Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


sabato 2 luglio 2011

CAMMINO SULL'ACQUA - PARTE SECONDA




Una corretta pratica di vita non è una forma di eccitazione o agitazione, bensì la concentrazione sulla nostra solita ‘routine’ di tutti i giorni.

Shunryu Suzuki-roshi


Il numero di parole è un meraviglioso indicatore della funzionalità di un sistema: se un sistema funziona lo metto in pratica, se non funziona, o tarda a funzionare, ne parlo all’infinito. Più parole uso meno funziona il sistema. Ne scrivo, ne leggo, ne parlo, lo studio, tutto per spremere quella pietra, cercando sempre, alla ricerca di qualcosa che mi sfugge, ma in realtà non c’è niente. E tutto lì, evidente, già espresso. Se funziona, non ho bisogno di andare oltre, raccolgo i frutti e vado avanti. Molti, pochi frutti, non è quello che conta,  ma  raccolgo e vado avanti. Passo ad altro, parlo di altro, evolvo, approfondisco. Ciò che funziona entra subito a far parte di me, nient'altro da cercare.


Delle cose che davvero funzionano neanche ci accorgiamo, neanche ci ricordiamo.

Se stiamo troppo su un pensiero, una questione, un progetto, è che non sta funzionando.


Posso scegliere se fissarmi su alcune cose (che non funzionano) o passare ad altro. Posso accettare la realtà e investire su ciò che davvero sta funzionando. In quel caso neanche mi accorgo di farlo, scorre tutto semplicemente. Finché il mio corpo è sano, funziona, non gli presto attenzione. Se sta male comincio ad interessarsene. Se mi ammalo la salute diventa un'ossessione. L'amore dei miei genitori è scontato finché non mi viene a mancare. Finché funziona ne godo semplicemente. Un rapporto che funziona sembra addirittura noioso, si cercano stimoli. Una rottura o un divorzio non sono mai noiosi. Un lavoro retribuito diventa scontato, tedia. Una disoccupazione improvvisa mette in crisi.


Alla fine la mia attenzione si fissa sui sistemi che non funzionano.


Viene definita selezione inversa: focalizzo l'attenzione su ciò che non funziona. Dato che non funziona non posso mietere successi. Appare un blocco nella mia vita e non so spiegarlo, come uscirne, perché non vado avanti? Semplice: sono focalizzato su ciò che non funziona. Non funzionava prima, ci penso sempre, non funziona dopo. E' come partecipare ad una maratona, la vita, con una corda che lega le gambe. D'altronde non avrebbe senso il contrario: focalizzare l'attenzione su ciò che funziona. Il motivo è semplice: nello stato naturale della mente, l'attimo che funziona viene vissuto senza focalizzarsi su di esso.  La mente come specchio: riflette l'attimo, si immerge in esso, e lo lascia scorrere per vivere l'attimo successivo, rispecchiare la successiva immagine. Lo specchio non è mai vuoto, non potrebbe, riflette l'attimo senza fermarlo, trattenerlo, analizzarlo, parlarne, cercare soluzioni. Se cerco la soluzione vuol dire che ho creato il problema, ciò che non funziona

Rifletto e lascio scorrere naturalmente molte cose, cose che funzionano. Senza accorgermene, è semplice con ciò che va bene nella mia vita. Lo vivo e lascio andare, lascio mente perennemente pronta ad accogliere, vivere, lasciar andare, ricrearsi. Il problema è che mi blocco su ciò che invece non funziona.


Ciò che penso per il 90% del tempo è qualcosa che non funziona. Ciò che funziona l'ho già lasciato andare.


E' la ragione del blocco: mi ostino a viaggiare su un auto senza motore. Ciò che penso in realtà non funziona, non da frutti, non mi aiuta. Penso, ripenso, stra-penso, ma poi, al momento opportuno, mente reattiva prende il sopravvento in quanto stufa di vedermi perdere tempo in infiniti ragionamenti su cose che non funzionano. In quel momento, prende il controllo (anche se in realtà non l'ha mai perso) e agisce. Tutto quel pensiero inutile, quel mucchio di ciarpame, quelle preoccupazioni. Quando è venuto il momento il vero pilota si è mosso. Adesso posso continuare nella mia illusione e continuare a pensare a... ciò che non funziona, e non funzionerà mai. Basta vedere dove plana continuamente il mio pensiero per accorgermi di ciò che non funziona. Come un drogato, continuo a focalizzare il pensiero su ciò che non va e non può andare. In questo stato, una condizione di vera felicità è impossibile.


“Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno?”

Luca 13,6-9


Tagliare l’albero secco, quello che mi illudo porterà un giorno lontano frutti buoni. Se non porta frutti oggi, non ne porterà domani. Mi aggrappo ad esso pensando di non avere alternative, e divento schiavo, servo. L’albero è l’impedimento, non soluzione. E’ semplice, basta non parlarne. Se l’albero porta frutti buoni mi sazierò, anche nel silenzio. L'albero esisterà anche nel silenzio. Se ho bisogno di parlarne sempre, motivarmi, ispirarmi, educarmi, vuol dire che non c’è niente dietro, è tutta un illusione che sottrae linfa al terreno, quell'albero non vale niente. Non sto galleggiando, sto annaspando. Non ci sarà successo futuro, ma un eterno cercare di rimanere a galla.

Mi sforzo, volontà, impegno, studio, dialogo, tutto per trovare una via d’uscita. Nel mio intimo osservo frustrato i miei tentativi che vanno a vuoto. Non vado da nessuna parte anche se voglio illudermi del contrario. In verità non voglio vedere la realtà di un mare maestoso, terribile, in perenne movimento, mostri marini in agguato, correnti mortali, no, quello che voglio è… Un po’ di acqua in più, un po’ di acqua in meno, un po’ di tempo in più, un po’ di tempo in meno, un mare al posto di un altro, un fiume al posto di un mare, un lago al posto di un fiume.

Cambiare, migliorare, progettare, pianificare, sognare, parlare... un po’ di acqua in più nel mare, un po’ di acqua in meno nel mare, il fiume al posto del mare, un po’ di impegni in più, un po’ di impegni in meno, un po’ di lavoro in meno, un po’ di vacanza in più, Dio che solo a guardarmi gli girano i maroni e alza gli occhi al cielo, ma dato che Lui è già il cielo deve spostarlo un po’ più su altrimenti lo sfonda a testate. Ed io laggiù, cresco, decresco, lavoro di più, di meno, parlo, m’infervoro, studio, ragiono scambio opinioni. Poi arriva la voce, tonante, d’improvviso, dall’alto, che grida:


“E’ acqua, stronzo, che tu la sposti da destra a sinistra o da sinistra a destra, è acqua!!! Cambia canale!!!”.


Cambia schema di pensiero. Non è quello. Ciò a cui stai pensando non funziona. Ci pensi sempre proprio perché non funziona. In quel mare terribile che è la vita molti trovano pace, si divertono, senza bisogno di cambiare mare. In quel mare, che è lavoro, famiglia, traffico, sopravvivenza, colleghi, routine, molti non hanno timore di vivere, portarvi i bambini, divertirsi. Hanno imparato a nuotare, galleggiare, camminano sull’acqua. Se so nuotare mi muovo con grazia in mare, fiume, lago, piscina. Non ho bisogno di cambiare l’acqua, mettere, togliere. Non ho bisogno neppure di parlarne, fa parte di me. Il mio disordine non è di natura fisica. Credo lo sia ma non è così. Non è il traffico, la compagnia, il lavoro, il meteo, l’origine del mio disagio. Posso crederlo ma non è così. Il guru potrà convincermi, ma non è così. Potrò cambiare, stare meglio, peggio, fingere, ingannarmi, suggestionarmi, arrabbiarmi, indignarmi, emozionarmi e deprimermi, ma la verità non la si cambia. La verità non è parole ma sperimentazione. E la realtà della vita è che felicità o infelicità non dipendono da più denaro, meno denaro, più lavoro, meno lavoro, più mare, meno mare, più vacanza, meno vacanza.


Il miglior indicatore della felicità futura di una persona è la sua felicità passata.

Daniel Neettle – psicologo ricercatore


La capacità di provare felicità nella situazione in cui mi trovo. Possono esserci situazioni di grave sofferenza, che minacciano la sopravvivenza o l’ordine sociale, in cui un cambiamento può significare molto, la salvezza. Ma, superato lo stadio della sopravvivenza e della ricerca di ordine sociale, per ciò che viene dopo, aggiunto, se non avevo pace prima non l’avrò neanche dopo; se non ero felice prima non lo sarò neanche dopo. Se mi rendo conto che ciò che cerco, che mi manca, è qualcosa in più della sopravvivenza e della ricerca di ordine sociale, so già che non sarà un cambiamento esterno a darmi ciò che desidero. Forse sperimenterò qualcosa nei giorni eccitanti del cambiamento, ma il corpo è costruito per tornare ad una situazione di normalità nei tre-sei mesi successivi all'evento. In questo tempo il cambiamento sarà stato assorbito e il mio livello di soddisfazione tornerà sui livelli precedenti. Se tornassi indietro ne soffrirei, ma avendo raggiunto questo nuovo livello, la differenza di soddisfazione vitale rispetto a prima non sarà elevata. Anzi, è spesso modesta, trascurata e trascurabile, del tutto sproporzionata rispetto agli sforzi intrapresi.

Ma il guru continua a ripetermi che non è vero. Mi dice che posso raggiungere quell'obiettivo, devo raggiungerlo, altrimenti la mia vita non avrà senso, perderò molto, perderò tutto.  Sarà un fallimento. Dice il guru, e mi mostra come ha fatto lui. Lui è l'esempio vivente di ciò che io posso diventare. E io vedo ciò che lui è: un simulacro. Uno che finge. Uno che non è affatto più felice di me, ma fa di tutto per dimostrarmi di esserlo. Un venditore di tappeti. Mi fido di me, del mio corpo, delle mie percezioni e non credo al guru. Mi fido di mente. Io non so cosa fare, ma lei sì. E provo, sperimento, riesco, fallisco. Meglio provare e fallire che vivere quel senso di impotenza dovuto a inseguire l’illusione. Se fallisco potrò essere libero. Se continuo ad illudermi no. Se penso sempre alla stessa cosa, se ne parlo troppo, vuol dire che è un fallimento ambulante, e cambio registro.

Vivere in un bell'ambiente è meglio che vivere in uno brutto; un posto pulito è meglio di uno inquinato, uno conosciuto meglio di uno sconosciuto. Ma la vera differenza non è data dal cambiamento, in quanto la modifica della realtà è un’operazione complicata, dispendiosa, spesso al di fuori della mia portata. Ciò per cui invece è stato costruito il mio corpo, la mente, è la flessibilità. La sua capacità di accettare e di essere felice. Non sono stato costruito per cambiare le cose, ma per essere felice.


Quando sei determinato l’impossibile non esiste: allora puoi muovere cielo e terra.

Muovere cielo e terra senza sforzo è una semplice questione di concentrazione

Hagakure, libro 1, passo 144


Letto con gli occhi dell'occidentale, di colui che ha bisogno di cambiare il mondo attorno a sé per cambiare sé stesso, questo passo sarà travisato, rovinato. Per Yamamoto Tsunetomo, il samurai, muovere cielo e terra non significa cambiare il mondo. Significa disciplina. Disciplina su sé stessi. Muovere il proprio cielo e la propria terra, fare ciò che si credeva impossibile: dominare sé stessi. E dominandosi cambiare la propria realtà di vita. Non perché si cambia realtà di vita, ma perché si sceglie di essere felici, disciplinati, in pace, determinati, adesso. E forse cambierà davvero il mondo.

La mentalità corrente, di fatto, mi considera un animale. Uno che non potrà essere felice se non soddisfa i propri bisogni, impulsi, desideri, istinti. Animale con sogni da realizzare. Se la vita non è come prospetto, il pensiero comune mi nega la prospettiva di una vita piena e felice. Nega la capacità dell’accettazione, considerandola un fallimento, un accontentarsi. Nega l’elevazione umana, la differenza tra l’uomo e la bestia, pensare che se non cambia qualcosa al di fuori di me, io non abbia in realtà i mezzi per innalzarmi. E’ la distruzione di ogni potenzialità dell’Essere, la schiavitù dell’uomo dall’ambiente che lo circonda e dalle sue condizioni. Nega la parte spirituale che si eleva al di sopra delle cose, degli eventi, dei luoghi. Non esiste felicità al di fuori della realizzazione dei propri sogni. Tutto è ridotto a materia, a degrado. Nega la vera natura dell’uomo, che non è quella di rendere il mondo a sua immagine e somiglianza, ma di far esprimere dentro di sé la gloria della creazione. Tutto spazzato via dalla mentalità positivista, falsa, irreale, che esalta la materia e nega lo spirito, che continua a ripetermi: “se le cose non vanno come dici tu, non sarai mai felice; accettando il mondo così com’è non potrai mai esserlo”. Chi crede a questa menzogna, ha già perso. Comunque vada, il mondo non sarà mai come desidero, né molto né poco, sarà semplicemente diverso.


Se credo a questa menzogna, sono già all'inferno.


Mi hanno dato la scadenza: pochi anni. Cento al massimo. Perché la vita scorre veloce, e se non realizzo in fretta i sogni poi non potrò più farlo; e la mia vita non avrà avuto senso. Presto, devo liberarmi, emanciparmi, cambiare le cose, migliorare, altrimenti si muore e chi s'è visto s'è visto. Ecco, questo dice il guru: che morirò e avrò vissuto invano. E a queste fesserie io non credo. Se crepa lui non lo so, ma io ho tempi più lunghi in quanto, casualmente, credo in Dio e in una vita eterna. Così sono tranquillo di aver già raggiunto il mio obiettivo; che non è quello di schiattare in questi pochi anni per ottenere una magra consolazione che solo il mio corpo potrà sentire. Io voglio vivere felice questa vita e anche la prossima, alla faccia del guru che guadagna e specula sulla paura di morire. Sì, perché è tutto lì: avendo tolto la speranza di una vita eterna, avendo “liberato” l'uomo dalla “superstizione” di tutto ciò che non è materia, lo hai chiuso in una gabbia più piccola; adesso è costretto a correre come un merlo, perché la sua vita è troppo breve, e non sa più come fare per viverla, per fermare in qualche modo la sabbia nella clessidra. Lo hai reso schiavo senza speranza, semplicemente dicendogli: la tua vita è tutta qui.


L'uomo è ridotto al punto di non saper dare un senso alla propria esistenza.


Al massimo riesce a pensare al piacere materiale che trarrà dalle cose, dall'ambiente, dal mare, dal sole, dal denaro, dall'amore, da un po' di affetto, dal mettere al mondo altre creature che penseranno, lotteranno e soffriranno come lui adesso. E' davvero tutto qui? Cercare sé stessi nelle poche cose che i sensi possono percepire, aspettando una morte inevitabile? Se si crede questo ci si accontenta di poco. Tutto quello che può essere conseguito sarà solo il più miserabile dei doni.


Questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio...

Lettera ai Filippesi, 3,13-14


Continua...

-

12 commenti:

  1. Un paio di cose le riprendo e te le contesto;-)
    "D'altronde non avrebbe senso il contrario: focalizzare l'attenzione su ciò che funziona."
    Il concetto 80/20 di Koch si adatta perfettamente a questa frase. Come fai ad affermare che non ha funziona?! A me serve questo concetto soprattutto quando ho troppa roba da fare. Non importa se sia interessante per me o solo da fare. L'importante è che in quel momento faccia parte del 20% che ho selezionato! Tutto non si può ottenere ma se ti concentri sulle cose importanti e con il giusto significato, non importa quante scelte dovrai compiere.... per la mia esperienza questo sistema è un'ottima strategia! :-)
    Il senso della vita, il perché dei nostri giorni cosa sono venuto a fare su sto posto chiamato terra, dove si trovano queste risposte? Molti guru danno una risposta, promettono una soluzione definitiva ma in verità è tutto un'illusione, un costrutto mentale un' improvvisazione. La mente è uno strumento meraviglioso per creare illusioni e ognuno di noi è un'abile illusionista.
    Scegli di che illusione vuoi nutrirti, ingozzarti, ubricarti e fallo!!!!!
    Live simply Alberto

    RispondiElimina
  2. Grazie....delle tue parole, della tua nettezza, del tuo scavare, del tuo percorrere, del tuo sentire...grazie..ti leggo con intensità..ti comprendo, spesso condivido, altre volte rifletto...grazie...per avermi fatto sentire che non son sola in questo Viaggio...Anna

    RispondiElimina
  3. # Anna: grazie :-)

    # Alb: ti rispondo con calma. Di solito quando rispondo ne esce fuori un nuovo post, spero di no questa volta!!! :-)

    Ciao.

    RispondiElimina
  4. Bellissima questa cosa succede spesso anche a me. Ciao

    RispondiElimina
  5. # Alberto:

    se una cosa "funziona", ti da gioia, piacere, fluidità, tutto. Il corpo non sente il bisogno di focalizzare l'attenzione, ottiene già i benefici. Vedere, respirare, camminare, essere sani, l'attenzione non viene focalizzata, non c'è bisogno. Hai già i benefici. Si può fare, certo, è un lavoro in più, una disciplina. Nelle prime fasi della meditazione viene fatto, ci si concentra su alcune cose, che vengono poi abbandonate quando scoperte. Il problema è il bisogno, il vincolo. Se si ha bisogno di concentrare l'attenzione meglio farlo su ciò che è positivo (funziona) che su ciò che non lo è (non funziona). Ma si rimane sempre in stato di tensione, bisogno. Alla lunga ci si stufa.

    Le risposte sono semplicissime da trovare. Il problema è accettarle. Se sono disposto ad accettare le risposte senza tentare di cambiare lo stato delle cose, la verità mi casca in testa. Il problema è accettare. E' sempre stato così, in tutti i miti, le religioni, il primo problema è la ribellione, il rifiuto della realtà di "ciò che è". Lungo discorso, mi fermo qui.

    Non c'è illusione nella realtà. L'illusione è nella mente che rifiuta la realtà. Non c'è vuoto, vacuità. E' vuota, futile, vacua, l'interpretazione che da la mente della realtà. Ma la natura, la realtà, è precisa e ordinatissima.

    Scegliersi la propria illusione (metadone) sarà meglio che non sceglierla (cocaina, eroina), ma si rimane tossici. Che succede se manca la dose di illusioni? Si entra in astinenza, si soffre, si cercano altre droghe per tirare avanti? Beh, è quello che succede, non scelgono forse tutti le proprie illusioni in fondo? Non hanno tutti opinioni, ognuno non guarda le cose col filtro della propria personalità, ognuno non è "se stesso" (decido io di quali illusioni nutrirmi)? Farlo ancora meglio renderà felici? Beh, provare. Io so che non cambia niente scegliendo un'illusione al posto di un'altra. La felicità, quella vera, qui e ora, la si coglie solo uscendo dalle illusioni.

    Ciao.

    RispondiElimina
  6. "Dio che solo a guardarmi gli girano i maroni e alza gli occhi al cielo, ma dato che Lui è già il cielo deve spostarlo un po’ più su altrimenti lo sfonda a testate. Ed io laggiù, cresco, decresco, lavoro di più, di meno, parlo, m’infervoro, studio, ragiono scambio opinioni. Poi arriva la voce, tonante, d’improvviso, dall’alto, che grida: “E’ acqua, che tu la sposti da destra a sinistra o da sinistra a destra, è acqua!!! Cambia canale!!!” ... fantastico!!
    E' impossibile essere infelici "qui e ora", ma non è facile trovarlo questo posto, e ancora meno facile è spiegarlo ...
    Grazie Exo, è sempre bellissimo leggerti. A presto

    RispondiElimina
  7. Emanuela non trovo la tua e.mail, ho guardato in tutto il sito, la mia è exodus2010@katamail.com, fammi sapere, così posso scriverti tutte quelle visioni che se le pubblico chiamano gli infermieri!!! :-)

    Ciao!!!

    RispondiElimina
  8. Ah, no, sono proprio stordito, ho trovato la tua mail nel messaggio che mi ha mandato blogspot! :-)

    RispondiElimina
  9. Ciao Exodus, ti leggo con piacere.
    Quello che dici nell'ultima parte è purtroppo una triste verità.
    L'essere umano è imbrigliato ed imbrogliato in un programma dal quale sembrerebbe difficile uscirne. Per farlo occorre una ferrea volontà e determinazione per non essere avvolti dalle tenebre dell'oblio...

    RispondiElimina
  10. Ciao I am,

    Vedo che hai interrotto il tuo "periodo di riflessione e azione" per segnalarci le ultime sulle "scie chimiche". Ti sto seguendo con interesse, perché è un campo di cui so meno di zero e che continua a sorprendermi. Continuo a pensare "ma è possibile che..,", "ma guarda...", "ma se...". Resto in onda.

    Tornando al post, è davvero necessario un incredibile, equilibristico, costante equilibrio tra "l'essere concentrati" e il "lasciarsi andare". Due cose che diventano una. Non è poi difficile, occorre solo passare la vita prestando attenzione. La vita è un luna park: è facile che le luci dentro e i continui richiami degli aventori facciano smarrire il bambino in visita. Potrebbe restarne prigioniero e non saper più uscire.

    Ciao!

    RispondiElimina
  11. Ciao exo, se vuoi un link d'info sulle scie chimiche eccolo qua. http://www.tankerenemy.com/
    I am, difficile ma non impossibile;-)
    Live simply take it easy
    Alberto

    RispondiElimina
  12. Ciao Exodus, chi si rilegge!
    Ti ho ribeccato rileggendo alcuni vecchi post sul sito di Simone Perotti e mi son detto che ci manchi molto su quel blog, ma forse ho capito e capisco perchè sei sparito.
    Devo dirti che questo tuo post è veramente azzecato per me, anche io rimugino da anni su alcuni aspetti del mio vivere che non trovano soluzione, evidentemente come suggerisci tu NON FUNZIONANO, devono essere sradicati. Il problema è che bisogna andarci cauti, soprattutto quando c'è di mizzo la sfera affettiva/amicale. Credo che verrò spesso da queste parti a trovarti, hai sempre ottimi spunti di riflessione. A presto

    RispondiElimina

Lettori fissi

Powered by Blogger.