Pubblico una mia
(lunghissima) risposta al post di Carolina di “Sotto i Fiori di
Lilla”, lo trovate qui, da leggere prima di proseguire:
http://www.sottoifioridililla.com/2012/04/librinnovando-day-after-e-il-live.html
“Ciao, bellissimo
post.
Premetto però che è
un'istantanea di una situazione, ma nel mercato librario non ci sono
istantanee perché nel nostro paese ci sono medie molto strane
sull'editoria, quindi non è possibile realizzare una foto che
abbracci tutto il panorama.
Mi spiego meglio:
L'italiano legge poco, in
media. In realtà legge niente. Però c'è una percentuale di "buoni
lettori" che alza la media. Quindi parliamo di tutto il mercato,
o solo di coloro che acquistano i libri?
Ma poi i libri
acquistati li leggono?
Argomento credo
interessante perché la potenza di fuoco del marketing è tale che ho
visto spesso libri mai letti, nuovissimi, in bella mostra. Ho visto
donne al centro commerciale mettere in borsa mentre passano il
super-erotico-pruriginoso-libro di una diciottenne che ha fatto
scandalo ed è stata ospitata a un sacco di trasmissioni, dopo le
21.30, così la fascia oraria protetta è salvaguardata.
Donne che mettono in
borsa il libro situato vicino alle casse come la mia nipotina infila
in bocca i kinder mentre passa, uguale. Magari la mia nipotina sputa
mezzo kinder, magari l'efficiente donna ben vestita sputa mezzo
libro. Però era lì in testata di gondola (linguaggio tecnico da
centro commerciale-marketing oriented) che un altro po' ti cadeva
addosso e il movimento del polso prendo e infilo nel carrello era
d'obbligo.
I più grandi lettori
spesso sono pendolari che si annoiano sul mezzo pubblico, alcune mie
amiche leggono tantissimo per strada, però la spesa è ingente e si
ricorre o al prestito di amici o alla biblioteca, altrimenti diventa
una tassa. Parlo di chi legge davvero, ovviamente, tanto, in questo
caso ci si procura ciò che è disponibile, prima di ciò che si è
scelto. Se l'amica o la biblioteca hanno un testo e non un altro, si
prende quello.
Se non si
costringono bambini, ragazzi, studenti a leggere-comprare quintali di
libri, l'editoria è morta.
Adesso non ricordo dove,
ma ho letto una stima secondo cui il 50% del mercato librario non è
"libero" ma "forzato": devi leggere perché
l'istituzione (qualunque sia) lo richiede. Si potrà forse scegliere
il mezzo su cui leggere, libro, lettore e-book o fotocopia, acquisto
o prestito, ma è comunque una forzatura che poco ha a che fare con
un mercato "libero" e una "libera scelta". Io mi
sono laureato in Economia, alle elementari avevo un sussidiario e un
libro di grammatica. I bambini di oggi sono curvi sotto il peso dei
tanti, troppi, libri.
Se si sospendono i
contributi e le agevolazioni all'editoria il mercato editoriale è
morto.
Più che
preoccuparsi di copie vendute i giornali fanno politica per
esercitare la giusta pressione, assicurarsi il corretto flusso di
finanziamenti pubblici.
Questo per dire come,
prima di parlare della scelta di modalità e del prezzo di lettura,
occorre capire se si è davvero liberi di scegliere qualcosa e che
cosa. O se sono scelte finte. Perché se è così, non c'è
adesione, non c'è passione, non interessa nessuno, ci facciamo
trascinare dalla moda, dal "mercato" che non è un mercato
dei libri, ma puro marketing applicato al libro, come viene applicato
al detersivo e quindi uno prende ciò che "lava più bianco"
perché la pubblicità è più convincente.
Qual'è il prezzo
corretto di un e.book?
Per uno che non legge mai
10-15 € , tanto non legge mai o una volta l'anno. Può anche
scegliere di non comprarlo. Per uno costretto dalla scuola a
comprarlo, per la sua famiglia?
Per uno che ha
dimestichezza con i sistemi informatici qualunque prezzo va bene,
tanto non lo compra e se lo procura in rete. Per uno che ha la
biblioteca sotto casa idem. Per uno che ha dimestichezza e conosce
l'inglese o altre lingue, non lo compra neanche morto, lo legge in
lingua originale, gratis, scaricabile in rete, basta un (ottimo)
lettore e.book da 100 €, come il Kindle, e qualche conoscenza
informatica.
Solo una nota sullo
scaricare in rete e la cosiddetta “pirateria”. Una volta un
intelligente imprenditore mi disse che se metti il telefono sotto le
mani della segretaria non puoi sperare che non lo usi qualche volta
per chiamare casa. E' un “abuso” in orario di lavoro, ma sarebbe
folle non tollerarlo, gli hai messo il telefono in mano. E se hanno
venduto un'auto che raggiunge i 200 in dodici secondi ma il limite di
velocità è 90 km/h, non ci si può aspettare che non vi siano
infrazioni al limite di velocità. Non ci si può aspettare che una
persona non schiacci impercettibilmente il piede e superi i 90.
E se c'è la raccolta
differenziata, per quanto uno si impegni, non ci si può aspettare
che ad un certo punto, magari stufo, non butti la carta nel secco, le
scorze della noce nell'umido e così via. E' un attimo. Non parliamo
poi di tangenti, favori, piccoli e grandi abusi, piccoli e grandi
privilegi, quando ti trovi in una condizione in cui non devi fare
niente per ottenerli, neanche
dire “si'”, devi solo accettarli. Allo stesso modo la tecnologia,
la società, la burocrazia, le amicizie, ci mettono in condizione di
ottenere delle cose senza praticamente fare niente.
Adesso parliamo di
libri.
Per
i classici, quelli il cui autore è deceduto da più di cinquant'anni
non c'è problema in quanto è decaduto il diritto d'autore, quindi
l'opera è liberamente fruibile. Un'eccezione deriva dalla cosiddetta
“Legge Topolino”, introdotta per proteggere la Disney contro la
scadenza dei propri marchi, che dovrebbe aver allungato la durata del
diritto negli USA, non so in Europa. Però per questi libri con
diritti decaduti, presenti in rete, non c'è problema se vogliono
essere scaricati.
Per
altri, protetti dal “diritto d'autore”, la quale probabilmente
protegge le Case Editrici più che l'autore. Ora, come negli esempi
di prima, la tecnologia, inarrestabile, fonte di lucri
inimmaginabili, ha dato la possibilità agli utenti di scaricare un
libro con un clic, e ritrovarselo sul computer di casa. E' il
telefono che è lì per tutto, ma la segretaria non deve telefonare a
casa; è l'auto che va a duecento all'ora ma la persona deve
contrarre il muscolo per non schiacciare troppo il pedale, appena
rilassa il piede la velocità s'impenna; per il “clic” che
scarica il libro “proibito” è lo stesso. E' un “illecito
amministrativo” (non penale), punibile con una multa, ma ti hanno
messo nelle condizioni di schiacciare un tasto per ottenere quel
libro che desideri. Ora, se una legislazione è così miope e stupida
da non prevedere che in una situazione siffatta è più semplice
premere il tasto “clic” che non premerlo, dopo una ricerca di
meno di un minuto in rete, deve prima di tutto interrogarsi sulla
propria intelligenza e sulla propria capacità di regolare in misura
efficace le regole in una collettività umana. Perché in queste
condizioni, quella legislazione è semplicemente impotente, stupida,
e inutilmente punitiva.
Non
si può chiedere una crescita tecnologica, peraltro indispensabile se
non si vuol essere superati e messi di lato come inutili bradipi, e
al tempo stesso non prendere in considerazione l'impossibilità di
far rispettare certe regole del secolo scorso. Non si può mettere il
telefono in mano alla segretaria, mentre non c'è nessuno, e
impedirle di chiamare casa. Non è tecnologicamente possibile. Come
non è possibile che dagli scarichi di casa esca solo acqua pulita,
un po' di cloro, di candeggina, di veleni vari uscirà sempre. E la
gente sprecherà l'acqua per farsi lo spazzolino, perché basta
alzare l'asticella per farla scorrere. E'
un attimo. Ciò che limita il
click-procura libro" è la necessità di un supporto fisico. Ma
poi quel libro scaricato verrà letto?
Il supporto
Per il supporto: anche
qui, ci sono "tradizionalisti" che vogliono la copertina
vecchio stile, il profumo di carta e tutto? Oppure accettano i lettore e.book, oppure hanno la fotocopiatrice dell'ufficio a disposizione?
Dipende.
Il prezzo
Il
prezzo giusto per un e.book per me è zero. Non li voglio se non
gratis. Ci sono milioni, non esagero, milioni di libri gratis in
giro, testi millenari, ultime uscite, c'è più domanda che offerta,
perché devo pagare quando c'è un oceano di roba di qualità
certificata che mi aspetta, che succede se non li leggo, muoio?
Divento ignorante? Mi mancherà qualcosa? Diverrò povero per
mancanza di cultura?
Che
succederà se rifiuto di scucire un centesimo per quel libro? A meno che la pubblicità non mi freghi di nuovo, oppure non trovi davvero un libro diverso dagli altri in grado di cambiarmi la vita. Succede, una volta ogni cinque-dieci anni, ma poi basta, tutto qui.
Per: “la scuola e
i benefici tratti dalle tecnologie digitali?”
E' l'ultimo dei problemi
della scuola. E' morta. Se solo riuscisse a trasmettere il patrimonio
umano, educativo, senza neppure pensare agli e.book, avrebbe assolto
nel modo migliore il suo compito, ineccepibile. Ho insegnato in una
scuola, corsi speciali di francese per studenti dotati, progetto
dell'Unione Europea. Chiesi al preside il permesso di usare 21
personal computer nuovi che marcivano inutilizzati, con programmi di
lingue appositi, non per insegnare qualcosa davvero, ma i ragazzi,
12-13 anni lo avevano chiesto, ed erano così bravi, ho promesso mi
sarei interessato. Vado dal preside, gli chiedo di usare la "sala
macchine".
"No"
"Perché no? I PC
sono lì inutilizzati"
"L'altra volta se
n'è rotto uno"
"Sono fatti per
essere usati e rompersi, diventeranno cmq obsoleti nel giro di un
anno"
"Deve esserci un
docente che controlli che i ragazzi non portino danni alle macchine"
"Beh, mettiamoci un
docente che controlli i ragazzi mentre io faccio lezione"
"No"
"Perché no, mancano
i docenti?"
"No. E che devo
chiedere ad un docente di fare lo straordinario. Ma per farlo devo
trovare una posta in bilancio che per adesso non è prevista. Dovrei
quindi apportare una modifica in bilancio."
Ora, se la scuola non è
in grado di utilizzare ciò che ha, perché preoccuparsi di farle
utilizzare ciò che non ha? Deve prima rispondere alle attese dei
genitori in termini molto più semplici. L'e.book è un giocattolo.
Ai miei tempi a fine anno vendevo i miei libri a metà prezzo ai
ragazzi del corso successivo. Solo che cambiano impostazione al libro
ogni anno costringendo all'acquisto del nuovo. Il racket del libro. E
se poi la piovra si estende agli e.book?
L'autopubblicazione
è un pro o un contro dell'editoria?
Beh, il business è di
chi stampa il libro facendolo pagare, non dell'autore. Non è una
casa editrice on line, è una tipografia on line. Un libro si vende
per la promozione che se ne fa, lo dice uno che si è fatto fregare
tre anni fa l'ultima volta, ho comprato un libro, cercandolo, causa
martellante promozione radiofonica. Dentro non c'era "niente".
Se hai il marketing vendi, altrimenti niente.
Anche i libri di grande
successo, quelli col "passaparola" devono comunque avere un
minimo di entratura, una casa editrice anche piccola che ci creda,
che lotti per te. L'autore da solo non può far nulla, tranne che far
stampare on line ciò che prima stampava il tipografo sotto casa.
Occorre che qualcuno creda in te, investa su di te. In alternativa
devi essere Edgar Wallace e organizzare un gioco a premi, con regalo
importante per chi individua per primo l'assassino. L'ha fatto sul
serio, è divenuto ricco, ma era un imprenditore, avrebbe potuto
vendere non solo libri ma qualunque cosa. Scrivere lì non c'entra, è
un prodotto industriale. Consiglio il libro "Editori a perdere"
di Myriam Bendai - Stampa Alternativa.
"Come cambierà
il ruolo delle biblioteche e quali strade si potranno percorrere per
rendere questi luoghi di cultura interessanti anche per coloro che li
frequentano di rado? Come rendere le biblioteche parte di una
community reale e virtuale?"
Dipende da quanto investe
il Comune di residenza. Le biblioteche sono luoghi così ricchi di
possibilità che non occorre porsi domande, ma andare in una
biblioteca che "funziona" e guardarsi attorno. Potrei stare
lì dentro tutto il giorno. Libri, riviste, DVD, audio, sale, wi-fi,
ricerca informatizzata, personale cortese e preparato, interrogazioni
e prenotazioni tramite internet, sistema bibliotecario connesso che
se il libro non c'è te lo fanno arrivare in giornata da un'altra
parte, non c'è limite già adesso. Soldi pubblici spesi (bene). Nel
paesino in cui vivo invece, i soldi non ci sono e non si fa niente,
quindi in quella biblioteca io non vado. La domanda corretta, a mio
avviso è: quanti soldi si spendono e da chi è amministrata la
biblioteca? Se ci sono soldi e persone i modelli sono inutili. Se
mancano soldi e persone i modelli non servono lo stesso.
Termino con le domande
sull'editore e lo scrittore: lo scrittore è sempre stato sfruttato.
Anche i grandi. Ma allora c'erano pochi scrittori. Adesso ci sono più
lavoratori nel mondo dell'editoria che lettori. Non scherzo. Non c'è
solo il libro, ma anche la radio, TV, internet, videogiochi, I-phone,
you-tube, non c'è tutto questo mercato, occorrerebbe anche una seria
presa di coscienza da parte degli scrittori: comprendere che anche
se vuoi svolgere quella professione, magari non c'è posto per te,
non è colpa di nessuno ma è così.
Mio nonno era calzolaio,
costruiva da zero le scarpe, poi arrivarono le scarpe industriali e
dovette cambiare lavoro. Riparò scarpe per tutta la vita, ma per
diletto. Per lo scrivere è lo stesso. Non basta saper scrivere, oggi
molti sanno scrivere, in modo chiaro, comprensibile, immediato. Anzi,
sanno scrivere meglio gli impiegati di alcune professioni a contatto
diretto con un pubblico che gli scrittori, che sono a contatto
diretto solo con la propria fama e gli ambienti del marketing. E poi,
il primo libro, il secondo, al terzo già non hanno più idee, il
repertorio si è esaurito, l'idea è stata sfruttata, e adesso?
Ripetizioni. Ma ormai sei dentro, il meccanismo è oliato, e non
saranno gli e.book a rinnovarlo.
Basta vedere la furente
reazione delle librerie americane contro l'accordo Amazon-Dc comics:
http://www.licensingitalia.it/news/Librerie-USA-in-rivolta-contro-Amazon-e-DC-Comics.php
Non c'è torto o ragione,
è un meccanismo industriale, non artistico, la logica è industriale
e sfugge al controllo del fruitore, il lettore comune. Nei paesi del
nord europa, speso presi a modello, come la Danimarca, uno stato
efficiente, anche troppo, pianifica l'educazione con il numero
chiuso.
Così non ti ritrovi con
un esubero, ad esempio, di medici e una carenza di ingegneri. Così
perde lo stato a cui mancano professioni e perde la persona che non
trova lavoro o lo trova sottopagato. In Italia ci sono troppi scrittori e troppi lavorano nel mondo dell'editoria. Il mondo è
cambiato. Dovrebbe essere prima di tutto una presa di coscienza
personale, individuale, quello che fece mio nonno che rinunciò al
lavoro che aveva iniziato ragazzo, da apprendista. Ma allora, forse,
erano più flessibili di adesso.
”
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