Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


sabato 19 gennaio 2013

EDITORIA KAPUTT


Prima di continuare leggete assolutamente l'articolo originale da cui nasce questo post, qui:

http://viaggioleggero.com/2013/01/17/perdere-il-lavoro-4-la-paura/#comment-681

C'è una bella testimonianza e poi un'interessantissima e sintetica analisi del mondo dell'editoria oggi. Quello che posto è solo l'ultimo dei miei commenti.


"Bellissimo articolo, dovresti farci un post ad hoc. E dovrebbero leggerlo anche gli studenti, soprattutto.

L'ho letto e riletto più volte, a me più che le successive deflagrazioni che fanno crollare, esplodere, collassare un'impalcatura economica interessa comprendere quale sia la scintilla, la miccia, la goccia che fa traboccare il vaso.

Vediamo se ho capito bene, e poi lo metto a confronto con gli studi che ho fatto:

l'italiano scrive molto e legge poco è un dato storico. Prima non c'era Internet e la gente comprava un giornale, un quotidiano, una rivista. All'interno delle redazioni c'era gente con un contratto di lavoro valido, magari dopo anni di gavetta. Data questa struttura, ci si poteva permettere una certa professionalità del personale e una buona qualità dello scritto in termini di contenuti.

Il mercato era "libero". Quindi i "piccoli/medi" editori potevano competere. Non era il lettore ma la pubblicità che permetteva un profitto. I grossi gruppi sono sempre stati sovvenzionati dai soldi pubblici, anche oggi.

Cmq negli Stati Uniti credo che la situazione delle vendite sia uguale: le vendite permettono la copertura dei costi, la pubblicità garantisce un profitto. I grossi gruppi poi ricevono di quegli aiuti da far impallidire i mercanti di armi. D'altronde nessun candidato al mondo di nessun partito politico riesce ad essere eletto senza l'adeguato sostegno di una parte almeno di stampa favorevole e che chiederà di essere ricompensata per i servizi resi. Forse è così in tutto il mondo.

Però ad un certo punto, mi viene da ridere, alcune leggi "ad personam" (ma tanto non si scandalizza più nessuno) favoriscono i Grandi Gruppi consentendo guadagni ancor più favolosi e uccidono letteralmente quel po' di libertà che il mercato era riuscito a ritagliarsi. Solo chi sfrutta di più le sue risorse umane vivacchia, chi garantiva qualcosa in più muore o abbandona il campo.

Finora è corretto? Perché messa così sembra più un danno generato da un azione "politico-industriale" che realmente di mercato. Un danno insomma che proviene dall'alto. Poi c'è un eccesso di offerta (di giovani che vogliono fare giornalismo) che, nella situazione che si è venuta a creare, permette un ulteriore abbassamento dei "costi" ovvero delle garanzie sindacali, contrattuali, salariali. Anche perché, nel frattempo, da un lato sono nate nuove forme contrattuali ancor più penalizzanti e dall'altro gli stessi tribunali del lavoro non riescono a garantire gli stessi diritti che un tempo venivano riconosciuti (questo sta succedendo in moltissimi settori).

I nuovi media impiegano sì risorse ma non garantiscono gli stessi contratti presenti nel "vecchio" giornalismo, e non richiedono la stessa professionalità... e giù, e giù, e giù...

Il fatto che analizzata così la crisi del settore editoriale mi sembra legata al generale degrado dei diritti e delle condizioni dei lavoratori post crollo dell'ex URSS (non c'è alternativa al capitalismo quindi il capitalismo fa quello che vuole). Ovvero la miccia non è che l'italiano legge meno, al massimo legge peggio, su video invece che su carta. poi, una volta doveva comprare una rivista e magari leggerne solo il 15-20% (già il 50% era pubblicità), oggi quel 20% lo scorre semplicemente su internet.

Da un lato risparmia, dall'altra c'era una rivista lì sul suo tavolo e se era di qualità magari la sfogliava distrattamente e ogni giorno imparava qualcosa di nuovo e importante. Oggi va su internet, si legge il suo 20% che gl'interessa e poi si lascia trasportare dalle onde di internet che ripropongono per la maggior parte il peggio della spazzatura TV: pubblicità palese o occulta, gossip, foto succinte, e articoli senza fonti e senza fondamenti. Il copia/incolla poi è semplicissimo, basta citare la fonte e un unico articolo viene replicato milioni di volte, cosa impossibile con la carta.

Da una lato quindi la politica delle multinazionali che soffoca il mercato "libero", gli interessi, la distruzione dei lavoratori del settore che ormai sono "costi" e non risorse, e l'offerta di un'editoria da discount che è perfetta per l'uomo moderno con poco tempo e tanta e forse morbosa curiosità.

Ricordo che a dieci anni leggevo un famoso periodico pieno di ricche informazioni perché ce lo portavano gratis, i circoli ricreativi erano abbonati e poi invece di buttarli finivano in varie case di soci che potevano rileggerli con tranquillità o regalarli ai vicini. Credo che siano state le migliori letture, e tra le più formative, della mia vita.

Vista così la crisi appare irreversibile, legata com'è a delle specifiche leggi, a uno specifico modello di sfruttamento del lavoro su scala legislativa, ad uno specifica "libertà" da parte dell'utente di scegliersi le letture gratis (poco impegnative, rapide, inutili).

Si parla tanto di "mercato" e proprio chi più ne parla e il maggior interessato al suo annientamento, alla sua riduzione a propagine della propria attività industriale, senz'anima, senza profondità, simile più ad un allevamento di polli che ad un'arena di galli. Vabbe'... e se ho commesso errori correggimi, vado a buttare le speranze di una ripresa del mondo editoriale.

Ciao."

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2 commenti:

  1. Bah, oggi ho fatto la mia solita puntatina in libreria, ma non ho comprato niente, diversamente dal solito. Però ho constatato che si pubblicano veramente tante schifezze. Cercare un bel libro in mezzo a tante schifezze comincia ad essere faticosissimo, specie in mezzo agli innumerevoli libri usa e getta.

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    1. Beh, notoriamente in una libreria italiana si trovano tantissimi titoli, molti dei quali venderanno pochissime copie. Addirittura molti titoli non arrivano neppure in libreria, rimangono nel magazzino del distributore. E' complicato...

      Pensavo si potesse un po' risolvere col passaparola, con internet, quando mi sono accorto di un fatto grottesco...:

      mi piace leggere le recensioni, sapere cosa ne pensano altri lettori per farmi un idea di un libro che non ho letto. Allora faccio un giro sul sito internetbookshop che è spesso sede di commenti, anche se posso garantire che alcune mie critiche a qualche libro non le ha mai pubblicate, cmq... vado e capito per curiosità su di un titolo di un autore di quelli che purtroppo oggi esistono grazie alla rete e alla pubblicità che può permettersi la casa editrice, alla moda...

      vedo la media punteggio dato dai lettori, non era male, solo che mi accorgo di una cosa stranissima: nell'arco di due giorni erano state date cinque valutazioni con punteggi altissimi, il massimo. Mah dico, sarà un caso, però... cinque persone che decidono quasi in contemporanea di assegnare il massimo dei voti rialzando in quel modo la media delle valutazioni del libro. Per curiosità vadi a vedere che tipo di punteggio, per utente, assegnavano di solito quelle persone e... tutte e cinque avevano valutato solo quel libro! E' evidente a questo punto che qualcuno è andato a scrivere cinque commenti, li ha inseriti nella pagina del libro facendo salire la sua valutazione e non si è preoccupato di essere scoperto a fare questo stupido lavoro. Altri lettori che avevano dato punteggi alti o bassi avevano invece valutato molti altri libri, erano più credibili. Ecco, non ci si può fidare del passaparola on line, anche quello può essere taroccato!

      Ciao!!!

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