Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


martedì 22 maggio 2012

DECRESCITA CONFUSIONALE


Parlavo con un amico un po' scoraggiato, vorrebbe vivere un tipo di vita più sano più "in decrescita", ma si rende conto che a parte spendere poco o niente non ha nulla da offrire ad un mercato, nessuna attività creativa che gli possa portare un seppur minimo reddito, invidia quelle persone che riescono invece a sfruttare i loro talenti trasformandoli in benefici anche economici. Mi ha detto che non riuscirà mai a fare "come loro", a "decrescere".

Il suo discorso all'inizio non l'ho compreso, poi ho capito perché: io ho una formazione economica e lui no. Lui vede al centro del suo sistema di riferimento delle persone che sono riuscite a fare di sé ciò che desiderano in modo libero, autonomo. Però gli ho detto che lui non vede a mio avviso l'essenziale. Ovvero: non sono persone "libere" che fanno affari con le proprie attitudini; al contrario, sono persone portate per il "business", vendere un prodotto, un servizio, sé stessi, un logo un'immagine, che grazie a questo possono essere "libere".

E' molto importante per me, per evitare mistificazioni illusorie, comprendere quella dinamica che gli sfugge: il mio amico non è "meno libero" di altri, è che non è e non sarà mai un imprenditore, una partita IVA. non ne ha le attitudini, le capacità relazionali, la capacità di "vendere/vendersi". E' un uomo meraviglioso, sempre disponibile, con cui è un piacere stare a contatto, ma non è nato per fare soldi in un mercato.


E confonde una capacità di fare soldi, che procura libertà... Con una mancanza di libertà.

sono cose diverse.

Non sono le persone "più libere" che riescono a guadagnare con il lavoro che hanno scelto, ma i migliori "imprenditori".


Quando uno si definisce "più libero" perché guadagna come ha deciso, occorre ricordarsi che quello è un frutto della capacità di fare soldi in proprio. Non è più libertà "dentro", quella è il frutto di un'abilità economica. Se uno nasce con la capacità di creare prodotti o servizi e venderli, o riesce economicamente a farlo, potrà poi decidere il suo percorso, continuare a fare soldi lavorando ventiquattro ore al giorno, oppure dedicarsi ad altro sfruttando comunque i risultati della sua attività imprenditoriale, continuando a "vendere" qualcosa e garantendosi un introito.

Quello che mi ha stupito è che l'aspetto economico della situazione gli era totalmente sfuggito: non aveva neanche fatto caso a questo, che le persone che pubblicizzano un modo di vivere definendosi "libere", in realtà hanno creato un mercato di quel modo di vivere. E' quello il giunto, il punto di svolta, quello che permette un successo da presentare al pubblico, al consumatore, Niente di male, è un prodotto come un altro. Il problema è che al mio amico sono venuti i complessi solo perché non ha quelle abilità di mercante. Si sentiva meno libero, incapace di essere libero per questo, pur essendo una persona dotata di capacità e di modestia, non aggressiva, e secondo me profondamente libero dentro.


La storia è piena di artisti, scienziati, divenuti miti eppure morti in miseria.

Erano profondamente liberi, ma non erano brave partite IVA.


Morti loro, imprenditori più capaci, con le loro stesse opere, hanno raccolto somme favolose. Chi era libero, il creatore morto in miseria costretto a lavorare tutta la vita, o il sagace mercante capace di far fruttare il talento di altri, e poi magari di ritirarsi a godere dei frutti?

Ecco, il bravo mercante crea uno schermo, è fondamentale, fa scomparire l'aspetto economico, il denaro, la vendita, dalla presentazione del prodotto, mai parlare di prezzo, parlare di libertà, di indipendenza, di autonomia, di creatività, di ciò che si vuole. Far sparire il denaro per presentare un ideale più alto. Ma in realtà, il denaro c'è ma rimane dietro, ed è quello che finanzia la libertà "venduta", "pubblicizzata" come prodotto.

E magari chi è libero davvero, perdendo questo passaggio fondamentale, si sente incapace, indegno. non è così, è solo che non è bravo a fare soldi, né a vedere davvero ciò che si cela dietro.

Dopo questa spiegazione il mio amico ha ripreso il suo classico, dolcissimo sorriso. Per tarpare le ali ad un uccello bello ma ingenuo, basta dirgli che non sa volare se non si posa sul sole.


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11 commenti:

  1. Ciao Exodus, leggendo il tuo post mi rendo conto che neppure io avevo mai preso in considerazione l'aspetto che tu, da bravo economo, hai fatto notare al tuo amico. A volte capita anche a me di pensare che se solo fossi un po' più "creativa" potrei "vivere dei miei hobbies" (la faccio semplice...) ma non sono e non sarò mai una "partita IVA" e non avrò mai un mercato. Grazie per lo spunto di riflessione :)

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    1. Ciao Goldie,

      in effetti la maggior parte delle idee che circolano sono in realtà non idee ma tecniche di vendita che hanno addirittura migliaia di anni, sono perfino riportate nei testi sacri, però sono semplici, immediate, apparentemente coerenti e soprattutto superficiali così una persona già stanca che cerca una soluzione non deve spaccarsi troppo la testa.

      Funzionano, hanno sempre funzionato, continueranno a funzionare, finché almeno una persona non si mette a riflettere, oppure a sperimentare i consigli e si accorge che, semplicemente, non funzionano: non tutti sono imprenditori, non tutti sono biondi, non tutti sono artisti, non tutti sono ingegneri... eppure viene detto "fai così e..."

      Ho il massimo rispetto per le partite IVA che fanno girare l'economia del nostro paese, con la vendita di beni, idee, servizi, anche sulla decrescita, che aumenta paradossalmente il PIL e ogni transazione, è una boccata di ossigeno per la crescita economica ormai in recessione reale da chissà quanto. E' divertente, ma esiste un mercato della "decrescita" che alimenta la "crescita". Ma non ho nulla in contrario, anzi, ritengo sia un bene, genera lavoro e profitto, libri, riviste, serate, pubblicità su internet, dibattiti seguiti e sponsor che propongono i loro prodotti, spunti in TV, la pubblicità in fondo è questa: "non proprio menzogna ma tanta esagerazione".

      Il problema sorge quando uno ci crede davvero, come il mio amico, e si colpevolizza per il fatto di non riuscire, non capendo che quello che sta vedendo non è un bambino vero, è pinocchio, è uno show fatto per ammazzare la noia di qualche giorno. Quando non si prende con leggerezza ciò che si sta vedendo e si scambia lo show, gli attori, i carpentieri dietro le quinte che preparano lo spettacolo, per realtà allora può essere devastante. Allora, per me, è bene rivelare la verità, come quando spieghi al bambino deluso o spaventato cosa c'era dietro la maschera e lo rassicuri. Anche perché, come disse quel tale: "conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". La verità, non altro, rende liberi. Svelarla magari non cambia la situazione di fatica, ma rende liberi, consapevoli. Infatti il mio amico è andato via tutto contento, e in fondo abbiamo solo parlato! :-)

      Ciao.

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  2. La tua analisi e' interessante.
    Porgo un altro punto di vista.
    Prendo spunto dal titolo del post 'decrescita confusionale' e passo attraverso la storia del tuo amico.
    Ho la sensazione che il tuo amico stia cercando una specie di 'cura' continunado a usare quegli stessi strumenti che l'hanno portato alla malattia.
    Occorre altro.
    Non e' possibile pensare di entrare nella decrescita con in testa i soldi come unico driver, cercando ancora sempre e solo un profitto di tipo economico, senza curarsi delle conseguenze.
    Ecco da dove nasce la confusione.
    Quei tempi stanno per finire (o forse sono gia' finiti)
    Non puo' esistere un mercato della decrescita , perche' e' un ossimoro dal momento che la decrescita non e' solo riduzione del produttivismo e del consumismo, ma anche in antitesi con la mercificazione di ogni cosa.

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    1. Ciao,

      io credo che il mio amico non abbia nessuna malattia, né abbia bisogno di cure. ciò che gli è successo, in realtà, credo di averlo descritto qui:

      http://exodusclic.blogspot.com/2012/02/25-minuti-parte-seconda.html#comment-form

      e qui:

      http://exodusclic.blogspot.com/2012/03/25-minuti-parte-terza.html

      in sintesi:

      non ha niente che non va, solo che, come Adamo ed Eva, gli sono state inserite nel cervello le idee che c'è di meglio (in quel caso dell'Eden) e lui sta cercando qualcosa che in realtà non esiste perdendo di vista la sua realtà. non deve stupire, i progenitori erano bellissimi, immortali, stavano bene, eppure ci sono cascati lo stesso, cercavano anche loro di più...

      un ottimo venditore, tornando al tema, ha fatto credere alla prima coppia che stavano male in fondo, gli mancava qualcosa e..

      Ecco, anche quella è una tecnica di vendita millenaria, la usavo anch'io quando lavoravo nel marketing e vendite:

      prima di venderti qualcosa di cui non hai bisogno, devo creare il bisogno. Ti faccio sentire, sporco e ti vendo aspirapolveri; inadeguato e ti vendo corsi; schiavo e ti vendo soluzioni; sfortunato e ti vendo amuleti; incastrato nella tua realtà e ti vendo cibi e vini esotici; sgradevole e ti vendo profumi...

      Alla fine rimani come prima nel migliore dei casi, funziona sempre, fa parte della vendita, tutto regolare ma se uno deve stare male meglio dirglielo che è il serpente che sta cercando di venderti qualcosa, altrimenti ci si deprime.

      Se il mio amico passa un'ora al giorno in silenzio, lontano da tutti questi stimoli di vendita, torna a posto e ricomincia a ridere.

      Questo, naturalmente, non vale se uno ha seri problemi, di salute, sopravvivenza, solitudine, etc, allora stare in silenzio serve ma deve essere accompagnato da un'azione. Ma in questo caso no, è tutta una fuffa di avere ancor più di ciò che già ha che gli incrosta una mente altrimenti sana e pacificata.

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  3. Avevo scritto un commento un po' lungo, ma poi mi sono chiesta a chi possa mai interessare che io sono fatta cosi' invece che cosa', e non l'ho pubblicato.
    Mi sa che questo e' anche il motivo per cui non scrivo da un po' sul blog, mi viene solo da scrivere di me ma non e' mica cosi' interessante :)

    E poi non so nemmeno io quello che penso, un momento mi dico "decisamente non sono una persona con attitudine da venditore" e il momento dopo penso "pero' se facessi un prodotto che amo e in cui credo sono sicura che lo saprei vendere". Un momento penso "sto bene dove sto, con la sicurezza di uno stipendio a fine mese" e un altro momento "voglio essere libera da orari e costrizioni".

    Di una cosa sono sicura: non sono il facile bersaglio del marketing, non compro quasi nulla, e la mia unica grande passione, i viaggi, ce l'ho da quando avevo 6 anni e sognavo su atlanti e cartoline, da quando alle medie scrivevo lettere in inglese agli amici di penna in Finlandia, in Giappone, in Malawi, in Canada... dubito che sia un bisogno che mi hanno "venduto". Sono cosi' e basta.
    E cerco di mediare questo mio modo di essere con il lavoro "costrittivo" che ho, che di suo ha anche molti lati positivi, sperando di poter a breve fare alcune AZIONI che dovrebbero avvicinarmi al mio obiettivo di avere piu' tempo per me e la mia voglia di fare altro.
    Visto che sono ricaduta nel parlare di me stessa? :)

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    1. Beh, casualmente io sono uno che non si annoia mai a leggere :-)

      Per il marketing, ti assicuro che nessuno ne è esente. C'è anche il "marketing di sé stessi", che è cura, presentazione, etc... La seduzione applica regole di marketing. non perché lo copia, ma in quanto è la scienza della vendita che ricopia le migliori procedure che l'uomo applica nella vita sociale.

      Non so se mi spiego: se non sei "bersaglio" del marketing, vuol dire che non hai interazioni sociali, familiari, collettive, perché il marketing è una scienza sociale che riproduce le migliori strategie naturali, riproduttive, sociali, etc... Non ci si riesce a difendere perché si sovrappone perfettamente alla normale interazione umana. E' un po' un parassita in fondo, se mangi il frutto ti becchi anche quello. E' anche bello da studiare, perché è uno studio etologico del comportamento umano.

      Per il "venditore sì" - "venditore no" - posso darti alcune diritte. Da bambina hai mai venduto qualcosa? Da ragazzina hai mai venduto? Non regalato, donato, prestato, ma proprio venduto come istinto naturale. Quello è un buon indicatore. Eri a capo di altri bambini? Esercitavi opera di convinzione e/o manipolazione verso tuoi pari? Sono decisamente segnali. Se uno è sempre stato restio, ad esempio, a chiedere, a convincere, a manipolare per ottenere uno scopo, potrà farlo da adulto, ma se lo ha già fatto vuol dire che ce l'ha nel sangue, è congeniale, si diverte nel farlo e quindi riesce.

      Se proprio non lo hai mai fatto, anzi le trattative magari ti annoiano, magari non sei nata per quello.

      Ciao.

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    2. Decisamente non sono nata per quello, non mi piace contrattare, odio convincere la gente a fare quello che non vuole. Non so chiedere, nemmeno per me stessa: io faccio le cose da sola e non chiedo aiuto se non in casi disperati.
      La mamma di una delle mie migliori amiche (siamo amiche da 30 anni, da quando ne avevamo 6) ha un negozio di articoli da regalo e ricordo che da bambine la passavamo a trovare e stavamo tanto tempo li', la osservavo vendere e mi dava cosi' sui nervi, qualsiasi cosa il cliente adocchiasse "oh si questo e' davvero carinissimo!!" ma se poi il cliente andava su qualcos'altro anche quell'altro diventava "carinissimo"... argh era stucchevole, e io gia' a 10 anni mi dicevo "io non sarei mai capace di fare cosi', fingere che mi piaccia tutto!" ehehehe. L'unica appunto sarebbe vendere SOLO qualcosa che mi piace. Ma non credo sia fattibile. Anche nel campo viaggi che adoro, se avessi un'agenzia ad esempio, mi verrebbe sempre da consigliare viaggi che io stessa farei. Magari un'agenzia "di nicchia" tipo viaggi avventura o viaggi natura, insomma non il pacchetto o il villaggio turistico :)

      Poi mi sono accorta che mi piace aiutare le persone con le informazioni, se loro stesse mi vengono a chiedere aiuto o se le vedo in difficolta': mi capita spesso camminando in centro qui a Roma, o sul bus, di vedere turisti alle prese con la cartina o che non sanno dove devono scendere, e magari so anche la loro lingua, e mi verrebbe da intromettermi e aiutarli. Ecco, un bel chioschetto di informazioni turistiche potrebbe fare al caso mio :P

      Comunque no, mai provato a vendere nulla se non negli ultimi mesi che sto cercando di eliminare da casa un po' di roba inutile. Se mi chiedono lo sconto accetto pur di liberarmi della cosa in questione, figurati.

      Non so sedurre io, mai fatto. Forse giusto un periodo dai 18 ai 23-24 anni in cui mi truccavo e facevo attenzione a come mi vestivo. Per il resto sono la persona (credo) piu' "naturale" che esista, non mi trucco, mi vesto con quello che capita, lego i capelli con l'elastico come se stessi pulendo casa e ci esco senza nemmeno rendermene conto. Figurati che vado dal parrucchiere tipo una volta l'anno solo perche' ho troppe doppie punte e non per farmi colore-meche-piega etc. Dico sempre quello che mi passa per la testa senza troppi problemi, anche se una volta ero peggio, ora mi riesco a frenare e a pensare "cosa stavi per dire?????".

      Non mi so proprio vendere io. Mi ricordo che appena iniziato a lavorare mia mamma mi ha fatto notare una cosa: quando qualcuno mi chiedeva che lavoro facessi, io dicevo "l'impiegata" e basta, invece lei da mamma orgogliosa diceva che sua figlia lavora nel marketing alla Tal dei tali (azienda famosa). Se cucino qualcosa per gli ospiti sono la prima a dire "ops che salato che l'ho fatto, scusate" mentre magari gli altri non se n'erano nemmeno accorti... Pero' se si tratta di campi in cui mi sento sicura sono la persona piu' decisa del mondo e vado dritta per la mia strada senza farmi fermare da niente e nessuno.

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    3. Ti sei risposta da sola.

      al massimo, in quanto vendita, potresti lavorare nei centri commerciali nei negozi tipo Decathlon, in cui non è richiesta un'elevata attitudine alla vendita ma al servizio, all'informazione, alla velocità e alla capacità di eseguire gli ordini. Però non è un bel lavoro, stai meglio già adesso.

      Guarda, per esperienza, se uno non è portato, le cose non riesce neppure a regalarle, gli altri prendono come se ti facessero un piacere. Se uno invece è portato porti a casa qualsiasi cosa, materiale o immateriale che sia, ubriachi di chiacchiere e il cliente porta a casa, pieno di speranza e di piacere.

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    4. Ripensandoci: perché non leggi qualche libro sulla vendita o sui corsi audio, potrebbe aiutarti non a cambiare ma ad evitare errori nella vita di tutti i giorni, vendere e vendersi è importante. ci vuole una gran faccia tosta a vendere tutti i giorni dicendo che in fondo non si è interessati alla vendita, ma è ciò che fanno i migliori venditori: "mai parlare di vendita, o il cliente si spaventa" mi spiegavano ai corsi, parlare di tutto, arte, cultura, territorio, libri, quadri, ma non di vendita, anche se sei lì per vendere. E funzionava.

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