Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


venerdì 19 novembre 2010

CREDENZE - PARTE PRIMA



La verità è quello che la gente vuole credere.

L. Ron Hubbard


Abbiamo delle credenze. Tutti ne hanno.

Abbiamo opinioni sulla politica, l’economia, la religione, i popoli,  il modo in cui dovrebbero essere condotti la nazione, la città, il comune, le istituzioni, la polizia, la giustizia,  il processo educativo, la famiglia. Sulla tecnologia, il calcio, la moralità, il sesso, il prossimo… Tutto questo viene a formare un corpus di “credenze” che ci accompagna, che guida le nostre azioni quotidiane, piccole e grandi.

Queste “corpus”  abbraccia tutta la nostra vita e la definisce in un certo modo, vincolandola al rispetto di regole di vita, comportamenti e pensieri che derivano dalle credenze che abbiamo accettato. Ma questo insieme di credenze unisce o divide? Genera chiarezza o confusione? Pace o conflitto? Collaborazione o antagonismo? Le credenze sono condivise o antagoniste? Sono un aiuto o un ostacolo? Agevolano o frenano? Portano al successo o al fallimento?

Crediamo in un Dio caricato di mille riti oppure nel caso che ha generato l’universo, nel capitalismo o nel libero mercato, nella dottrina sociale o nella capacità individuale, nell'ordine ferreo o nella democrazia, nell'auto o nel mezzo pubblico, nei nostri familiari o in noi stessi, nella fraternità umana o nel bisogno di restare distinti, nella politica o nel volontariato, nel lavoro o nello svago, nella casa di proprietà  o in affitto... in ogni aspetto della nostra vita noi crediamo in qualcosa.


Esiste una ragnatela più fitta di questa?


Come può una mente prendere una decisione davvero libera in un tale groviglio di vincoli? Quale autonomia le resta? Può chiedere alla proprie credenze un po’ di libertà per vivere ed esistere davvero, distinta dai grovigli del proprio pensiero vincolante? Oppure sarà costretta in ogni momento ad adeguare la sua libertà, il suo desiderio di vita, al sistema di regole, di credenze, che si è imposta?

E soprattutto, può godere di felicità e pace vivendo in questo modo?


Ora che avete sfondato il muro a testate, cosa farete nella cella accanto?

Stanislaw J. Lec


Quante credenze ci sono nella nostra mente? Di quante davvero abbiamo bisogno? Quante ne nascono ogni giorno? Quante ne accettiamo facendole diventare i regolatori della nostra vita? E quante realmente ne può gestire, accettare, affrontare una mente che vuol essere in pace?

Eppure, una volta acquisita una nuova credenza, opinione,  siamo  restie ad abbandonarla. La carichiamo nella nostra mente ed essa crea un nuovo vincolo, una nuova risposta condizionata.


Dovremmo forse vivere senza credere in niente?


Le credenze sono essenziali. Ma è meglio se rimangono tali, credenze essenziali. Invece proliferano a dismisura. Dal nucleo originale si originano migliaia, milioni di credenze nell’arco di una vita, di tutti i tipi, abbracciano tutta la nostra esistenza, tutti i campi, in una morsa soffocante.

Si lotta per esse, a volte senza utilità alcuna, ma ci struggiamo nel difendere le nostre credenze, temendo un futuro in cui esse non saranno più accettate. Siamo disposti al conflitto per difenderle. La credenza allontana le persone, le divide, genera astio, risentimento, divisione e stanchezza. La credenza, non quella essenziale, necessaria, ma quelle molteplici verità che abbiamo sintetizzato nella nostra mente sulla base di infiniti discorsi, esperienze, paure, successi e fallimenti, sono la causa prima della nostra fatica di vivere con gli altri. Non significa che dobbiamo accettare credenze altrui, anzi, ma le stesse nostre credenze sono un impedimento, un vincolo che inevitabilmente porta a forme di attrito, e che non può essere in alcun modo risolto, finché sussistono.


Ci siamo abituati a credere a tutto quello che pensiamo. È un errore.

Spesso ciò che pensiamo non è reale.

Wilfried Reiter


Ma la lotta va ben oltre. Noi lottiamo contro le stesse credenze che sono in noi. Ci si sforza di farle sussistere insieme, conciliarle, adattarle ai tempi, rinnovarle.  Si lotta ma le si tiene strette. Le si difende. Anche quando ciò che è ci mostra che non è possibile difenderle. Entrano in competizione con i nostri sentimenti, la nostra anima, fra loro, tutte cercano un posto nella nostra mente e nel nostro cuore, ognuna vuole di prevalere sulle altre, generando infinita confusione e vincoli, definendo una personalità, ma al tempo stesso vincolandola, impedendole di essere quello che vuole essere e di vivere quello che vuole vivere.


La credenza è la griglia all’interno di cui ci costringiamo a vivere.


Cerchiamo di costruirgli una casa, una gerarchia in cui tutte possano convivere senza gettarne fuori alcuna. Lavoriamo, ci affatichiamo, esistiamo per le nostre credenze, per la loro manutenzione. Ma loro ci restituiscono il frutto sperato?

Le credenze dividono. Le persone, i popoli, le culture, certo, generano conflitti, intolleranza e  guerre senza fine. Ciò che esce dallo schema della credenza viene immediatamente avversato. Ma scindono anche l'identità e la mente in tante parti contrapposte e spesso inconciliabili, sovraccariche.


E’ possibile vivere credendo in poche, pochissime cose essenziali e lasciarsi per il resto  liberi?


Non mutare convinzioni, non sostituire una credenza all'altra, ma essere, davvero, interamente liberi. Coltivare solo il centro della propria credenza come un fiore abbeverato dall’acqua di cui gode appieno, senza disperdere il tutto in migliaia di rivoli vani, stancanti, fuorvianti, infruttuosi. Andare incontro alla vita con la propria identità ma come se fosse in ogni momento nuova. Godere di una mente libera e in pace.

Accostarsi a ogni cosa come se fosse la prima volta, attimo per attimo, gioirne senza che ci venga a noia, senza i condizionamenti del passato. Allontanarsi dalla trappola cumulativa che crea la barriera tra sé stessi e la realtà della propria vita.

E’ possibile?

Al prossimo post



I metodi possono essere un milione e più. Ma i principi sono pochi.

Afferra i principi e sceglierai con successo i metodi.

Ralph Waldo Emerson


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6 commenti:

  1. Davvero interessante, non avevo mai letto di qualcosa di simile, sono contenta di aver scoperto il tuo blog.

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  2. Bello leggerti, sei bravo a scrivere. Rendi bene l'idea.
    Dici bene quando scrivi "La credenza è la griglia all’interno di cui ci costringiamo a vivere." e ancora "e’ possibile vivere credendo in poche, pochissime cose essenziali e lasciarsi per il resto liberi? Se posso scegliere liberamente le credenze da seguire modellando la mia vita dovrebbe andare tutto bene. Ciò non avviene così facilmente perché a minare le nostre credenze ce ne sono altre più nascoste elaborate dall'inconscio che contrastano questa scelta. E il bello è che siamo sempre noi ad elaborarle!!!
    P.s. ho rivisto il post sulla meditazione.
    Buona giornata
    Alberto
    Live simply

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  3. # Alberto:

    Scrivi "a minare le nostre credenze ce ne sono altre più nascoste elaborate dall'inconscio che contrastano questa scelta". E' giusto. Ma da dove vengono? Nascono spontaneamente oppure per un motivo, un ristrettissimo numeri di motivi, o lo stesso motivo declinato in forme diverse? Conoscendo il "motivo" è possibile fermare la furia della mente? O meglio, vedere la sua azione di creazione di credenze in opera e semplicemente distaccarcene?

    E' possibile conoscere il motivo e fermare il "costruttore di credenze" semplicemente abbandonando il cantiere per andare a farsi una birra? In questo modo il nuovo edificio di credenze superflue, spesso al limite dell'irrazionale, non verrebbe costruito lasciando il terreno (la mente) libero da tanto ingombro.

    Nei prossimi post darò una risposta, che di certo funziona in quanto nei millenni molti l'hanno sperimentata, ma non è detto che sia adatta a tutti, nè voluta da tutti.

    Ciao!

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  4. Le credenze superflue generano sensi di colpa, e la griglia si fa sempre più stretta ... Interessante quando dici che la risposta non è detto sia VOLUTA da tutti.
    Ciao, buona settimana

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  5. Non ho voluto aggiungere troppo anche sui rapporti sociali in quanto ci sono ormai migliaia di testi che in un certo senso invitano a tagliare quelle che io posso definire "credenze superflue" che non fanno altro che minare i rapporti. STto cercando di limitarmi ai pensieri che circolano in una sola mente. Però posso garantire che spesso i confliti che avvelenano la vita, con gli altri intendo, derivano da prese di posizione, modi di pensare, ideologie, a cui noi teniamo tantissimo ma che a ben vedere rientrano a pieno titolo nel novero di queste "credenze superflue".

    Ieri ho finito di leggere un bel libro su di un uomo che vedendo crollare il suo sogno di progresso sociale e politico, si suicida. Tutta la vita dedicata alla crdenza che si poteva erigere un mondo più giusto con un sistema più giusto. Poi gli stessi suoi compagni di lotta lo abbandonano e hanno successo, mentre lui continua a lottare per il suo ideale. Ma al mondo intero quegli ideali (le credenze superflue assumono spesso le vestigia della moda del momento) non interessa più. A causa del suo sogno non rivedrà più sua figlia che per un capriccio del destino sposerà addirittura il suo torturatore nelle carceri. Ecco, alla fine la sua credenza gli ha distrutto la vita e lo porta a morire solo. E' una storia tragica, ma quello che mi ha colpito è l'inutilità di tutto ciò. Non la lotta, non l'azione, ma l'incapacità di staccarsi, di essere ormai succube di un'ideologia che lo controlla e lo schiavizza, determinandone la sorte. Certo è una lettura politica, ma penso sia per tutto così nella mente umana.

    # Emanuela: credo che ormai la griglia sia talmente stretta che non viviamo più e cerchiamo invece qualcuno o qualcosa che ci faccia sentire vivi. Abbiamo appaltato il nostro vivere.

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