Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


sabato 14 aprile 2012

DECRESCITA 2


Segue da "DECRESCITA 1"


Lo Stato non vuole che tu consumi più o meno.

Lo Stato vuole che tu ti tolga dalle b...


Il maggior consumo, la crescita del PIL serve a finanziare le ingenti spese di sanità, l'istruzione, le pensioni, l'assistenza, i trasporti, la cassa integrazione... La sola Sanità è la spesa maggiore di una nazione moderna dotata di wellfare.

Se lo Stato, come fa adesso, taglia su questi servizi, non gliene frega un fico secco se tu spendi o non spendi. Solo coi tagli ha già pareggiato il bilancio, ed è quello il suo obiettivo attuale, non puntare sulla "crescita", ma sulla tua maggiore spesa. Vuole solo incassare di più di quanto non spenda e di quanto spenda di interessi sul debito.

Non vuole che tu consumi di più, quello si fa nelle fasi di "benessere" in cui le persone pensano di poter influenzare, di contare qualcosa. Adesso siamo in una fase diversa, anche se non spendi di più, il passaggio dell'IVA al 23% (ottobre 2012), l'introduzione dell'IMU, la rivalutazione dei coefficienti catastali, le accise sulla benzina, i tagli alle pensioni e alla sanità (per la verità si parla di crescita contenuta), le tasse, rendono superflua la volontà di consumo, quella non basta più!


Che tu decida di spendere o meno, non ha importanza.


O meglio ha importanza per sé stessi, fare ciò che si reputa meglio per sé stessi, ma oggi, in questa situazione e presumibilmente nel futuro prossimo, non ha e non avrà nessuna incidenza sul discorso economico, sociale, collettivo, non è più la decisione individuale di consumo al centro, non è più la "leva".

La spesa è privata, ma sulle tasse, imposte, accise sulla benzina, tagli, il controllo personale è minimo. E' ormai chiaro che la "decrescita" è in atto. Se il Paese tiene in piedi è per l'export, sostenuto dalla sua pregiata capacità industriale, la quale è (molto) ridimensionata rispetto al passato (è "decresciuta" spostando le produzioni all'estero e importiamo dalla Cina invece di produrre) ma ancora garantisce un forte contributo economico.

Si sa che le classi medie consumeranno comunque di meno (pagando di più), che lo vogliano o no.Non c'è alcuna novità oggi in questo, nessuno sforzo, è nell'ordine delle cose, per costrizione non per scelta.

Gli obiettivi sono cambiati, non parliamo più di far "crescere" il Paese in un ipotetico futuro che potrebbe anche non esserci, parliamo di mantenere l'equilibrio dei pagamenti di anno in anno, forse di mese in mese, per evitare il fallimento (default).

E il fallimento non è una cosa bella, vuol dire che lo Stato non paga più i fornitori, le aziende chiudono e licenziano, si perdono i mezzi di sussistenza; non vengono versate le pensioni o vengono decurtate, lo stesso gli stipendi pubblici, si taglia la sanità, l'istruzione, i trasporti, i servizi, chi li vuole se li paga, col denaro. Il fallimento è l'orgia dei forti, l'accaparramento di tutte le ricchezze del paese, svendute per fare cassa, è miseria. 

Abbiamo sotto gli occhi l'esempio greco ma è il caso di un paese "ricco" immiserito, in realtà il mondo è pieno di paesi "poveri" che vorrebbero "consumare", e consumare cibo, assistenza sanitaria, istruzione, non computer o televisori. 

Sto scrivendo un lavoro sul sud del mondo i discorsi "ricchi" sulla decrescita non li sfiorerebbero neppure, non hanno mai conosciuto la "crescita" ma non per questo vivono meglio di quanto viviamo noi, solo che accettano una vita media di quarant'anni e la morte dei loro bambini in fasce, e gli "anziani" non chiedono diritti, ma si mettono di lato da soli aspettando la morte per non pesare sui loro figli. Cose impensabili in una società come la nostra, che addirittura pensa alla "decrescita".


Nel nostro paese non si parla più di crescita nel lungo periodo ma di tagli e tasse nel breve.


Non è momento di parlare di "decrescita" (del PIL), termine folle allo stato attuale, ma di equità, sicurezza, ambiente, diritti, rinnovamento, opportunità, tutte cose che nulla hanno a che fare con l'impoverimento (decrescita). E se tutto queste cose non funzionano, non vanno, beh, allora prepariamoci semplicemente, non a fare a meno di questo o quel consumo inutile, ma di tutti quei servizi che hanno permesso al nostro paese il periodo più florido della sua storia, il Rinascimento economico post bellico, la fine temporanea del bisogno, l'uscita dalla fame.


Lo Stato non vuole che tu spenda di più o di meno.

Vuole che tu smetta di prosciugargli le casse.


Non vuole che tu faccia questo o quello. Vuole che tu gli stia fuori dalle b...

Non diamoci troppa importanza parlando di "decrescita" come se ciò dipendesse da noi. Non dipende nulla da noi, quando il Potere ha deciso che tu sei un peso e non una risorsa, quando non gli importa nulla delle tue azioni, puoi fare quello che vuoi, quando vuoi, come vuoi, spendere o non spendere, l'unico consumo che gli interessa è questo: privarti dei "diritti" finora garantiti, farti consumare di meno, meno diritti.

Finché si continua a parlare di "consumi" e non di diritti (che sono quelli realmente minacciati) sono tutte chiacchiere da bar.

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