Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


venerdì 3 febbraio 2012

IL SORDO

"Perchè vi rivolgete sempre a quell'uomo rude, brusco e sgarbato?" chiese il forestiero.

"E' un giudice infallibile. In verità ciò che dice è "troppo vero" e spesso preferiamo non credergli, ma nel tempo le sue decisioni si rivelano esatte. Andiamo a trovarlo quando dobbiamo concludere un affare, scegliere un socio, eleggere un rappresentante, sposare un figlio, tutto ciò insomma che implica il giudizio su di una persona."

"E come fa ad avere sempre ragione, cos'ha di speciale?" chiese dubbioso.
"E' sordo e irascibile."

"Non capisco."
"Chi usa le parole per ingannare, sviare, distrarre, viene scoperto da un uomo per cui le parole non significano niente. Osservando le persone, senza alcun suono, lui scopre tutto quello che c'è da sapere. Noi non riusciamo."

"E sull'essere irascibile?"
"E' difficile sedurre a forza di moine un uomo così. Si può mentire con il corpo, ma solo se l'altro lo permette. Lui non lo permette."


Tagliare i suoni osservando la realtà, e rifiutare indulgenza all'inganno.

Svelano una verità spesso inaccettabile.

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18 commenti:

  1. La gestualità non inganna...
    può disorientarci un'attimo, ma se siamo attenti ai segnali, non verremo ingannati a lungo...
    se non sento i suoni, sono attento ai gesti..
    agli sguardi...
    quest'attenzione mi porta ad affinare un senso acquisito ad un'attenzione ai particolari...
    dovremmo cercare d'essere un pò sordi...acquisiremmo l'opportunità di carpire anche ciò che non è detto verbalmente...
    e concedersi il Tempo di conoscere pienamente chi si approccia a noi...
    sereno week end..
    dandelìon

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  2. Ciao Dandelion,

    "tagliare il suono" permette anche di accorgersi di chi "punta il tutto sul suono"; ovvero sulle parole, di chi fa della parola un mezzo per esistere fingendo. Scoprirli è facile alla fine: non riescono a stare zitti. Ma se riescono, non esistono più. Le persone che non sono finzione esistono anche nel silenzio, coloro che sono solo inganno, apparenza, letteralmente sprofondano nel silenzio, non esistono più, sono animali in gabbia. Da questi io sto sempre lontano. E non me ne sono mai pentito.

    Ciao, buona serata.

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  3. Nel commento ho afferrato il concetto della parola, ma mi sfugge l'attinenza con l'irascibilità. E' un'autodifesa del sordo, ho è una caratteristica causata dalla suo stato?

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  4. # Mark:

    essere sordi non basta. Occorre anche essere "duri" e poco condiscendenti verso l'inganno: è un tumore, se gli offri una breccia entra e si espande. L'uomo riusciva ad esseregiudice perchè possedeva entrambe le caratteristiche, una sola non sarebbe bastata.

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  5. Ciao Exo,
    l'essere sordo in questo caso equivale a vederci chiaro.

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  6. Ciao Tiziana,

    vederci chiaro, per quanto mi riguarda almeno, credo, spero, non è difficile...

    Difficile è accettare e vivere con ciò che si è visto.

    A me viene da ridere della gente che cerca la verità e l'illuminazione, e dopo? Si è in grado di accettare la verità? Oppure la si ignora. E se non la si ignora, si ha la stabilità spirituale, mentale, per non dare fuori di matto quando tutto si è rivelato?

    Ciao.

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  7. In effetti la sensazione, riportata ad alcune mie esperienze, l'ho provata. Non l'ho cercata, mi è capitato di essere quasi folgorata da una verità sorprendente, che mi ha preso in pieno viso, che mi ha letteralmente stordita, poco importa quale sia stato il valore di quella verità, contava solo per me, per il mio contesto, ma mi ha fatto una gran bene, è stato come se all'improvviso conoscessi una lingua sconosciuta. Come se avessi scoperto il pozzo delle verità. Non so spiegarmi bene ma ricordo la buona sensazione che mi lasciò. La visione di alcune regole si modificò, è stato positivo.

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  8. # Tiziana:

    L'importante è che quella verità non svanisca. Che rimanga la meraviglia, lo stupore. Altrimenti diventa come tutte le meraviglie della modernità, dalla TV all'aereo: una volta ci saremmo meravigliati, oggi si sa solo dire: "e allora"?

    Ecco, la verità ha senso solo se ha un significato, quando non la banalizziamo finchè si può solo dire "e allora?". In fondo, la verità è alla portata di tutti, ma non tutti la accettano, la amano, anzi spesso ne sono annoiati. La finzione sembbra molto più divertente. Ma è la verità quella che costruisce davvero qualcosa, è solida come tutte le cose in fondo banali.

    La verità, una volta conosciuta, ha un terribile avversario: la fuga dalla verità.

    Ciao

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  9. Ma come posso rivolgermi ad un sconosciuto sordo per un consulto? Che senso avrebbero le mie parole dette ma non ascoltate, sentite? Quale problema potrei mai consegnargli solo con uno sguardo, una stretta di mano, con un abbraccio? E' forse un "lettore" del pensiero o un "vettore" delle mie emozioni? Dinanzi ad un sordo, divento sorda anch'io; cercherei un'alchimia con gli altri sensi, è vero, sempre se l'irascibilità che lo distingue me lo permetterebbe. Ma se è poi così irascibile come posso relazionarmi con lui che in fondo non conosce neppure il mio problema? E' un giudice infallibile nella materia, ma la materia è avallata poi da troppe variabili che lui non può ascoltare. Lui non si fida di me eppure io dovrei fidarmi di lui, sulla parola degli altri. No, non ci siamo.
    Credo che ognuno di noi abbia dentro di sè un'anima, una luce, un battito. Lo avvolgiamo però di inutili orpelli, lo camuffiamo, lo rendiamo quasi invisibile, celato sotto ampi strati di marmo. Ognuno di noi è scultore della vita. Dobbiamo noi cercare nell'altro quella luce, quell'anima, quel battito. E lo dobbiamo fare scalpendo piano piano quel marmo, levigando strato dopo strato fino ad arrivare a quella piccola luce, a quel piccolo battito. Solo allora conosceremo la verità dell'altro senza inutile diffidenza. Senza essere sordi, senza essere irascibili.
    Non volermene se non condivido in pieno il Tuo pensiero.
    Laura

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  10. Ciao Laura,

    mio nonno era sordo e irascibile, ma non era saggio né un buon giudice degli uomini.

    Naturalmente non basta essere sordi e irascibili per saper giudicare. Occorre saper "ascoltare" e ascoltando mettere di lato sé stessi. Essere sordi e irascibili aiutava il protagonista del racconto a non farsi distrarre, ingannare. Non è tutto, però aiuta molto. Lo dice uno irascibile che spesso cerca di essere sordo: aiuta semplicemente a non farsi ingannare, solo questo. Ma tolto l'inganno ciò che rimane è spesso bello.

    Ciao.

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    Risposte
    1. Vedi Exodus, si può "ascoltare" anche sentendoci perfettamente. Quello che mi riesce difficile è quel "giudicare". Perchè giudicare? Cosa vuol dire? Chi è il giudice e chi l'imputato? Giudicare = Ascoltare? Ascoltare gli altri, ascoltare se stessi mettendo da parte il pregiudizio, la prevaricazione è, a mio avviso, prerogativa di tutti. Non tutti però sono disposti a questo ascolto. Ed è molto facile fingersi sordi a questo richiamo. Ascoltare l'altro vuol dire "tendere una mano", vuol dire anche provare a mettersi nei panni dell'altro, ma sempre senza giudicare. I veri giudici, di fronte a qualunque avversità della vita, siamo solo noi stessi: mai gli altri. Ognuno di noi conclude affari e pratica scelte in completa autonomia, al massimo chiedendo un consiglio ad un amico/a o ad un familiare.
      Ti reputi irascibile (ed io ti credo sulla parola) e cerchi di essere sordo per non farti ingannare.... ma da chi, da cosa? Così facendo, non inganni proprio te stesso? Perchè presentare un'Io diverso dall'originale? Da cosa scappi?
      Vedi, io avevo un nonno sordarello, per la verità, ma tanto saggio. Ho trascorso parte della mia adolescenza in sua compagnia,amava ascoltarmi raccontare della scuola, delle amicizie, dei miei sogni e come commento ad ogni mio racconto diceva solo "Ah ... i giovani!". In quella frase c'era tutto e il contrario di tutto. In quel commento ho sempre trovato le giuste risposte, eppure ripensandoci non diceva nulla. Forse tutte le risposte sono dentro di noi, anche quelle spiacevoli che non volendo sentircele dire le demandiamo agli altri, giudici sordi ed irascibili. Ciao.
      Carla Castiglioni

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  11. Sì, in passato mi sono posto le stesse domande. Poi le risposte sono arrivate, magari non piacevano all'inizio, ma nel tempo si sono dimostrate valide.

    Ti allego un mio post in cui ho trattato tempo fa la questione:

    http://exodusclic.blogspot.com/2010/07/clic-di-felicita-come-trattare-le.html

    Tu dici: "da cosa scappi". Ecco il punto: la vita è una guerra, non si scappa, si combatte. Non con tutti, certo, ma nessuno, nessuno, neanche Gesù Cristo ha potuto esimersi dal lottare, e con furore. Se lo stesso Cristo non è stato risparmiato, la lotta non risparmierà certo me. Nel post c'è tutto.

    Però... però... Se una persona si trova bene nella situazione che tu descrivi, perchè non continuare? Se è felice, se è soddisfatta, se è appagata, se... allora perchè no? Io non lo farei mai, lo stesso Cristo non l'ha fatto, Budda rinviava a casa molti, Maometto gli dichiarava guerra, ma che importanza ha, perchè non provare la strada che indichi? solo l'esperienza è maestra di vita e parlarne non serve, serve sperimentare. Quando si è sperimentato, beh, allora si diventa davvero sordi e irascibili, perchè allora non c'è più niente da dire, è un linguaggio tatuato a fuoco sul proprio corpo, e sul quale non ci si può sbagliare. Occorre provare, fino in fondo ciò in cui si crede. solo allora si saprà se ciò in cui si crede è verità o menzogna, solo quando ci si è immersi rischiando.

    Ti auguro una buona serata.

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  12. Ho letto il post che mi hai indicato.
    La vita è una guerra ....?! Ma scherzi spero. La vita è una realtà nella quale ci troviamo da un giorno all'altro catapultati. Volenti o meno. Ed iniziamo un viaggio. La vita non è una guerra da combattere senza scappare. La vita è un viaggio, una strada da percorrere. Una strada dove troveremo viandanti come noi, impegnati come noi nello stesso percorso. C'è chi si ferma prima e chi va avanti, chi gira a destra e chi a sinistra, chi percorre la strada parallelamente a noi, chi striscia e chi vola, chi cammina e chi si ferma. La vita è "vita". La possiamo percorrere parlando, ascoltando, cantando o tacendo. Ci saranno delle cadute, dei momenti di sconforto, degli amici che ci tradiranno, proveremo delle sconfitte che ci sembreranno enormi ma ci saranno momenti indimenticabili, giornate che varrà sempre la pena di vivere, amici che arricchiranno la nostra persona, situazioni piacevoli da vivere. Non dobbiamo rischiare di vivere dobbiamo vivere e basta. Nel più semplice dei modi. Sperimentando senza armi virtuali, non ci sono combattimenti da affrontare, ci sono intorno a noi persone come noi, non ci sono nemici da abbattere. Il vero nemico è dentro noi stessi, è la paura del diverso, di non saper affrontare una situazione sconosciuta, aver paura di relazionarci ed interagire con l'altro. Trovare la giusta armonia (senza per questo diventare nè sordi e nè irascibili) è il primo passo per essere felici di essere sempre se stessi, senza inutili armature.
    L'esperienza non deve diventare un linguaggio tatuato a fuoco sul proprio corpo deve diventare solo ... memoria. Ricordare dall'esperienza ci rende persone mature, capaci di evitare una situazione negativa o ripetere una situazione piacevole. L'esperienza genera saggezza e la saggezza ci rende persone umili capaci di capire quando sbagliamo.
    Concediamoci un armistizio e deponiamo le armi.
    Auguro anche a te una buona serata.
    Carla Castiglioni

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  13. Io leggo e rileggo questo post ma non capisco. Perchè uno deve andare da un'altra persona per avere un giudizio sulla propria vita/scelte?Io mi fermo alla prima frase "Perchè vi rivolgete sempre a quell'uomo ..." e non capisco ... sono previste lezioni di recupero per i cocciuti come me???
    La frase che hai già detto diverse volte "la vita è una guerra" lascia anche me un po' perplessa, e condivido il pensiero di Carla. Mi dà la sensazione di una lotta contro sè stessi che porta allo sfinimento, forse basterebbe un pochino di accettazione e le nuvole si diraderebbero ugualmente ...

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  14. # Emanuela:

    un corpo umano, solo per respirare conduce ogni giorno una guerra contro tutte le forze di attrito che madre natura ci ha messo a fianco. Il respiro stesso è una guerra. Molte filosofie con miliardi di adepti (induismo, buddismo......) insegnano per prima cosa l'arte del respiro (o dovrebbero).

    Si dice che un corpo muore quando smette di lottare. Smette di lottare, di respirare.

    Non parliamo poi dello sforzo che compie il corpo umano per stare in piedi, una guerra continua contro la forza di gravità, per tutto il tempo che sta su.

    Ma questa "guerra" non è sfinimento. E' vita. Morte è l'abbandono, l'assenza della lotta. Siamo in guerra ogni giorno, ogni secondo. Il cervello non si spegne neanche di notte, continua a lavorare.

    Tutte le religioni considerano (nei fatti) la salvezza, l'illuminazione, una guerra contro sé stessi, la Jhiad, la conversione.

    Nei rapporti con i propri figli, le personalità che si scontrano fanno scintille. E mi fermo qui...

    Attenzione: questo tipo di metafora è come una barzelletta, se non si ride subito, non approfondire, lasciar perdere, è l'intuito che conta, è un lampo, indugiare sù col ragionamento è controproducente, porta solo a dubbi e confusione, è come uno specchio che riflette, se non riflette, lasciar perdere; anche nei koan, la risposta arriva solo quando si sono deposte le armi della logica.

    L'accettazione è fondamentale, ma è guerra, contro sè stessi. Gesù, che aveva accettato il suo destino, nell'orto degli ulivi, sudava sangue. Altro che guerra, fù uno strazio per lui.

    Detto questo, è soprattutto un'esperienza di vita che riflette ciò che ho scritto come uno specchio, se non si vede la guerra di forze fisiche, materiali, spirituali, umane, biologiche, naturali costantemente in opera (tra poco il Blizzard incontra il Burian e avremo altri giorni di maltempo) non saranno le parole a mostrarlo. Non è un ragionamento, un'opinione, è un'esperienza. Tutto è esperienza. Non occorre cercare di comprendere, ma di sperimentare.

    Riporto una celebre metafora:

    Ogni mattina una gazzella si alza, se non sarà più veloce del leone sarà mangiata.

    Ogni mattina un leone si alza, se non è più veloce della gazzella, morirà di fame.


    Detto questo, se non si vede la guerra in corso, perchè preoccuparsene?

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  15. Letto, post e risposte. C'è da rifletterci un bel po'.

    Soprattutto interessante l'ultimo scambio, tra Carla ed Exodus: secondo me non dicono due cose diverse :D

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  16. # Diemme:

    eh eh, a volte le cose è meglio prenderle come le barzellette: si ride subito o non si ride. Se ci si ferma a riflettere magari poi non si ridepiù, non si coglie più...

    Ciao!!!

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