Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


martedì 15 novembre 2011





"Insegnante! - gridò l'uomo - Chi ti rispetta obbedirà a quel che dici, ma un uomo come me non ti rispetta, puoi convincermi ad obbedirti?"

"Vieni accanto a me e te ne darò la prova" disse il maestro attorniato dalla folla.

Altero, l'uomo si fece largo e si avvicinò all'insegnante.

"Vieni alla mia sinistra e ti darò la prova". L'uomo si spostò, il disprezzo dipinto sul volto.

"Forse parleremo meglio se ti metti alla mia destra". Con aria disgustata l'uomo passò dall'altra parte.


L'uomo non comprese, ma la folla vide un uomo, così altero e orgoglioso, non accorgersi  che stava solo ubbidendo alla volontà del maestro, muovendosi come gli veniva suggerito.


Se so manipolare le forze, le energie insopprimibili, le persone, "ciò che è", non avrò bisogno di esercitare la forza, su me stesso, sugli eventi o sugli altri.


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25 commenti:

  1. Prospettiva interessante...e poi?...
    sereno finire del giorno..
    dandelìon

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  2. # Dandelion:

    mi hai fatto ricordare un pensiero frequente in questi giorni, quel "E poi...?".
    Vedi, sin da bambino io non accettavo la fine delle storie, per me il "Vissero felici e contenti" era una pugnalata, chiedevo sempre "E poi, e poi, e poi...". L'ho fatto fino all'età adulta.

    Poi, ho capito che il mio errore stava lì. "E poi?" è la mia trappola. Me ne libero solo se arrivo alla "fine del pensiero". Se accetto che il pensiero finisca. Allora succede una cosa stranissima, l'intero pensiero è come se bruciasse, si riducesse in cenere e si disperdesse nel vento, mostrando così la sua... vuotezza, vacuità.

    Naturalmente, "è un po' più complicato di così" e non riuscirei a spiegarlo compiutamente con un mezzo così poco efficace come le parole e la scrittura. Diciamo che non c'è "E poi" ma solo "Adesso".

    Se mi lascio prendere da "e poi?" non c'è niente ma proprio niente che possa essere considerato soddisfacente, è un veleno mortale. Anche se fossi ricco, bello, famoso, con moglie e figli meravigliosi, quel "E poi?" basterebbe a rendere tutto così incompleto, precario, come se ci fosse ancora chissà cosa che dovessi fare. E' un'illusione e semplicemente, non mi interessa "e poi?".

    E' stata una liberazione, il ragazzino ha cominciato ad apprezzare le favole, quando sento adesso "E vissero felici e contenti" riesco ad apprezzare in pieno ciò che ho ascoltato, è tutto lì. Ed è completo, non manca nulla, non può esserci "e poi".

    Ciao.

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  3. Buongiorno Exodus, ricambio con piacere la visita. Purtroppo non ho il dono della sintesi, e me ne scuso in anticipo.

    Da quando ho acquisito la consapevolezza di aver iniziato a camminare sulla "mia strada" mi sono varie volte interrogata su quale fosse il momento in cui la trasformazione era iniziata.

    La risposta più sensata è che la trasformazione è sempre in atto, che ogni nuovo giorno è la conseguenza dei giorni precedenti e che ogni conquista è il risultato di quanto e di come abbiamo saputo vivere e cogliere ogni attimo precedente.

    Ciò detto, credo che l'esercizio di ripercorrere a ritroso il proprio cammino, dando nuova luce e nuovi significati a ciò che abbiamo vissuto, da un punto di vista diverso, sia in ogni caso utile, perchè ci permette di attribuire un valore diverso, nuove luce alle tessere del nostro mosaico.

    Credo non sia per nulla un caso che alla mia prima visita qui mi sia imbattuta in uno degli elementi da cui indubbiamente non posso prescindere nel riconsiderare il mio processo evolutivo. Per me l'Aikido ha rappresentato la prima esperienza in cui ho considerato la possibilità di non oppormi incessantemente, con tutte le mie forze, con tutto il mio corpo, con tutte le mie energie alla vita e alle sue manifestazioni. La pratica dell'Aikido mi ha permesso di considerare l'esistenza di un modo diverso di reagire agli stimoli esterni, sicuramente non passivo, anzi molto più attento, armonioso e consapevole, ma decisamente meno violento, diretto e dannoso, in primo luogo per me stessa.

    L'ho interpretato come un percorso profondo, e per questo ad un certo punto ho dovuto mio malgrado allontanarmi dalla pratica, perchè a causa di un trasferimento forzato di Dojo sono incappata in un contesto per il quale sembrava essere più importante il calendario degli esami che non il percorso interiore, e non ho saputo trovare un modo "morbido" per gestire questo contrasto. Ma come spesso accade, al dilà delle apparenze, i semi che i Maestri e i compagni di pratica hanno messo a dimora in me sono germogliati, con i loro tempi, e ora sono piccoli alberi nel mio giardino interiore. Grazie.

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  4. # Isa:

    Durante una dimostrazione di Aikido a cui ho assistito, un vecchio e all'apparenza fragile maestro si vedeva arrivare addosso un giovane muscoloso. Diceva alla classe:

    "Non dovete temerlo, è un vostro amico" e giù a far volare l'avversario. Aspettarlo rilassato. Sorridente.

    Di nuovo.

    "Come stai, da quanto tempo" di nuovo l'assalitore a gambe all'aria.

    "Che piacere!" altro volo.

    "Da quanto tempo!" e zum!

    "Posso offrirti..." patapuf. Senza sforzo, col sorriso sulle labbra, guardare l'assaltore che si avvicina sorridendo.



    Il lavoro: "Ma che piacere..." e puff.

    Le bollette: "Ma come stai?" e vrannn.

    Le offese: "Ma posso offrire.." e brang.

    La busta paga zeppa di errori: "Ma eccoti ti aspettavo...", e kram.

    Lo stress della vita: ""Da quanto tempo..." e via inviarlo a gambe per aria.



    Se uno può affrontare un assalitore giovane e robusto sorridendo, aspettandolo con piacere, può aspettare tutte le storture della vita aspettandole, sorridendo e inviandole a gambe per aria.

    Bel sito il tuo.

    Ciao.

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  5. Mi è capitato, qualche mese fa, di credere di aver morbidamente buttato a gambe all'aria una enorme stortura. Ero così felice, di essere rimasta illesa, di aver consumato poca energia, di esser rimasta "ben piazzata". "Ce l'ho fatta!" ho pensato, "ho trovato la via della minore resistenza".

    Poi, più di recente, la verità è emersa. Semplicemente la mia è stata una non-resistenza, sono rimasta immobile e sorridente a guardare incredula chi mi ha trafitto con tale violenza da trapassarmi con tutto sè stesso.Semplicemente il "nemico" era ai miei così infinitamente più forte, invincibile, così profondamente non-nemico che non ho affrontato, non ho reagito, ho "congelato" l'evento, non ho elaborato il lutto.

    Io non ho ricordi coscienti di altri casi in cui "non ho affrontato", anzi il contrario, come dicevo sopra. Quindi ora sto cercando di capire quale sia il significato della mia non-reazione nel contesto del percorso che sto seguendo.
    Grazie.

    RispondiElimina
  6. # Isa:

    non ha importanza se sei "morta", l'importante è "risorgere". Gesù ha impiegato tre giorni, se tu impieghi tre mesi o tre anni è tutto normale. Era Dio, eppure l'hanno trafitto lo stesso. Se è capitato a lui, figurati a me. E da gente a cui aveva soltanto fatto del bene. E' tutto normale, non c'è errore, è così che deve andare. Si deve "morire", non è importante. Anzi, se uno risorge ha dimostrato che quella "morte" non ha effetto su di lui. Si muore e si risorge.

    Come ho detto, il contesto della "non - reazione" te lo posso spiegare io semplicemente: in quel momento dovevi morire. Lo so non perchè sono uno sciamano, ma in quanto tengo l'esperienza della vita di Cristo come guida e mi ha sempre regalato le risposte. Ma non è importante, non occorre fermarsi a, bloccarsi, a cercare di capire, non serve, è un opporsi al flusso, non "funziona".

    Ciò che funziona è la "trascendenza" (ovvero "santità" nel senso originario del termine): non importa se sono morto, tanto risorgo. E nascita e morte e rinascita sono un ciclo che è presente in questa vita, se lo ostacolo non c'è evoluzione nè fisica nè spirituale. Mi diceva un medico che dopo sette-otto anni, ogni cellula del nostro corpo è morta ed è stata sostiuita da un'altra con la stessa impronta genetica. Siamo tutti morti e rinati dentro ma non ce ne siamo accorti.

    a proposito, non ho mai detto"non affrontare", anzi, se accogli l'ostacolo, l'avversario come "tuo amico" e poi gliele dai di santa ragione (come nell'aikido) eviti anche il timore del confronto. Affronti e bastoni eccome!

    Ciao!

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  7. "Se so manipolare le forze, le energie insopprimibili, le persone, "ciò che è", non avrò bisogno di esercitare la forza, su me stesso, sugli eventi o sugli altri."

    La definirei la perfetta sintesi della definizione di manipolazione mentale di massa.
    Sei un grande Exo

    Live simply take it easy
    Alberto

    RispondiElimina
  8. # Alb:

    premetto che la "manipolazione" delle forze della natura, delle persone, delle energie non è un'abberrazione ma lo svolgersi naturale delle cose e rientra in un ordine naturale preciso.

    L'agricoltura è manipolazione, la scelta delle sementi, l'irrigazione, l'allevamento degli animali, il tenere un animale "domestico" in casa (sottraendolo al suo ambiente naturale), lo sfruttamento delle energie, del petrolio, del gas, etc...

    In ambito umano la seduzione è manipolazione (per quanto gradita), l'educazione e il conferimento di valori sono manipolazione, nel senso deciso dai genitori, si costruisce uno schema di riferimento e poi, se il bambino è fortunato, i genitori gli permettono di muoversi entro le maglie di questo schema. Un bambino senza manipolazione (educazione) non diventa un bambino "libero e creativo", ma un sociopatico, una persona che non riesce a prevedere le conseguenze delle sue azioni sull'ambiente che lo circonda. Compito dei genitori è appunto, tra molti altri, quello di insegnare al bambino di rapportarsi con l'esterno, facendogli comprendere le possibili conseguenze delle sue azioni.

    Questo per dire che non esiste l'assenza di manipolazione nella specie umana, l'uomo non può essere lasciato senza una qualche forma di controllo o di auto-controllo (auto-manipolazione) perchè è davvero distruttivo.


    Detto questo, occorre anche controllare questa capacità, questo potere, altrimenti può assicurare molte cose ma non la pace ad una persona. Io credo che il vero potere della manipolazione, saperla controllare, richiede anche lasciare che le cose seguano il loro corso. Sembra un contro-senso, ma credo che sia ciò che differenzia una pratica sana da una distruttiva. Come un genitore influenza il figlio, ma poi dovrebbe saperlo lasciare libero, così chi è in grado di sfruttare le energie a suo favore, dorebbe anche essere in grado di distaccarsene. Altrimenti diviene esso stesso manipolato, dalle proprie passioni. E non c'è schiavitù peggiore di questa, non si riesce ad uscirne.

    Ciao, ho capito cosa stai combinando col "moro", però devo terminare l'intervista, poi ripasso :-)

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  9. Perchè MANIPOLARE, in che senso? Forse fraintendo questa parola e non riesco a condividerne il valore, mi sfugge qualcosa ...

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  10. # Emanuela:

    vedi la risposta al commento precedente.

    Manipolare nel senso di utilizzare le energie presenti invece di contrastarle; invece di provare a crearne di nuove; invece di lasciarle lì inutilizzate;

    la manipolazione è creazione. Nel senso che la creazione tout-court non esiste, noi "utilizziamo" ciò che è già presente in natura lo "manipoliamo";

    Nello stesso racconto biblico l'uomo non viene creato, viene manipolata della materia in cui viene infusa un'anima; la donna idem, m'è costata una costola.


    Quando prometti ai tuoi figli una ricompensa per un lavoro ben fatto, che loro non vogliono fare, beh, anche in quel caso.....

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  11. "Quando prometti ai tuoi figli una ricompensa per un lavoro ben fatto, che loro non vogliono fare, beh, anche in quel caso....." proprio a questo pensavo: sto leggendo un libro che mi ha spalancato un mondo stupendo riguardo la MANIPOLAZIONE nelle sue varie specie, e proprio per questo mi dà un po' da fare questa parola.
    Avevo letto il commento che dici tu, ma continua a darmi da fare questa parola ...

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  12. # Emanuela:

    E' manipolazione, e allora? Credi che l'uomo sia nato per non essere manipolato? Non sopravviverebbe in natura, è troppo fragile, indisciplinato e autodistruttivo. Ha bisogno di essere manipolato, anzi si manipola in continuazione esso stesso, pensa a tutti gli sforzi che fanno i bambini per studiare, e i loro genitori per farli studiare. Se tu gli dicessi che studieranno dai sei ai venticinque anni, vent'anni, per rischiare di finire disoccupati, credi che sarebbero stimolati? No, gli presentiamo solo l'aspetto migliore di tutto, le opportunità, le speranze, etc...

    Non gli diciamo che passeranno la parte migliore della loro vita ad accumulare nozioni inutili, che nessuno apprezzerà, che si annoieranno sul lavoro come si annoiano sui banchi di scuola, che uscendo dalla scuola saranno schiavi di un capo-ufficio meno istruito di loro.

    No, noi gli presentiamo la parte migliore. Li manipoliamo, senza porci troppi problemi, "per il loro bene". E allora? E' sbagliato? Esistono alternative? Dobbiamo dirgli la verità cos' si suicidano durante l'adolescenza? Non gli nascondiamo forse la parte più cruda dell'esistenza?

    Ecco, non porti troppi problemi, la manipolazione (educazione, pensiero positivo) è indispensabile per farli sopravvivere.

    E quella manipolazione chiamata "ottimismo"? E' sbagliata?

    Il problema non è la manipolazione, sei tu, genitore. Sta tutto in te. Se tu non manipoli i tuoi figli, fermandoti tra l'altro al momento opportuno, la giungla li divorerà.

    Per me si può ovviare ai possibili danni solo così, riscrivo l'ultima parte del commento ad Alberto:

    "Detto questo, occorre anche controllare questa capacità, questo potere, altrimenti può assicurare molte cose ma non la pace ad una persona. Io credo che il vero potere della manipolazione, saperla controllare, richiede anche lasciare che le cose seguano il loro corso. Sembra un contro-senso, ma credo che sia ciò che differenzia una pratica sana da una distruttiva. Come un genitore influenza il figlio, ma poi dovrebbe saperlo lasciare libero, così chi è in grado di sfruttare le energie a suo favore, dorebbe anche essere in grado di distaccarsene. Altrimenti diviene esso stesso manipolato, dalle proprie passioni. E non c'è schiavitù peggiore di questa, non si riesce ad uscirne".

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  13. Mmm che bei commenti!
    Sono totalmente d'accordo con Exodus su tutto!
    Tutto il mondo usa la manipolazione a più livelli e per molteplici interessi pochi però si salvano dalla trappola del meccanismo e ne rimangono, a loro volta, prigionieri.
    Come genitore spero di riuscire, come dici tu, a distaccarmi; nella speranza di poter offrire a mio figlio dei validi spunti per rapportarsi con gli altri.
    Vedremo!
    Live simply take it easy
    Alberto

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  14. "Credi che l'uomo sia nato per non essere manipolato?" ... Che la manipolazione sia parte del vivere comune è innegabile, ma che l'uomo sia nato per essere manipolato ... Trovo che questo sia in netto contrasto col distacco di cui parlavi qualche tempo fa. Manipolare vuol dire volere che le cose vadano a proprio modo, io vinco tu perdi.... sorry ... ma questa volta non riesco a condividere le tue idee.
    Ma ti abbraccio lostesso ...

    RispondiElimina
  15. # Emanuela:

    Il bambino che fa gli occhi dolci non manipola il genitore? Chi glielo ha insegnato? Non è forse innato? Perchè credi che nascano con gli occhi così grandi. E la bambina che seduce il papà con le moine? L'ha letto su "Metropolitan"?

    Senza manipolazione ci sarebbe seduzione? Il richiamo sessuale non è forse interamente manipolativo, su base genetica? Niente manipolazione niente sessualità.

    E se fosse un genitore a "manipolare" il figlio per insegnargli a distinguere tra bene e male e permettergli un giorno di distinguere da solo? Cosa credi che succederebbe se questi "valori" non venissero inculcati? Non è manipolazione insegnare ad un bambino: "se sei in autobus seduto e vedi una donna anziana che pass alzati, anche se sei stanco, per che questo è BENE".

    Perchè un bambino senza "manipolazione" non dovrebbe rispondere: e a me cosa interessa, la sua vita è finita, la mia inizia adesso.

    Un tempo i giovani abbandonavano gli anziani al loro destino e gli anziani lo accettavano per non pesare sul gruppo. Poi hanno inculcato nei cervelli la norma secondo cui assisterli è BENE, e sono state comminate pene terribili per chi trasgrediva. Allo stato selvaggio gli uomini abbandonano i vecchi, come gli animali.

    E Dio? Non manipola forse dall'inizio? No ti pone in un posto che tu non hai scelto, con una razza che non conoscevi?

    La legge è manipolazione? Obbligarti a pagare le tasse è manipolazione? Ad arrivare sempre tardi perchè non puoi superare i 100 è manipolazione?

    Sai cos'è l'uomo non manipolato (educato, legalizzato, religiosizzato)? Una razza estinta. Poche centinaia di migliaia di uomini.

    Cmq, non è importante essere d'accordo con me, in quanto, per la sindrome di Exodus, non è tanto l'opinione che mi interessa ma "ciò che è". Ovvero l'osservazione diretta della realtà e l'abbandono dell'opinione che palesemente non riflette la realtà, l'eliminazione perchè diventa un peso inutile: non ho mai incontrato nessuno che non abbia subito manipolazione. Mai. Nessuno. Non ho idee in merito, ne voglio averne: è già difficile osservare "ciò che è"...

    L'uomo è nato per essere manipolato. Ma anche per mangiare, morire, riprodursi, la donna soffrire le doglie del parto... Ci si ribella all'idea della manipolazione ma non della morte, della sofferenza, del bisogno di cibo, di acqua, di aria, dell'invecchiamento fino all'invalidità... Perchè? E' una fatto sensato o un fatto culturale (manipolazione a sua volta). Ci hanno insegnato: "senti va bene tu devi aver bisogno tutta la vita di denaro, di un poliziotto che ti protegga, di un avvocato che ti difenda, di calore fisico ed umano, crescerai, invecchierai, morirai, farai compromessi con i parenti, il partner, i figli, i vicini, il posto di lavoro. se avrai figli soffrirai... però, assolutamente, nessuno ti dovrà mai manipolare?". Non è manipolazione nella manipolazione questa? Non è dare un'idea di "libertà" che appena prima è stata clamorosamente smentita? (continua)

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  16. (segue):



    Quindi l'idea di "non manipolazione" è menzogna. L'idea di "non manipolazione" è il MATRIX: tutti erano convinti di essere liberi, in realtà stavano nelle cupole. Però non poteva essere rivelato. Perchè la ribellione sarebbe scoppiata solo quando si sarebbe avuta la consapevolezza: "si, questo non è vero, sono nel MATRIX".

    Poi continuate a parlare di "distacco", cosa che io non ho mai detto, io parlo di attaccamento al momento attuale, "distacco" da tutto il resto, che è ciò che non esiste o è già finito. Inoltre io non ho mai messo in dubbio il fatto di essere manipolato e la cosa non mi tura affatto perchè non sono Dio. Anche oggi è successo: sono dovuto usciire di casa ad una certa ora, entrare al lavoro ad un altra, ogni giorno faccio colazione, pranzo, cena ad una stessa ora più o meno, sono costretto dalla mia stessa natura biologica, che mi manipola, ad andare a letto la sera, provo attrazione per certe donne che disprezzo ma i miei geni mi manipolano e fanno esplodere gli ormoni, devo sottostare ai bisogni del mio corpo, che mi manipola, e mi fa andare in bagno quando LUI ne ha voglia, ogni tanto mi causa emicranie, il mio cervello mi manipola e comincia ad elaborare pensieri senza la mia autorizzazione, preoccupazioni non richieste, e tutto l'armamentario. Non è manipolazione questa? Allora vediamo cose diverse, poco male, ma io trovo pace solo in "ciò che è". A quel punto, ho accettato la manipolazione, e compreso che in nessun modo essa mi è di ostacolo.

    L'idea di "non essere manipolati" è un astuto strategemma per non vedere livelli più profondi di coscienza, soffermandosi su di uno superficiale, ed è lì che si trova davvero la possibilità di essere felice, nel sotterraneo che nasconde la vera natura.

    La mia proposta di matrimonio nei tuoi confronti è sempre valida, tanto lo so che proverai a manipolarmi come fanno tutte le donne coi mariti (li il "io vinco, tu perdi" è ... a fin di bene!) :-)

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  17. Scusate, sarò terra terra ma al linguaggio sono sensibile:
    manipolare: modellare oggetti con le mani e altri attrezzi; condizionare (fig. spesso negativo), contraffare

    Quindi "manipolare" ha un altro significato, lo puoi certamente usare in senso più allargato, ma in un contesto così "filosofico" bisogna essere precisi. Manipolare la terra non ha lo stesso significato di manipolare una persona, come manipolare una persona non significa educarla.

    Poi, sicuramente mi sto perdendo un passaggio importante, e chiedo semmai scusa, ma le bollette non posso manipolarle, devo pagarle. No?

    LaStancaSylvie

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  18. Ciao Silvye,

    interessante commento quando dici: "Al linguaggio sono sensibile". Bene. E se la trappola fosse proprio il linguaggio? Ovvero, se il linguaggio esso stesso operasse una "partizione" per permettere una più semplice "comunicazione" tra le persone ... ma alla fine non rispecchiasse la realtà ma una semplificazione della realtà? E tale semplificazione cos'è se non una gabbia che non ci permette di accorgerci pienamente della realtà in cui siamo immersi.

    E' la famosa storia del dito che indica la luna. Il linguaggio indica la luna, ma non è la luna. E se si segue il linguaggio non si arriva da nessuna parte in quanto è esso stesso... manipolatorio.

    Ho visto più volte nel tuo sito che sei sensibile alla manipolazione da parte di altri, i superiori, capi, etc.... Bene. Ma poniamo che tu avessi un niotino che con i suoi splendidi occhi dolci ti supplicasse di fare qualcosa che a te non va... magari la faresti, e anche felice di averla fatta, ma anche quella è manipolazione. Non c'è niente di filosofico in quanto è la prima realtà che incontriamo, il bambino è piccolo e indifeso, se non riesce a "farsi amare" verrà abbandonato dal padre subito e dalla madre non appena saranno terminate le cure parentali. Come accade negli animali. Ma anche negli umani l'abbandono del padre non è cosa rara. Ma, se il bambino riesce a fare breccia, a "smuovere", manipolare il padre, non verrà più abbandonato.

    La differenza tra le forme di manipolazione, sao da cosa è data? DAL NOSTRO CONTESTO MORALE.

    (continua)

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  19. (segue)

    Noi operiamo una partizione tra ciò che è moralmente accettabile o meno. Alcune cose lo sono, per noi, altre no. Ma il principio di azione è sempre lo stesso. Addirittura all'interno di una singola mente umana, essa si automanipola, si condiziona, si convince che...

    Ma io non parlavo di "moralità", ma del modo in cui la mente funziona. E comprendendola, si può, come scrivo nel post, dirigere sè stessi e il mondo attorno a sè, anche in armonia con gli altri, invece di sbatterci contro.

    Per la BOLLETTA, spiego ciò che mi è successo questa settimana per fare un esempio di come la "bolletta" (la carta) non può essere manipolata ma la rabbia, l'infsofferenza, lo stress sì: ho un problema che si protrae da mesi con una busta paga, anni fa sarei stato ansioso, avrei caricato a testa bassa, mi sarei forse scontrato. Oppure avrei fatto finta di niente ma sarei ribollito dentro ogni volta ci avessi pensato.

    Da tempo, memore del maestro di aikido, quando sorge un problema, non lo vedo come un avversario da combattere, così mi stresso appena ci penso, ma come "un amico". Lo vedo arrivare e invece di irrigidirmi sorrido. Come il maestro di aikido. E poi lo stendo. Magari il problema si rialza subito perchè è molto coriaceo, ma non ha importanza, non penso "maledetto vuoi farmi morire", penso "ma che piacere", e slam, faccio di tutto per abbattere quel problema. "Ma posso offrire..." e giù mi do da fare, ma sorridendo. "Come stai?" dico quando vedo arrivare il nuovo problema, "quanto tempo..." e zum, scrivo una lettera, telefono, invio un fax...

    Spero di essermi spiegato, non è la "bolletta", ma il modo in cui la affronti. E' andare a casa la sera sorridendo del problema.


    Ciao!

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  20. Ma sai che hai ragione...star lì ad aspettare il poi...nel frattempo "l'ora e qui" perde di sapore...non apprezzato , si svuota dell'essenza che dovrebbe donare in emozioni, sensazioni, acquisizioni. Il pensiero al quale mi aggrappo sovente in questo periodo, spesso mi lascia il vuoto...dopo il pensiero dovrebbe esserci una ri-partenza...consapevolezza... per poi riprendere il cammino nel magico Giardino della Vita...grazie...un sorriso..
    dandelìon

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  21. # dandelion67:

    Senza contare che "aspettando il poi" la vita, semplicemente, finisce...

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  22. cerco di assimilare il tuo post e i successivi commenti perché anche io sono refrattaria al termine manipolazione, anche se ho capito perfettamente il senso del suo uso. So benissimo che quotidianamente siamo vittime o artefici di una forma di controllo dell'altro, delle cose, degli eventi, persino di se stessi e del proprio pensiero! E poi lo sai che sono una convinta sostenitrice del fatto che si possa e si debba vivere col sorriso sulle labbra, lasciando fuori la porta tutto il resto! Un caro abbraccio dall Turista di mestiere sorridente :D

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  23. Turista al galoppo:

    Con te è sempre "un po' più complicato di così", perchè tu hai accesso ad una realtà molto più ricca, a volte addirittura parallela a quella grigia e con meno colori in cui vivono gli altri. Magari tu sorridi e gli altri si chiedono perchè. C'è un motivo, magari tenti di spiegarlo, di far sentire quello che senti tu, mostrarne la bellezza, la logica, la semplicità, l'ovvietà quasi, di coinvolgere con la tua carica di energia, di arricchire.


    Hai mai pensato che nel momento stesso in cui fai questo, ogni giorno, stai in realtà manipolando un ambiente che rispetto a te è chiuso, refrattario, bradipo? Perchè vuoi che altri accedano a ciò che senti tu? PEr modificarne lo stato naturale che è così spento, fermo, inerte? Beh... se sai dargli una "sferzata di energia", vuol dire che la manipolazione è riuscita. Hai cambiato uno stato naturale. Non ha importanza se è stato un bene o un male, non c'è un ordine morale in questo.

    Ci sono, semplificando due modi, per esercitare una manipolazione: entrare nella vita degli altri oppure fare in modo che gli altri entrino nella tua e ne siano... conquistati, affascinati, influenzati, compiaciuti, interessati. Data la tua carica energetica e il tuo rispetto per gli altri, credo che tu attui il secondo modo, apri la tua porta e fai entrare nel tuo mondo, nei tuoi progetti, nei tuoi sogni. Questa è una splendida manipolazione. Ero così bradipo, steso sul divano, a bermi una birra mangiando pop corn e guardando la soap, e tu sei venuta a convincermi ad interessarmi al mondo, a progettare, a disegnare cose nuove. E' un bene, sì. E' manipolazione, cambiamento dello stato naturale precedente, sì.

    Hai deciso di interessare e hai interessato. Hai deciso di smuovere e hai smosso. E' passato il tornado e ha spostato piatti, bicchieri e posate.

    Ciao e buona serata :-)

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  24. vista così la manipolazione mi piace un sacco ^.^
    Mi vado a leggere il nuovo post sul tempo. Un abbraccio a te dalla Turista Manipolatrice (ma educata, che fa entrare gli altri nel suo mondo!)

    RispondiElimina

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