Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


giovedì 17 maggio 2012

DECRESCITA MIRACOLOSA




Pubblico due commenti che ho lasciato sul blog di Sting, Vi invito a leggere il suo articolo e i vari interventi prima di continuare...

http://sting10.wordpress.com/2012/05/16/la-decrescita-e-la-vera-crescita-alcuni-esempi/


Primo commento:

"In Grecia decrescono. Affondano. Credo che non ci sia più bisogno di parole ma di molta osservazione perché le cose stanno succedendo davvero. Forse possiamo prevedere un possibile futuro nostro guardando il presente degli altri.

Anche la Spagna decresce. Abbassi il minimo salariale e la decrescita è fatta, di certo consumi di meno. Tagli sulle pensioni e i vecchietti non comprano più niente.

A Sesto San giovanni abbiamo l’area industriale dismessa più grande d’Europa. Decrescere è semplicissimo: basta non fare niente. In questo periodo storico basta non muoversi e si è in decrescita, industriale, economica, personale, collettiva e demografica. Nonché morale e spirituale.

Conviene imparare a conviverci perché è un cancro e non andrà via, non si torna indietro, non è possibile. Tanto durerà poco, circa cinquant’anni, il tempo previsto per la disintegrazione demografica stando ai dati attuali, morte per assimilazione, dato che non ci saranno un numero sufficienti di bambini per portare avanti l’italico vessillo.

Al tempo stesso l’area asiatica crescerà in un modo che per noi risulta inconcepibile ed è probabile che molti giovani si trasferiranno lì e riprenderanno quelle Little Italy che già esistono in tutta Europa e negli USA. La storia non è una linea, è un ciclo. Sappiamo già cosa succederà, ammesso che il pianeta contenga le risorse per quei due e più miliardi di asiatici che vogliono vivere come gli europei."


Secondo commento:

"Beh...

io non prendo la metro, prendo due bus tutti i giorni e due bus più la metro il venerdì pomeriggio. 65 minuti di viaggio, non mi pesano, con gli mp3 mi istruisco nel viaggio. sarebbero 45 minuti in auto. E' questa decrescita? Tutto qui? Sono andato in un locale una volta in dieci anni, tre volte in pizzeria, quasi zero spese. Tutto qui? 

La mia famiglia ha sempre vissuto così, viveva a Parigi. E' così che si ottiene qualcosa? Che cambia il mondo? Non sono io che pratico l'austerità, sono almeno la n-esima generazione che la pratica. Abbiamo sempre vissuto così. Sappiamo ciò che è e ciò che non è, cosa può dare e cosa non può dare, cosa può fare e cosa non può fare. E posso anche parlare dei risultati e dei bilanci che tracciano persone che sono sempre vissute nella "decrescita", nell'austerità. 

Appunto perché la conosco bene so' che non può offrire quello di cui parli, a livello collettivo. E' un modo di vita che appaga chi vi è portato, basta. E' sufficiente un po' di fortuna in più o in meno e lo spendaccione "crescista" si ritrova con gli stessi benefici di un risparmiatore indefesso, per fare un esempio. E Latouche sarò un grande teorico, un grande studioso di società tribali, ma non è portato per soluzioni reali, pratiche, ciò di cui parla, e che non conosce perché non è la vita che lui ha vissuto, sono teoremi. 


La decrescita non va capita, va applicata e per applicarla sono sufficienti dieci minuti: decisione-azione-stop, si passa ad altro. 


Altrimenti non è decrescita, ma moda, si perde più tempo a parlarne che a farla. 

Adesso non mi dilungo in considerazioni sulla struttura economica del Paese, ma ciò che permette di "non affondare", non è la crescita o decrescita ma, come insegna la storia delle grandi crisi, soprattutto quella del 1929 negli Stati Uniti, la fortuna. Basta un niente. So di cosa parlo, ho lavorato due anni per scrivere una tesi sui sistemi di sicurezza sociale, 500 pagine: la fortuna in periodi di crisi non solo permette di superarla, ma in alcuni casi di uscirne arricchiti.

E' difficile da accettare l'impotenza, perché si può operare tutta la "decrescita" che si vuole, ma basta un soffio. Anche nelle società più povere, ciò che segna lo spartiacque tra lo sprofondare e il sopravvivere sono i casi della vita. Un "caso" val più di diecimila elucubrazioni. Infatti sono convinto che "decrescita" ha senso solo se è un atto spontaneo, magari calcolato, ma poi si fa e basta, non ci si pensa più e si cerca altro. Se il concetto si cristallizza, perde qualsiasi utilità, si crede che abbia poteri taumaturgici o di modifica dell'assetto sociale, mentre l'unico potere del concetto è... il piacere di operarlo, di vivere come si è deciso.


Crescita non assicura niente. Decrescita non assicura niente. Vivere come si è deciso di vivere, oggi, assicura piacere di vivere, oggi.


Accettare la realtà e vivere in armonia è un passo successivo ma appartiene alla saggezza, non a concetti, in fondo, dal punto di vista del benessere,  sterili e futili come "crescita" o "decrescita". Queste hanno senso come "azioni" quotidiane, si spera naturali, a volte difficoltose; per vivere davvero bene, entrambi questi concetti devono essere abbandonati: io prendo l'autobus ma non mi porto l'autobus a casa, né penso all'autobus quando sono sceso. Ecco, l'autobus mi serve, ma basta, è tutto lì, crescita e decrescita hanno senso solo se si segue lo stesso principio, scendi dall'autobus, dall'azione e la dimentichi. Passi ad altro.


Quali saranno i risultati del tuo agire? Quelli che tu stesso hai scelto, perché è una libera espressione di volontà. 


Può andare benissimo o malissimo, ma sarà ciò che si è scelto, ciò che si é. Una donna oggi scegli il marito che vuole, magari povero e ubriacone, ma è la sua scelta. Magari rifiuta il ricco o bravo ragazzo che non l'attrae, ma è la sua scelta. Potrà pentirsene ma è la sua scelta e vuole avere il diritto di esercitarla, anche sbagliando, anche rimettendoci, perché in cuor suo preferisce rischiare che scegliere un'infelità probabile, percepita. "Crescita" e "decrescita" è lo stesso. 

Non è tanto la decisione che si prende quanto l'essere pronti a pagarne il prezzo. Se si è pronti a pagare il prezzo, allora la decisione presa è sicuramente giusta, comunque vada.



8 commenti:

  1. hai omesso il mio commento.
    Nel mio commento ho detto 'il senso non e’ prendere tutti la metropolitana, il senso e’ fare scelte che mi fanno guadagnare senza perdere nulla.'
    Non fissiamoci sul prendere un'azione come soluzione a tutti i mali, ma andiamo oltre.
    Per me e' una soluzione prendere la metropolitana, per un altro sara' qualcos'altro, ma che importa ?
    E' importante invece smettere di parlare di crisi, e come dici tu, agire.

    Tu dici 'ciò che permette di "non affondare", e' la fortuna'
    Quindi , a una persona che non vuole affondare, gli occorre la fortuna.
    Che cosa gli suggeriresti di fare per averla ?

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    1. # Sting: ho omesso il commento perché non mi pare corretto riportare testi di altri senza permesso. Però ho inserito il link.

      Per quanto riguarda la "fortuna" la risposta è molto semplice, almeno per chi ha un fede di tipo religioso, semplicissima:

      non puoi imparare ad avere fortuna ma imparare ad accettare la vita con gioia sì. Così com'è. Imparare ad amare la tua "fortuna" o "sfortuna", la tua vita così com'è. non è difficile, basta farlo ogni giorno per tutta la vita. Io sono al ventiseiesimo anno, ma anche i primi anni era un'esperienza meravigliosa, moto più grande di concetti morti come "crescita" e "decrescita".

      Cmq, già per il fatto di essere nati nel posto più ricco del mondo, nel periodo più prospero del mondo, se uno guarda il resto del pianeta, si accorge di aver avuto tutta la fortuna che ci si poteva aspettare, e di più, di più, di più... Comprendo chi subisce pene e malattie terribii, ma, a mio avviso, parlando di "fortuna", penso che la maggior parte di noi sono semplicemente lamentosi, basta fare un'esperienza con alcuni diseredati della terra per accorgersi subito quanto siamo stati in realtà fortunati... finora.

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  2. Partiamo dal presupposto che non ho intenzione di fare sacrifici per loro, dato che non ho causato io questa crisi, ma la loro incapacita' di governare, dunque non voglio affondare.
    Hai detto che per non affondare serve la fortuna, e affermi che non posso imparare ad averla.
    E' come se mi stessi dicendo che mi devo rassegnare ad affondare con tutta la nave.
    scialuppa di salvataggio...

    No, grazie. :)
    Mi dispiace, ma non esiste proprio.

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    1. Ognuno di noi farà del suo meglio per vivere bene. non è questo in discussione. Ognuno cercherà di essere felice, vivere bene, non arrendersi, nessuno lo fa. Che si vada al lavoro, si coltivi il proprio campo o si viva di rendita, tutti "viviamo" e vogliamo il meglio per noi stessi.

      Quello che ho scritto lo penso sul serio, è il concetto di "provvidenza" se vogliamo: aspettati il meglio, prega per il meglio, lavora per il meglio ma non disperarti se il meglio non arriva, vivi ciò che hai nel migliore dei modi.

      E' un lungo discorso ci vorrebbero altri post in cui dovrei portare tante altre esperienze di altre persone, diciamo che non è importante ciò che io o un altro pensa, ma la realtà di ciò che accade, questa trascende tanti discorsi. Importante è vivere il momento, se si vive bene ilò momento, momento dopo momento, non si può fallire, i risultati arrivano, il problema nasce quando c'è una "rottura" quando il singolo momento non viene più vissuto "nel migliore dei modi", che si tratti di momento "fortunato" o "sfortunato", a quel punto si rompe la catena e si cade nella trappola della programmazione eccessiva.

      Aggiungo solo una cosa, riguardo un tuo passaggio, io non credo che ci si lamenti "tanto" per la crisi, credo che i media spingano per accrescere l'impatto emotivo e piazzare più prodotti. Credo che la crisi venga vissuta, o ignorata, o sofferta, ma l'atteggiamento di critica non credo sia, dalle persone almeno, maggiore che in tempi normali. Insomma, credo che la gente si lamenta sempre, comunque, crisi o non crisi, la differenza sono i media che amplificano a dismisura l'onda mediatica.

      che poi si dovrà soffrire, che una parte della popolazione dovrà subire rinunce, credo che una volta dentro non avrà problemi nel farlo, quando si è in gioco si è obbligati a giocare.

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  3. Decrescita sta diventando una parola molto trendy, ma ne è causa la crisi. In questo caso non è decrescita, è crisi! E da questa situazione non se ne esce con una ricetta, non ne esiste una, bisogna aspettare che passi: non ho la cultura di Exo in merito, ma temo che abbia ragione. La vera decrescita come scelta di vita è quella che continuerà anche quando la crisi sarà passata, proprio perchè è l'unico modo di vivere che una persona può concepire per sè, senza bisogno di deciderla a tavolino o pianificarla. Mi piacciono molto le teorie di Latouche, ma credo che siano a lungo termine, nel senso che ci vorranno almeno 2 o 3 generazioni perchè si possa vederne i frutti. Generazioni di persone cresciute ed educate a vivere in base a quei valori. Per ora rimangono una bellissima teoria, quasi un'utopia, una goccia nell'oceano dell'affanno da pil, spread, ecc.ecc.

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    1. Chi ha la "decrescita" nel cuore non ha bisogno di teorie ma di esempi, o di idee... come se fossero uccelli: ne vedi una, ti piace, la adotti, la provi, la vivi, passi ad altro. Per esistere la "decrescita" deve diventare invisibile, come respirare: respiri, vivi, ma non ti poni il problema, vai avanti, fai altro, non deve essere un peso ma un aiuto a... fare altro, vivere.

      La decrescita è SEMPRE crisi, tranne in un caso: se è accompagnata da REDISTRIBUZIONE della ricchezza verso le fasce più deboli. In questo caso DECRESCITA non causa impoverimento, altrimenti sì. E siamo solo all'inizio, teniamoci forte.

      Le teorie di Latouche piacciono, ma anche le favole persiane. Sono belle.

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  4. Che cos'e' la crisi ?
    Perche' bisogna aspettare ?
    Aspettare "cosa" esattamente ?
    Per quanto riguarda le teorie di Latouche, sono sue teorie. Possiamo farci quello che vogliamo con le sue teorie.
    Possiamo buttarle nel cestino o prenderle in considerazione, oppure prendere per buono solo una parte delle sue teorie.
    E' una persona in carne e ossa come noi, dunque , possiamo decidere noi cosa farcene.
    Se ci interessano davvero, perche' dovremmo aspettare 2 o 3 generazioni per vederne i frutti ?
    Magari se ci diamo da fare subito, potremmo vedere i frutti ben prima !

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    1. Oh, non ti arrabbiare...

      Rispondo in ordine:

      "Cos'è la crisi?" - Niente, se non ti accorgi che c'è vuol dire che per te non c'è. Se ti accorgi che c'è allora c'è, eccome!
      "Perché bisogna aspettare e cosa" - Non c'è bisogno di cercare la decrescita perché ci siamo già dentro, è un treno in corsa contro le persone, si può anche non andarci all'incontro, ci arriva lo stesso sopra.

      Per Latouche, ho già detto prima. Non c'è nessun problema se qualcuno vuole mettere in atto le sue idee (cosa che neppure lui fa), nessuno glielo impedirà.

      "Perché aspettare due o tre generazioni?" - Non lo so, non ho mai aspettato, difatti le cose la mia famiglia e tante altre le hanno fatte senza aspettare le relative teorie, è già stato tutto fatto. Incluso addirittura il lasciare il lavoro nella metropoli per tornare in Sicilia e lavorare vicino al mare. Posso assicurare che col senno di poi è stata una scelta disastrosa, non foss'altro che per il sistema sanitario inesistente che non permette ad un anziano di invecchiare con dignità. Ma non ha importanza, la "decrescita" è rischio, le scelte sono rischio, le cose si fanno o non si fanno.

      "Darci da fare subito" - Oltre a tutto il resto, mia madre ha lasciato il suo lavoro a quarant'anni e mio padre ha lavorato in nero pur di vivere nel sud, con un tipo di vita diverso. non hanno mai lasciato la Sicilia, non sono andati in ferie, ma tanto lì c'è il mare. Non spendono praticamente niente, e tutto. Loro l'hanno fatto, io ho fatto tutto ma mi piace lavorare, sono entrato solo una volta in un locale, mai al cinema negli ultimi vent'anni, non entro nei bar per prendere il caffé, e tutte queste cose non mi mancano.

      Io l'ho fatto, non c'è niente di speciale in questo e nessuno mai ti impedisce di farlo, decidi e fai, decidi e fai, se ne parli vuol dire che non fai. Fare, fare, fare. Avendolo fatto ne parlo. Non è poi sta' gran cosa. Se qualcuno crede che ci siano chissà quali cambiamenti lo invito a provare questo tipo di vita, poi potrà valutare se in effetti cambia qualcosa o meno. risparmi soldi, ma poi siamo lì.

      Anzi, posso fornire io l'A-B-C, le cose indispensabili, per me sono queste:

      non entrare mia in un locale, in pizzeria, nei bar, ovunque ci volgiano soldi e fare tutto in casa invitando gli amici;
      gettare la TV - non informarsi - non votare;
      lasciare a casa l'auto e circolare coi mezzi;
      fare la spesa nei discount e non comprare mai niente di marca;
      non comprare libri e procurarseli in biblioteca;


      Queste sono le cose che ho fatto nei primi cinque minuti di un percorso, non è stato difficile perché sono cresciuto in mezzo a queste cose, mia nonna faceva il pane in casa. Non credo di essere particolarmente più felice di altri. E' che io sono fatto così. Se uno vuole provare, posso assicurare che nessuno può impedirlo.

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