Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


venerdì 7 settembre 2012

SULLA "PIRATERIA"



Ho lasciato un commento sul tema della "pirateria" delle opere digitali e cartacee qui:

http://www.kindleitalia.com/ebook-e-pirateria-quale-sara-lo-scenario-futuro-3320/

Lo ripropongo:


"Mio nonno andò a bottega per imparare il pregiato (ma malpagato, si era in tempi di guerra) mestiere di calzolaio. I calzolai costruivano la scarpa, oggi si ripara soltanto. Poi arrivò l'industria e mio nonno dovette andare in miniera, poi nelle fabbriche, poi all'estero, poi... Il progresso gli aveva tolto il lavoro, fece altro, soffrì, per tutta la vita riparò scarpe a titolo gratuito. Mai nessuno emanò una legge a sua protezione della categoria, le scarpe si potevano comprare già pronte ed inscatolate. Molti industriali divennero ricchi, lui dovette ricominciare da zero.

Oggi è uguale. Sempre è uguale. Forse la differenza, con la diffusione della "pirateria" è che gli industriali non diventano ricchi e i "consumatori" ricevono il prodotto gratis, ma la distruzione del posto di lavoro, quello che ti da da vivere, a causa del progresso è sempre avvenuta.

Adesso ci scandalizziamo perché gli industriali ricchi hanno la capacità di influenzare tramite i media, di "far indignare", ma è una visione apparente della realtà: la drammatica perdita di quel tipo di lavoro è inevitabile, mio nonno era un genio della scarpa ma non poteva vivere solo riparandole; quello che cambia è che adesso vengono colpiti pure gli interessi dei "ricchi".

E se qualcuno mi cita i dati sul numero di posti di lavoro persi, io gli tiro fuori i dati sulla "produttività", ovvero come sostituire umani con elaboratori elettronici anche quando le cose vanno ottimamente e i profitti gonfiano le tasche. Si vedrà che il crollo del potere di acquisto e degli occupati dell'industria non dipendono dalla pirateria ma dalla ripartizione del fatturato, sempre più a vantaggio del profitto e a detrimento dei salari. Povero, schifoso, una volta dignitoso lavoro con contratti decenti.

La "pirateria" è un falso problema per i lavoratori, ma un "vero" problema per gli industriali. 

L'avidità è un falso problema per i "ricchi" (lo sono e se ne fregano) ma è un "vero" problema per i lavoratori.

Lasciamo che i ricchi si preoccupino della pirateria e i lavoratori si preoccupino, come hanno sempre dovuto fare, di adeguarsi ad un mondo che cambia."

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2 commenti:

  1. Praticamente è una continua guerra tra poveri, visto che ognuno si sente povero o quanto mento derubato di qualcosa che gli spetta. Sono convinta che una soluzione non ci sia, al cambiamento ci si può solo adattare o cercare di farlo nel modo migliore.

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  2. Sì, come ho scritto nel penultimo post il re si sentiva derubato perché gli tolsero il 32-esimo castello.

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