Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


venerdì 13 gennaio 2012

DONNE, UOMINI E ALTRO

Ho scritto di getto una risposta ad un tema proposto da Diemme qui:

http://donnaemadre.wordpress.com/2012/01/13/dalla-parte-delluomo/#comment-32607

Vi invito a leggerlo, è un tema complesso, parla di uomini, donne, diritti dei due e diritto alla vita.

Ho scritto un commento che qui ripropongo:


Ciao Diemme,

intervengo perché invitato, ma di solito non seguo tanto questo tipo di proposta di discussione in quanto l'hai praticamente definita tutta all'inizio dicendo: "piange il giusto per il peccatore". Me lo ripeteva mia nonna da bambino e in effetti, probabilmente, è tutto lì. Una parte più fragile andava protetta, va protetta, ma diventa un'arma devastante nelle mani di chi, spesso, fragile non lo è affatto. Dirò due cose, ma mi fermo un attimo sull'interruzione di gravidanza. Anche qui non ho molto da dire perché alla fine sono sempre le stesse cose, però noto che la difendono, nel post, più gli uomini che le donne. Lo dico sempre io che questo mondo non lo capisco, sono "antico". Le gravidanze "legali" sono milioni nel nostro paese, una volta ho fatto un conto preso dai dati ufficiali e mi è venuto fuori che da quando è stata introdotta la 194, i soli aborti registrati sono pari alla popolazione attuale dell'Italia. Ovvero, senza questi dati ufficiali saremmo il doppio. Questi non sono numeri da precauzione sanitaria, è una macelleria su larga scala. 

Attenzione, parlo dei dati ufficiali. Con quelli clandestini si entra nell'orrore.

Ho visto che il feto tenta di difendersi quando arriva l'attrezzo del medico, si ritrae. Per la giurisprudenza un feto allo stato embrionale non è persona, però lui non lo sa e cerca ugualmente di difendersi lottando per la sua vita. Comunque è un discorso che risale all'alba dei tempi, quando vennero varati i primi precetti religiosi per impedire l'aborto. C'erano allora motivazioni molto più valide di adesso sia per procreare, sia per impedirlo, non sto a ripercorrerle.

La questione di fondo, per me, è che il diritto alla vita, non può esistere senza una solidissima base religiosa. Non è possibile, semplicemente. Se una vita non viene considerata sacra, ed immortale, non è possibile difenderla fino allo stremo, a qualunque costo. Lo si può fare solo se si reputa che l'uomo non è un animale evoluto destinato comunque a morire. Se si pensa questo, che non c'è un Dio, un'eternità, un senso compiuto in ogni vita, indipendentemente dal suo destino in questa terra, si potrà sì difendere la vita, ma si scenderà a compromessi, e l'aborto è un compromesso. Non si può parlare di questi temi se prima non si inquadra il rapporto che si ha con la vita stessa e la, chiamiamola, religione. Si parte da lì. E da lì si da battaglia. E senza sconti.

Attenzione, la battaglia non è tanto volta a convincere chi non ha una prospettiva di vita eterna a considerare sacra in ogni caso la vita, no, lì c'è poco da fare, le decisioni sono già presenti nella coscienza delle persone. Si da battaglia per impedire un progressivo degrado anche in chi crede fermamente in certi valori (eterni) che l'attuale mondo consumistico rischia di distruggere, rendendo tutto usa e getta, nasci, consuma e muori.

Infatti se nasci per consumare e morire, o per non riuscire neppure a consumare e morire, allora si giustifica l'espulsione della vita dal proprio ventre. Se invece credi che dentro di te c'è qualcosa di eterno, che non morirà, non è così scontato, allora a qualunque costo si difende la vita.

Quindi l'aborto, o interruzione di gravidanza, non è un tema in sé, è il frutto naturale di ciò in cui si crede profondamente, ma profondamente davvero, per cui si vive o si muore.

A livello personale è qualcosa di fondamentale, che decide la vita delle persone. A livello sociale, aggregato, per me non vale neppure la pena parlarne in quanto la curva demografica italiana è tale che tra cinquanta anni non ci si porrà più il problema: i giovani o saranno "non italiani" o non saranno. La curva demografica è molto anelastica, ci vogliono trenta anni di sforzi costanti per assicurare il pareggio demografico attuale tra giovani e vecchi. In Francia l'hanno fatto e arrivano appena al tasso di sostituzione naturale, il mantenimento della proporzione. Non è colpa dei giovani, è solo che la gente non muore più a quarant'anni, se fortunata, com'è stato per millenni, quindi nasce una società fatta in prevalenza di "vecchi".

Data la difficoltà a muovere questa curva, questo rapporto (non basta una buona pubblicità per convincere le donne a fare cinque figli), sappiamo già adesso quale sarà la composizione demografica nel prossimo futuro, possiamo facilmente prevedere i prossimi cinquant'anni, forse il prossimo secolo. Cosa avverrà? Ciò che è successo alle altre società che nel passato hanno limitato volontariamente le nascite. Tipo Sparta. Tali società si estinguono. Lentamente, non c'è fretta, ma non è un fenomeno reversibile. Quindi parlare di natalità in Italia è un esercizio futile in quanto si potrebbe forse spostare di qualche anno in avanti, con ingenti investimenti, il declino demografico ma nulla più. Semplicemente, se non importiamo giovani "extracomunitari" il nostro paese conterà un giovane nato per dieci anziani o adulti. Con questo rapporto un paese è morto. 

Sono i giovani che hanno la spinta vitale a innovare, progredire, pensare ad un futuro che si realizzerà tra trent'anni. Lo programmi a venti, a cinquanta sarai lì e ci speri. Ma se già hai quarant'anni, come fai a programmare qualcosa che vedrai dopo trent'anni? A settanta. Non riuscirai neppure a goderne, ti farà troppo male la prostata. Lo stesso nei condomini, le famiglie anziane sono più restie a spendere per qualcosa troppo in la' da venire negli anni. E bloccano anche gli appartamenti dei giovani. Per uno Stato è lo stesso. Le decisioni dei più "anziani" sono a breve termine, eppure il loro peso, elettorale, economico, sociale, è molto più forte di quello dei giovani. Così ci si ferma in un'epoca di stasi, nell'incapacità di immaginare il futuro. Una Società con pochi giovani, rispetto ai più adulti, non ha alcuna possibilità di programmare un futuro. Non ci arriverà mai a quel futuro, penserà all'oggi, ai prossimi dieci anni, venti, toh! Una Società con una demografia ricca, progetta i prossimi cinquanta, cento anni.

Quindi, ripeto, dato che è una situazione già definita, c'è poco da fare. Le stesse chiese, ormai, rivolgono i loro sforzi a paesi come la Cina, il sud-America, l'India, lì convertire un milione di giovani è più facile che convertirne diecimila in Europa. Nel vecchio continente si può solo tenere la posizione. In Italia, poi, da bambino vedevo due-tre bambini per ogni adulto, oggi quattro-cinque adulti a bambino, e abbiamo appena iniziato.

Sparta perse solo una battaglia, a Leuttra, e sparì dalla storia. Atene continuò a perderne ma affondò le sue radici sempre più a fondo. Sparta manteneva un ferreo controllo demografico, erano convinti che essere in troppi avrebbe distrutto il loro equilibrio. Un imperatore romano, secoli dopo il tracollo della città, decise di prenderne alcuni come mercenari, per curiosità, per vedere cosa ne era di quell'antica stirpe. Non ne trovò nessuno, erano ormai deboli, gracili e deformi. Il loro rifiuto di amalgamarsi con le altre popolazioni li aveva portati a questo. 

Per il rapporto tra uomo e donna, in fondo, è un po' lo stesso, senza una dimensione "sacra", "religiosa", della vita, del matrimonio, senza un senso di eternità in quel rapporto, non è possibile mantenere la struttura che per millenni ha retto questa parte del mondo, inutile cercare di ricreare nell'ateismo o in una religiosità senza basi ciò che è stato costruito a partire da regole ferree come l'acciaio, spesso tanto ferree da strangolare. Semplicemente non è possibile. O ci si inventa altro, oppure non funzionerà. I modelli che conosciamo, con cui siamo stati cresciuti, non funzioneranno con le idee che si vanno librando adesso. Naturalmente non starò lì a dimostrarlo, basta leggere qualunque statistica aggiornata per rendersi conto che la famiglia tradizionale e con tanti figli sarà numericamente sepolta entro pochi anni, ove non lo è già stata.

Chi mantiene un forte ancoraggio al passato, rifiutando i modelli moderni proposti potrà forse evitare questo sfacelo, ma lotterà ogni giorno contro l'incomprensione del mondo intorno. Poco male, i primi cristiani dovettero fare lo stesso, forse ricominciare sarà utile.

Non si può desiderare un modello, in fondo, di successo (evolutivo) come la famiglia tradizionale nel tipo di società in cui viviamo. Sono incompatibili. Basta guardare la situazione demografica negli USA, stiamo tranquilli che quello che avviene lì arriva anche da noi con un ventennio di ritardo. Il fenomeno è di una precisione impensabile, basta ricordarsi che la prima voce dell'export Statunitense sono i valori statunitensi, la loro "way or life",  il loro modo di vedere e di costruire il modo, un'operazione culturale sempre di successo: la prima voce dell'export è Hollywood e i suoi prodotti. Il mondo viene costruito a sua immagine e somiglianza. E il nostro paese è troppo debole per resistergli.

Posso solo dire agli uomini: se avete voglia di una famiglia tradizionale, non cercate una donna "moderna". Prendetene una un po' all'antica. Altrimenti non impegnatevi troppo, non andrà comunque come pensate. Oppure, adattatevi.

Però, duemila anni fa c'è qualcuno che l'ha detto meglio di me, anche lui dava consigli ed era un genio, duemila anni fa:

"In conclusione, colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio".

San Paolo - lettera ai Corinzi 1,38 

Anche allora erano tempi di incertezza!


Ciao!!!

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17 commenti:

  1. Letto qui, come post e non in mezzo ad altri commenti, ha ancora più forza.

    Da me, ho rimarcato una frase che mi ha colpito molto (ma in realtà gli spunti di riflessione del tuo intervento sono davvero tanti), ora qui ne sottolineo un'altra:

    "l'attuale mondo consumistico rischia di distruggere, rendendo tutto usa e getta, nasci, consuma e muori": meditate gente, meditate :(

    Grazie ancora della tua visita, a presto :)

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  2. Non sono così convinta che la sacralità della vita non possa esistere senza una solidissima base religiosa, come dici tu, penso sia indispensabile una grande profondità spirituale, che non necessariamente deve essere legata a una credenza religiosa.
    Sicuramente mancando la convinzione di sacralità della vita, si sgretolano i fondamenti per creare un certo tipo di famiglie, di persone e, di conseguenza, anche di società.

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  3. # Emanuela,

    oggi pensavo,

    sulla "Sacralità dal matrimonio"

    una coppia ad un certo punto si accorge di non avere bisogno l'uno dell'altro, supponiamo che la donna abbia raggiunto un grado di emancipazione che in passato le era negato e un uomo non sente un dovere morale che in passato era imposto. Supponiamo che nessuno dei due soddisfa più i "bisogni" dell'altro. E che entrambi abbiano una profonda spiritualità. Non sarà forse la loro stessa spiritualità a spingerli verso una nuova strada con un nuovo partner che soddisfi i loro "bisogni", emotivi, affettivi, intimi, finanziari, quello che è.

    Attenzione, parlo di casi in cui i due sono davvero liberi di scegliere e non c'è l'imposizione di un vincolo, come può essere il benessere dei figlie, ed altro. In che modo la "spiritualità" spingerà due persone che ormai si sono dette tutto a restare insieme?

    Io sono sicuro che ci sia un solo modo. Ed è appunto la dimensione religiosa della "Sacralità del matrimonio", qualcosa che trascende loro stessi e la loro stessa dimensione di vita individuale, il matrimonio come se fosse un bambino, con lo stesso valore irrinunciabile. A queste condizioni puoi sacrificare la tua stessa individualità, per qualcosa che abbia senso in sè e che tale senso trascenda la tua stessa esistenza.

    E si trova solo in una dimensione di tipo religioso, solo lì, quando ormai il tuo partner non ti dice più niente, e ti chiedi perchè state insieme quando nessuno dei due ha più bisogno dell'altro, solo lì trovi un motivo per restare uniti.

    Attenzione, sto parlando di coppie che ormai sono indifferenti l'uno all'altro, anche se si illudono o simulano il contrario, ed è una situazione molto diffusa. Quando non si arriva subito alla disillusione reciproca o all'ostilità. Perchè rimanere insieme allora? Solo una dimensione religiosa può fornire un motivo, nient'altro.

    Io non credo che la massa di persone che pongono fine al loro matrimonio siano prive di dimensione spirituale. Credo anzi che la dimensione spirituale sia quella che li spinge a non sacrificare oltre la loro vita con un partner che ritengono orma indegno.

    Questo per dire che "religiosità" e "spiritualità" sono due cose diverse.

    Per quanto riguarda il "diritto alla vita" noi viviamo in un paese, in un continente a cui ormai manca una dimensione religiosa autentica, anche se in Italia si nota forse meno che altrove pur essendo evidente nei fatti. Però non manca la dimesione spirituale, anzi le persone sono affamate di spiritualità. Ma ciò non intacca le decisioni di interruzione di gravidanza. Avere una spiritualità profonda non vuol dire effettuare determinate scelte in tema di vita o matrimonio. Avere una religiosità profonda vuol dire invece dire compiere proprio quelle scelte.

    Non so se sono riuscito aspiegarmi:

    una ricerca spirituale non ti impedisce di condurre la tua vita nel modo in cui ritieni più opportuno;

    una ricerca religiosa, invece, ti pone dei vincoli tali (vita, matrimonio...) da modellare il tuo tipo di vita in un certo modo, anche quando non vorresti.

    Sono due cose profondamente diverse. E non è neppure detto che una persona religiosa debba essere "spirituale". Magari non lo è. Magari è solo una persona che si rende conto che in una dimensione religiosa la sua vita "funziona", mentre uscendone "non funziona più", magari si smarrisce e perde il senso di tutto. Solo rimanendo in quell'ambito, "ubbidendo", anche quando non ne comprende il senso, trova una dimensione compiuta di vita.

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  4. Appassionato e come sempre esaustivo, riesci a fondere il pensiero, il ragionamento e oserei il mistico.

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  5. # Mark:

    Basta fare i corretti suffumigi! :-)

    Oli essenziali importati da Amsterdam!

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  6. Caro Exodus, ho solo una piccola donada riguardo alla risposta che hai dato ad Emanuela: se io fossi sposata con un uomo che non amo e che non mi ama più, senza figli o altro, perchè mai in nome della "sacralità del matrimonio" dovrei condannare me e mio marito ad una vita che non ci da' più stimoli? Se parto dal concetto religioso che mi è stata donata una vita, non è ancora più grave nei confronti di chi me ne ha fatto dono trascinare un'esistenza che non posso vivere pienamente? Ovviamente io parto dall'idea che se mi sposassi, a maggior ragione in Chiesa, sarebbe per principi solidi e con tutta l'intenzione del mondo di fare sempre il possibile per impegnare tutta me stessa nel rapporto perchè sia "finchè morte non ci separi", e quindi considerando la separazione come atto "estremo" da scongiurare in tutti i modi. Tu dici "sto parlando di coppie che ormai sono indifferenti l'uno all'altro, anche se si illudono o simulano il contrario, ed è una situazione molto diffusa. Quando non si arriva subito alla disillusione reciproca o all'ostilità. Perchè rimanere insieme allora? Solo una dimensione religiosa può fornire un motivo, nient'altro." Io (da persona poco religiosa, ovvio) mi domando se sia davvero più "religioso" arrivare alla fine della propria vita pensando "ecco, ho sofferto, ho odiato mio marito, gli ho reso la vita un inferno, ma siamo rimasti sposati e quindi la mia anima è salva..."

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  7. Ciao Goldie,

    beh, per me la risposta è molto semplice ma è un'esperienza non concetto. Ovvero posso dire "perchè" ma ciò non potrà mai bastare a nessuno, nemmeno a me stesso se in qualche modo non lo sperimento. Infatti spesso sono restio a parlarne perchè se esprimo un concetto ma la mia controparte non ha la mia stessa esperienza, sarà inutile, non ci comprenderemo.

    E il matrimonio è proprio una dannatissima (o benedettissima) esperienza.

    Una volta un bambino ha chiesto alla madre la stessa cosa, la madre ha risposto "per la Grazia del Matrimonio". Ora, lei ha sperimentato questa Grazia, che non tutti gli sposati sperimentano. E come si fa a spiegare ad una persona questa cosa? O la sperimenti o non la sperimenti. O sai cos'è o non lo sai. O l'accetti o la rifiuti.

    Infatti comprendo benissimo la tua domanda e rispondo: "se io fossi sposata con un uomo.... perchè dovrei condannare..." La risposta è: Non puoi. Non puoi dare questa condanna al tuo partner o a te stessa, io mi aspetto che chi non è, chiamiamolo così, "religioso", davanti ad una situazione come quella che ho descritto, si lasci. Semplicemente, non ce la può fare a portare il peso di un matrimonio vuoto in assenza di un'apposita "Grazia" (la chiamerò così per comodità). Quella donna non rispose abbiamo fatto così o così, ha detto "per la Grazia del matrimonio". Naturalmente per credere ad una cosa del genere, deve credere che il matrimonio è qualcosa di davvero soprannaturale, in grado di scatenare forze che altrimenti rimarrebbero sopite.

    Forze che fanno alzare il cielo e la terra e fanno centuplicare le energie di individui in cose che da soli non riuscirebbero mai ad affrontare, come se tutto fosse possibile finchè camminano insieme. Questo solo per dire che il matrimonio ha livelli di profondità e di energia che la nostra cultura usa e getta, "stiamo insieme bene ma poi", neanche prende più in considerazione. Ora, per alcune persone, in passato per molte di più, il matrimonio è una "Grazia". Non vuol dire che tutto debba andare bene, che in esso ci debba essere felicità. E' qualcosa di diverso. E' un mistero. E' un mistero che è stato rivelato solo duemila anni fa, esplicitato, non prima. Così:

    "L'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due saranno una carne sola".

    Il passato non esiste più e nasce un'entità nuova, noi, inscindibile. E' come la nascita di un bambino. Se entrambi accettano questa "Grazia" il matrimonio terrà anche di fronte agli sconvolgimenti. Se uno o entrambi non la accettano non terrà. C'è poco da dire, nello stato che ho descritto prima, in assenza di "bisogno" reciproco, non può tenere perchè la tua domanda è legittima e non c'è nessuna risposta che possa essere data tranne questa: "Per la Grazia del matrimonio". Ecco perchè il modno in cui abbiamo vissuto, che ci sembra così confortante rispetto al presente incerto, non può essere riprodotto, e quando si parla di "valori" io cesso subito l'ascolto: perchè sono frutto di una tradizione Religiosa e non possono sussistere senza di essa.

    Inutile cercare moralità, onesta, solidarietà, struttura sociale, famiglia, senso della vita, e quant'altro fuori da questo contesto (in cui sono nate), non ci sono. Può esserci altro, e allora si dovrebbe smettere di guardare al passato e accettare il "nuovo mondo" quello che aspetta chi non ha questa impronta "religiosa" della vita. D'altronde ci siamo dentro e pur vivendo nello stesso mondo c'è chi ringrazia e chi si ribella. Certo, chi si ribella fa più rumore.

    Tutto ciò che ho detto, naturalmente, non è una questione di "discussione", non servirebbe. E' solo una questione di "conversione". E quella non si può spiegare, non ce n'è bisogno.

    Ciao.

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    1. Come ti ho detto non sono particolarmente religiosa (diciamo più che altro che ogni cosa con una struttura gerarchica tremendamente "umana" e molto molto terrena mi convince poco sui dettami spirituali che impone), eppure concordo in tutto e per tutto con te, su quella che tu chiami "grazia" del matrimonio. Come ho detto è un passo che se affronterò sarà con la consapevolezza che tutta la mia vita verrà investita in quello (e di certo oggi questo passo lo si prende troppo sottogamba), ma credo che questo debba nascere dal rispetto per l'altro, per la persona con cui si decide di creare una famiglia, prima ancora che alla religione. Per come la vedo io, la religiosità e la sacralità del matrimonio in passato erano basi solide, ma solo perchè non si poteva legalmente divorziare... Io sarò ingenua, ma continuo a cercare moralità, onestà, solidarietà, ecc. ecc. nella natura umana

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  8. che tema stasera, ragazzi! Allora, parto dal matrimonio. Io ho convissuto per 8 anni. Anni intensi, di grandissimo amore, rispetto, affiatamento, condivisione. Poi mi sono sposata. E sto vivendo anni intensi, di grandissimo amore, rispetto, affiatamento, condivisione :D Al sacerdote con cui abbiamo seguito il corso pre-matrimoniale, a momenti è venuto un colpo quando mi ha sentito dichiarare candidamente gli anni della convivenza. Per lui eravamo in "peccato", lo so. Ma dove c'è amore non c'è peccato (per me). Per come la vedo io, il matrimonio è sacro e indissolubile finché il sentimento che ha portato verso quella decisione resta a cementare l'unione. E perché questo succeda, serve impegno, dedizione e cura. L'amore è come un fiore delicato. Non è che lo lasci in giardino in balia delle intemperie! Ma se, nonostante questo, quel fiore avvizzisce e muore, non lo lascio marcire nel terreno. Per quanto riguarda il diritto alla Vita, disprezzo le (moltissime, troppe) persone che usano l'aborto come metodo contraccettivo, credendo che con un taglietto si elimini un pensiero o una noia e non una Vita, tuo figlio! Ma ci sono casi in cui posso capirlo. Un bambino che nasce dopo una violenza. Un bambino molto malato, destinato a morire o a una vita molto difficile (per sé e per i suoi genitori). In questi casi non mi sento di giudicare. Ognuno deve trovare in sé la risposta, la forza, il coraggio.

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  9. # Turista del Millennio:

    Toh... allora anche tu somigli alle altre donne, dopotutto!!! :-)

    La cosa che mi stupisce tanto è che, riguardo i temi che abbiamo trattato, proprio le donne mi sembrano le più critiche riguardo allo stato delle cose, alla situazione che stiamo vivendo. In fondo è la loro "vittoria" (chiamiamola così lo so che non lo è, che non è quello che si aspettavano, che nessuno si aspettava).

    Gli uomini non ne parliamo, tranne qualcuno, pochi, mi sembrano che facciano a gara per compiacere con la loro opinione una popolazione femminile che in fondo non ha che farsene del loro compiacimento, della loro adesione che poi si riassume in un "ma sì, sei libera, è giusto che tu lo sia, fai pure quello che vuoi". Mi sembrano più ombre che persone concrete. Fossi io donna e avessi un partner così mi metterei le mani nei capelli.

    A volte mi sembra che siamo passati dal marito-padrone al partner-Ponzio Pilato.

    Forse sbaglio, spero di sì.

    Ciao.

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  10. E' un argomento spinoso e contorto che non prevede la sacralità dell'individuo, il concepimento di un essere nell'Amore e che le donne hanno il diritto di gestire il proprio ventre e non le religioni, la medicina e altro. Conosco coppie che hanno avuto figli amati ancora prima del concepimento, ne conosco altre che hanno avuto un figlio così per caso e la lista è lunga, molto lunga.
    Non difendo il matrimonio ma le unioni. Due persone che si amano non hanno bisogno della "protezione" religiosa o dello stato, questo è controllo. Due persone che si amano hanno il loro progetto di vita e se l'Amore è incondizionato saranno sempre felici.
    Il vero problema è che le persone non sanno cosa sia l'amore incondizionato e i matrimoni sono società di mutuo soccorso....

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  11. # I am:

    è ovvio che se ci fosse amore non avremmo bisogno di:

    Religioni, riti, ordine, polizia, magistratura, avvocati, prigioni, divorzisti, psichiatri, e probabilmente neanche scambi di opinioni perchè ove c'è amore non serve altro.

    Tutto ciò di cui stiamo parlando, per definizione, esclude la presenza dell'amore. L'amore si spinge fino a morire per l'altro, a qualunque costo.

    E che i matrimoni siano (anche) Società di mutuo soccorso, beh, è così che deve essere. Se non ti soccorre il compagno di vita (ammesso che lo sia), chi potrà mai farlo?

    Nella Genesi, Dio crea la donna perchè nota che l'uomo, la creatura custode del creato, si sente profondamente solo ed infelice, non riesce a rapportarsi con nessuna creatura, nessuna è "simile a lui". Poi Dio gli presenta la donna, e pur non avendo mai visto una donna prima di allora, comprende che quella creatura è diversa dalle altre (non c'erano tanti specchi non vedeva che gli somigliava parecchio), che è "carne della mia carne, osso delle mie ossa". che è "Cosa sua", nel senso che condividono la medesima natura, finalmente non sarà più solo. Lei, è il suo aiuto. E' l'unico aiuto.

    "Voglio dare all'uomo un aiuto che sia simile a lui".

    Spero che le donne non mi chiederanno "e chi aiuta allora la donna", è ovvio che sono "Società di MUTUO soccorso!"

    Ciao.

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  12. Io sono un misto di Jddu e or che lo conosco molto vicina a U.G. Ktishnamurti. La libertà è un dono meraviglioso. Ho un pensiero ribelle e anarcachico, quindi non mi cimento in nessun contraddittorio. Ti pongo solo una domanda: "chi ha scritto la genesi?" Fa qui parte tutto. Non voglio risposta è solo una riflessione.
    Ciao a presto

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  13. # I am:

    per un credente è come chiedersi: "Chi ha creato la vita?".

    "Esiste un ordine nelle cose?"

    "Chi l'ha creato?"

    "Se non c'è ordine, e nessuno l'ha creato, esiste giusto o sbagliato? chi lo decide? Quattro chili di materia cerebrale che vanno in putrefazione già prima di morire? 80% acqua; della parte solida il 30% è grasso, colesterolo, il rimanente poltiglia. E' questo che crea l'ordine e decide ciò che è giusto?".


    U.G. Krishnamurti probabilmente direbbe che non esiste neanche quello, ovvero che tutto quello che esce da quella scatola cranica non è che un attrito col corretto funzionamento del tutto, il pensiero come incidente di percorso che crea un disturbo in sè.

    So che ci stiamo allontanando, ma il senso è questo: ogni domanda ne porta dentro di sè infinite, in'infinita matrioska, l'unico modo per fermare questo girone infernale senza fine è l'esperienza diretta e certa, e questa non può essere trasmessa a parole.

    Ehmmm... com'è che siamo arrivati fin qui? :-)

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  14. Argomento spinoso sotto tutti i punti di vista. E' interessante leggere questa discussione.

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  15. ...dai Exo/Brad, proponici qualche altro tema interessante...ci manchi!!!

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  16. # Turista della neve:

    Sto meditando davanti al muro come Bodidharma quello che porto il buddismo zen in cina.

    Prima fissò undici anni il muro e poi cambiò il volto del mondo.

    Beh, ne è valsa la pena!

    Prima di riprendere a scrivere il mio muro deve parlare, altrimenti c'è qualcosa che non va :-)



    # Carolina:

    qua discutiamo sempre ma le cose vanno come hanno da andare........


    Ciao!!!

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