Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


giovedì 23 settembre 2010

VIVERE SENZA SFORZO - PARTE TERZA





















Lo sforzo può portare felicità?

Ma cos'è lo sforzo?


Lo sforzo è lotta per cambiare ciò che è in ciò che non è.

Jiddu Krishnamurti


Ciò che vorremmo che fosse, diventasse. Ci sforziamo per non affrontare ciò che è,  trasformarlo, allontanarcene.

Funziona? Si potrà mai trasformare "ciò che è" in "ciò che non è"?

E ciò che non è esiste? Esisterà mai? Sarà come ce lo aspettiamo o un suo simulacro?

Con “sforzo” ci riferiamo ad una lotta di natura psicologica, non ad uno sforzo tecnico, pratico, che può alla fine essere compiuto in maniera fluida e con mente serena, non fosse per la tensione mentale che accompagna impropriamente l'azione stessa.

Ci riferiamo alla mente, a ciò che vede, e non accetta.

Quella lotta psicologica che finisce sempre per prevalere sulla questione tecnica. Il problema tecnico viene risolto, grazie alla scienza, all’ingegno, le risorse. Ma lotta e conflitto psicologico vanificano tutto. La nostra vita, la struttura stessa della realtà umana, della Società, viene indebolita, crepata, disgregata fino a rendere il problema pratico irrilevante, sommerso da dubbi, paure, angosce, egoismi. La mente si affatica, snervata, irrequieta. La Società, seppur ricca di risorse, diventa avida, ingiusta, invivibile.


Dio fece la vita semplice e l'uomo la rende complicata.

Charles Lindberg


Ma fermiamoci su “ciò che non è”. Stiamo dando credito a “ciò che non è”? Nei nostri gesti, pensieri, azioni, sforzi, rendiamoci conto che stiamo sacrificando “ciò che è “, vero, reale, tangibile, misurabile, in favore di “ciò che non è”, illusione, progetto, non misurabile, non sperimentabile, non vero. Forse un giorno potrebbe diventarlo, ma oggi non è.

Abbiamo forse timore che senza sforzo costante noi perderemo “ciò che non è”?

E come si fa a perdere “ciò che non è?”

Come si fa a sacrificarsi per “ciò che non è”? Perché invece non vivere e sacrificarsi  per “ciò che è”? Eppure siamo continuamente spinti in un futuro che è solo proiezione del nostro passato, le sue frustrazioni, la voglia di realizzarsi, negata, i sogni che lottano strenuamente per non far affiorare la realtà, che non è sogno, non è illusione, non è progetto, è “ciò che è”.

Ogni giorno compiamo una scelta, viviamo nel futuro, cerchiamo di afferrare “ciò che non è”, perdendo per sempre “ciò che è”. Abbiamo perso “ciò che è” e “ciò che non è” non sarà mai. Perché ciò che sarebbe potuto essere non dipende dallo “sforzo”. Dipende da altro, tra cui l'Azione. E l’azione è efficace solo se stai vivendo “ciò che è”, non se stai vivendo “ciò che non è”. 

Ma qual è “l’inganno dello sforzo”? Perché le cose non riescono nonostante la nostra  espressione di volontà?

Al prossimo post


Ho sognato che andavo in Paradiso e facevo le stesse cose che faccio adesso.

Tu invece andavi all’inferno... e anche tu facevi le stesse cose che fai adesso.

Un saggio anonimo

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8 commenti:

  1. Bellissima immagine, bellissimo il post, bellissimi gli aforismi, specialmente quello del saggio anonimo, quant'è vero! Bellissimo tutto, complimenti EXO. Mi piace quel tuo spezzare lo stesso argomento in più parti. Ciao

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  2. E' sempre un piacere leggere i tuoi post Exo, sono interessanti e mai scontati. Mi spiace solo che tu scriva meno sul tuo blog di quanto non scrivi sui blog terzi!!! Dovresti curare di più il tuo. Ciao.

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  3. Un po' complicato all'inizio, poi ho riletto e riletto ancora ed è come se tu avessi aperto un piccolo spiraglio... Speriamo tu apra ancora, un po' di più, di più...

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  4. Bravo Exo, mancava un blog come il tuo, affronti temi affatto banali. Certo, devono piacere. Vai avanti, ciao!

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  5. # Antonio:

    hai ragione, è sempre la stessa storia: non hai niente da fare finché non inizi un progetto. Appena inizi, ti piomba in testa un mondo di cose da fare.

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