formarsi nel suo campo specifico.
Adesso fa quello che faceva prima, da consulente. Guadagna di meno, ha più responsabilità, si sente (forse) più libero, credo sia più frustrato perché i suoi progetti non vengono approvati, ma le idee si scontrano sempre con la realtà industriale, o con la realtà tout-court. Dice che non tornerebbe indietro, ma che non è andato neppure avanti. Stupidi erano i suoi capi, adesso i suoi committenti, solo che prima loro cercavano lui, adesso è lui che deve cercare stupidi committenti. C'è pure crisi. Ha fatto tanto, niente di definitivo, niente di grande, tutto abbastanza piacevole, cose da sempre volute, che adesso non interessano poi tanto, spera che il suo lavoro da consulente possa sfondare e generare qualcosa di nuovo nel campo industriale. E' single e senza figli.
Adesso fa quello che faceva prima, da consulente. Guadagna di meno, ha più responsabilità, si sente (forse) più libero, credo sia più frustrato perché i suoi progetti non vengono approvati, ma le idee si scontrano sempre con la realtà industriale, o con la realtà tout-court. Dice che non tornerebbe indietro, ma che non è andato neppure avanti. Stupidi erano i suoi capi, adesso i suoi committenti, solo che prima loro cercavano lui, adesso è lui che deve cercare stupidi committenti. C'è pure crisi. Ha fatto tanto, niente di definitivo, niente di grande, tutto abbastanza piacevole, cose da sempre volute, che adesso non interessano poi tanto, spera che il suo lavoro da consulente possa sfondare e generare qualcosa di nuovo nel campo industriale. E' single e senza figli.
Il Secondo non era troppo
contento né troppo scontento, insoddisfatto dentro sicuramente,
giovane e laureato guadagnava davvero molto per la sua posizione,
casa di proprietà regalata dai genitori, fidanzato senza troppa
passione. Molti hobby da provare, sopito desiderio di uscire dalla
gabbia, ha colto un'offerta favolosa di messa in mobilità e
investito i soldi, cosa che gli permetterà insieme alla proprietà
della casa di non lavorare, nel senso comune del termine, ancora per
molto.
Viaggia, non è più fidanzato, un po' fuori dal circuito delle classiche amicizie a motivo della sua scelta che non si abbina con le esigenze degli altri lavoratori costretti a correre. Va lento, coltiva qualche hobby, qualche curiosità, un po' di sport, non a livello agonistico, per puro diletto, calmo e piacevole. Non troppo né troppo poco. Non tornerebbe indietro ma non ha l'ambizione dei grandi progetti, non adesso almeno. Vive, il denaro oggi non manca, viaggia ma non spreca. Non è sposato, non ha figli.
Viaggia, non è più fidanzato, un po' fuori dal circuito delle classiche amicizie a motivo della sua scelta che non si abbina con le esigenze degli altri lavoratori costretti a correre. Va lento, coltiva qualche hobby, qualche curiosità, un po' di sport, non a livello agonistico, per puro diletto, calmo e piacevole. Non troppo né troppo poco. Non tornerebbe indietro ma non ha l'ambizione dei grandi progetti, non adesso almeno. Vive, il denaro oggi non manca, viaggia ma non spreca. Non è sposato, non ha figli.
Il Terzo aveva le idee
più chiare: ha lasciato il posto fisso perché non ne poteva più e
aperto un locale in un bel posto. Soldi davvero pochi, orari strani,
tempo libero e molta natura. Single e senza figli. La crisi ha
colpito la zona e la gente spendeva di meno, ha chiuso il locale ma è
un lottatore e sta cercando di inventarsi qualcosa.
Infine, a mio avviso,
l'esperienza più interessante perché più condivisa, il blog di
Alberto (www.scalalamarcia.com) che è assente da quattro mesi, da
cinque non scrive più della sua coraggiosa e rischiosa esperienza di
lasciare il lavoro, il posto fisso, per trovare un modo diverso di
vivere: Alberto è sposato e ha deciso di fare il passo alla nascita
del suo bimbo. Nei diversi post ha descritto i dubbi, le paure, le
speranze, le decisioni e indecisioni, leggendolo si trova
un'esperienza ancorché ancora parziale molto vera e onesta. Dico
parziale perché a un certo punto ha smesso di raccontarsi, credo
che lo shock del cambiamento abbia bisogno di tempo per essere
vissuto, superato, raccontato, valutato nei suoi successi e insuccessi.
Ho voluto scrivere
quattro storie di persone reali, conosciute in rete, omettendo i nomi
dei primi tre, perché credo che rappresentino bene lo spaccato di un
tentativo di abbandono del posto fisso, di "minimalismo" o
"decrescita", vissuto come tale, ovvero la voglia di
lasciare il lavoro quando non c'è costrizione o impellenza a farlo,
come scelta per un tentativo di vita diversa. Non credo siano storie
esaltanti o deprimenti, credo siano storie vere, e le storie vere,
quelle quotidiane, che non finiscono sui media o non servono a
venderti qualcosa, sono sempre né troppo né troppo poco.
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Io il mio posto 'fisso' ho scoperto che tanto fisso non era quattro anni fa, quando l'azienda dove lavoravo è fallita. Ora mi arrabatto come posso. Di mio il mio posto non l'avrei mai abbandonato. Guadagnavo bene e mi divertivo. Chi non ha che se stesso fa bene a cercare la propria strada, anche facendo scelte difficili. Chi le fa pur avendo la responsabilità di una famiglia, forse dovrebbe pensarci meglio, almeno in anni come questi. Spero che Alberto stia bene, e che non debba pentirsi della sua scelta.
RispondiEliminaCredo che i buddisti dicano che ci sono "diecimila cieli", ognuno ha il suo, e forse è difficile vivere nel cielo di un altro. Forse per le scelte è lo stesso, chissà.
EliminaVero. Solo chi la fa potrà dire se è stata giusta o sbagliata.
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