Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


venerdì 20 agosto 2010

L'AZIONE - PARTE TERZA
















L'antenato di ogni azione è un pensiero.

Ralph Waldo Emerson



L'azione scaturisce da un'idea?

Si ha prima un'idea e poi si agisce? Oppure viene prima l'azione e poi, dal momento che l'azione crea conflitto, intorno ad essa si costruisce un'idea?

E' molto importante scoprire cosa viene prima: L'idea o L'azione.

Se viene prima l'idea, allora l'azione si conforma semplicemente a un'idea. Più che azione (spontanea, genuina) è imitazione, coazione in risposta a un'idea, forma prefabbricata che viene inserita in uno stampo.

Nella nostra società strutturata principalmente sul piano intellettuale/verbale, viene prima l'idea, poi l'azione. L'azione al servizio di un'idea. Ma le idee alimentano altre idee; se ne coltivano altre ancora, che si pongono in antagonismo; una moltitudine, cacofonia di idee dissonanti, divergenti, convergenti, antagoniste tra loro. E si alimentano in continuazione con la produzione di nuove idee; siamo soffocati dalle idee.

Come sarà l'azione che ne consegue? Di quale qualità?

Potrà liberare l'uomo dal suo bisogno? Le idee producono azione oppure plasmano il pensiero limitando la vera e necessaria azione?

Per rispondere è fondamentale scoprire come nascono le idee (che originano l'azione).

Cos'è un idea? Come nasce? Solo dopo averlo scoperto possiamo discutere della bontà dell'azione. Senza discutere le idee, non ha senso cercare semplicemente di scoprire come agire. E' un lavoro vano.

Spesso il risultato dell'azione non è neanche apprezzabile se non aggrappandosi all'idea originaria, che l'ha generata. In altri termini: abbiamo compiuto un'azione che per noi non significa nulla, non ci porta alcun beneficio, alcuna gioia. Ma vogliamo apprezzarla per il fatto che riconosciamo come buona l'idea che ne è alla radice. Ma se non avessimo nutrito l'idea, se non la conoscessimo e ci trovassimo semplicemente con il risultato dell'azione, in quel caso il risultato verrebbe ugualmente apprezzato?

(Io) ho acquistato una splendida casa che è il mio rifugio;
(Io) ho costruito una reputazione per essere apprezzato;
(Io) ho realizzato il progetto che desideravo da sempre.

La prima domanda non è come fare a raggiungere l'obiettivo, quali mezzi, sacrifici, volontà sono necessari. La prima domanda è: da dove viene il bisogno (l'idea)? Qual'è la sua origine? Perché sono disposto ad investire, a sacrificarmi, pur di Diventare (ottenere)?

In questo caso l'azione non è spontanea, naturale, ma programmata in vista di un Fine. Quindi c'è un'idea alla base. L'azione è la parte finale.


Nella cultura moderna le idee vanno e vengono.

Per un po' tutti credono in qualcosa e poi, a poco a poco, smettono di crederci.

Michael crichton


Siamo disposti a studiare a fondo l'azione, che è la fase finale appunto (come fare), e non invece la radice del desiderio, l'idea. Da dove viene? E' davvero necessaria? Ha ragione di essere? E' utile o superflua? E' benefica o dannosa? E' una pianta da abbeverare o un'erbaccia che soffoca la vera azione. Di cosa è frutto? Perché dovrebbe darmi qualcosa? Qual'è l'origine dell'idea (di diventare/ottenere)? E' un'origine biologica, psicologica, spirituale, cos'altro?

Abbiamo paura che l'indagine scopra la desolante vuotezza dell'idea stessa e distrugga l' illusione su cui ci reggiamo? Abbiamo paura che l'idea potrebbe rivelarsi infondata, non necessaria, superflua, ridicola?

Siamo disposti ad investigare l'idea piuttosto che darla per scontata? Vogliamo essere liberi dall'idea o accettarla come dato di fatto per qualche oscuro motivo: perché è così che deve essere; è naturale che sia così; è sempre stato così; l'uomo è fatto così; tutti fanno così; è pericoloso non farlo; sarebbe terribile non fare così; perché non c'è risposta; non voglio cercarla; voglio fare così è basta.... Perché essere liberi di essere è troppo faticoso, pericoloso, solitario....

Se accettiamo queste risposte, l'azione che ne deriva sarà sempre incompleta, necessitante di altre azioni, che la completano, in un ciclo infinito, nella ricerca di un senso compiuto. Non sarà mai “definitiva”, appagante, capace di generare felicità. Anzi, alla lunga diverrà vuota, inutile, non porterà beneficio, alcuna felicità aggiuntiva. La felicità stessa diverrà un mito irraggiungibile, relegato alla non-esistenza. Il risultato dell'azione potrà sembrarci utile solo perché ci aggrappiamo al ricordo dell'idea originaria. Ma appartiene al mondo dell'illusione, al passato. Il frutto della nostra azione è un inganno.

D'altronde è facile vedere che i risultati dell'azione verranno disprezzati da chiunque non ha coltivato la stessa idea. E' normale: in realtà l'azione non ha portato alcun frutto benefico. E' solo un riflesso della fiducia che abbiamo nell'idea. Nell'illusione. Chi non ha nutrito la stessa idea non condividerà il giudizio sui risultati dell'azione. Come mai? Se l'azione è buona, utile, dovrebbe esserlo indipendentemente dall'idea. Non dipenderne.

Ma cosa ha generato l'idea?


Al prossimo post

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