Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


giovedì 17 gennaio 2013

FUMETTI


Ero bambino e leggevo fumetti, ragazzo e leggevo fumetti, entravo nell'età adulta e leggevo fumetti. Ero molto felice. Però ero riprovato. La mia famiglia non approvava, diceva che perdevo troppo tempo. Mio zio mi disprezzava e lo dimostrava in quelle belle riunioni di famiglia in cui gli arroganti adulti possono essere sprezzanti e i ragazzi se reagiscono sono dei maleducati.

Ero felice quando leggevo fumetti. Mi sono laureato mentre lavoravo e... leggevo fumetti. Ho speso tantissimo in fumetti per quelle che erano le mie scarse possibilità. Se non avessi letto fumetti non avrei retto allo stress di solitudine, precarietà, studio e lavoro tutto insieme allo stesso tempo.

Però un uomo maturo non legge fumetti, è roba da bambini. Una persona responsabile legge il giornale. Come mio zio, che conosceva il sistema proporzionale e poi il maggioritario col "tatarellum" che permetteva il rientro dalla finestra con la quota proporzionale di chi ero stato scalzato col sistema maggioritario. L'ultima legge elettorale, il "porcellum" probabilmente non ha segreti per lui. Poi un uomo maturo lavora. Non solo negli orari di lavoro, ovvio, la persona responsabile lavora SEMPRE. Io leggevo fumetti e spesso riposavo perché ero stanco, e questo non piaceva. Occorreva lavorare sempre per costruirsi un futuro.

Credo abbia ragione mio zio. Ha due figli. Senza l'appoggio della famiglia entrambi non sopravviverebbero, io me la sono sempre cavata da solo. Ma si sa, le giovani generazioni sono deboli, pigre, non sanno affrontare le cose, se non fosse per gli anziani come loro farebbero la fame.

Naturalmente mio zio non sa niente del carico contributivo che grava su ogni reddito dipendente, che paga la sua pensione, mentre lui non ha avuto lo stesso carico, dato che gli anziani in buona salute e percettori di pensioni per lunghi anni un tempo erano molti di meno. Ma non ha importanza, in fondo mio zio lo sa di essere un ignorante, forse per quello legge sempre il giornale. Lui non ha studiato, ha lavorato e basta. C'è un abisso tra lui e le nuove generazioni che è inutile cercare di colmare, di dialogare, è semplicemente impossibile e non è neppure richiesto che avvenga.

Ma io ero davvero felice nel leggere fumetti, e in quegli anni il disprezzo, che è un male che si propaga, come la calunnia, il pettegolezzo, il giudizio, la riprovazione, ha creato un solco imcolmabile tra me e il resto della mia famiglia. Non che interessi a mio zio, lui in fondo è felice di non avermi tra i piedi. Forse un po' sarà dispiaciuto agli altri, quelli come mia madre che non vedo da dodici anni. forse un po' le dispiace che io non sia mai tornato indietro a trovarli, ma avremmo tutti solo da perderci a trovarci insieme senza sapere cosa dirci e ognuno a guardare l'orologio sperando che il supplizio finisca presto.

Quando muovi guerra a qualcuno devi essere disposto ad accettarne le conseguenze. Credo sia così anche nella vita e negli affetti. Non ho mai criticato gli attacchi, il disprezzo, l'incomprensione, credo che gli esseri umani per la maggior parte siano bestie ottuse e non mi aspetto da loro un bene effettivo, credo che debbano disperatamente aggrapparsi a qualcosa di più grande di loro per compiere del bene davvero nella loro vita. Qualcosa di più grande di loro se ci credono e se lo trovano.

Quello che invece ho sempre detestato è chi rifiuta le conseguenze. Chi non le accetta. La mia famiglia non mi ha difeso, io volevo solo stare tranquillo a leggere fumetti, per il resto non ero una persona diversa dagli altri, solo un po' meno brillante e un po' più introversa in certe cose. Solo un po' diversa. Giorno dopo giorno la freddezza ha sostituito quello che forse sarebbe potuto essere, sono andato via senza guardarmi indietro. Oggi mi guardo indietro e ringrazio Dio per dove sono adesso. A leggere fumetti. Il resto non mi interessa. Quando qualcosa muore non puoi risuscitarla.

Alla fine, l'importante, almeno per me, non era e non è la politica, l'economia, la brillantezza o il successo sociale, il reddito elevato, l'apparente compattezza familiare, il ragionare tutti allo stesso modo e con le stesse idee. Per me era leggere fumetti. Questo mi rendeva felice e capace di ridere affrontando ogni singolo giorno. 

Alla fine, forse, la mia famiglia potrebbe aver avuto tutte le ragioni del mondo, anche se il destino non sembra averla particolarmente favorita, anzi, dolore e sofferenza hanno abbondato in chi credeva di detenere la conoscenza che l'avrebbe salvata. Forse avevano ragione dal punto di vista loro, il sacrificio per il gruppo e le sue regole è sempre stato un assioma indiscutibile.

A me rimangono i fumetti e due gatti amorevoli e meravigliosi. Basta così, si tengano il pure il resto. Sono felice così. :-)

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4 commenti:

  1. Forse c'è un "fumetto" in ogni nostra azione non in linea con la normalità depositata, quel "Sono felice così" buttato lì come nulla fosse è un'essenza che mi trasmette grande forza. ^_^

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    1. Ciao,

      beh, sai, a mio avviso se non sperimenti il "basta così non voglio altro" non si ottengono mai davvero risposte. Se è sincero vuol dire che allora stai vivendo davvero, in pienezza.

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  2. Cercavo in rete info sulle case geodetiche e son finita qui... io i fumetti li leggo ancora adesso che sono più che adulta ed ho fatto del disprezzo di certa gente motivo di vanto, mi preoccuparei se improvvisamente l'ottusità che mi ha spinta a radicare sempre più le mie convinzioni, svanisse all'improvviso... ho comprato una t-shirt che dice "Non mi avrete mai come volete voi"... Sono una "sfigata" laureata dopo i 28 anni, lavorando precariamente, leggendo fumetti, giocando di ruolo e schivando la pazzia.

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    1. Mi sono laureato a 28 anni, studiando, lavorando e leggendo fumetti; praticamente sono precario ancora adesso di anni ne ho 42, sono andato in giro per l'Europa tornando poi in Italia, della pazzia non mi preoccupo in quanto credo d'aver varcato tante volte la soglia quindi il mio continuum spazia senza problemi e senza ostacoli. Però i giochi di ruolo, quelli mi mancano, non ho mai provato, né trovato nessuno che volesse giocarci.

      Beh, le case geodetiche sono fantastiche ma manca una struttura industriale di supporto, se l'innovazione non diventa industria, purtroppo, l'innovazione stessa rimane relegata in ambiti di nicchia (militari, grandi strutture...). Però se uno ha manualità e un pezzetto di terra edificabile...!

      Ciao!

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