Pubblico qui un mio commento rilasciato su di un altro blog. Lo sento davvero mio. E' in risposta ad un eterno bisogno di "evasione verso una vita migliore, una possibile via di fuga..." che continua ad essere confidato alla rete di internet, come un messaggio in bottiglia, alla deriva... fino a diventare stucchevole.
Moh m'incazzo!
M'incazzo perchè ascolto sempre questo discorso e litigo e non ne posso più e non ne parlo più e chiudo con i blog di "libertà, decrescita, fuga dal lavoro e tutto il resto" perchè mi sembrano gestiti da persone che vivono sì nell'illusione (come il 99,99 % dell'umanità) ma sono anche... non lo dico.
M'incazzo ancora di più con chi propone soluzioni poetiche. Quelle da un milione di parole e niente sostanza. Poi ci sono i "pianificatori", quelli che ti dicono di scrivere gli obiettivi, visualizzarli ogni giorno, etc... A quelli sparo. Non sono contro il lavoro necessario per raggiungere nel tempo un obiettivo, anzi sono certo che sia l'unica cosa valida e "seria", duro lavoro. Il resto è fumo negli occhi e chiacchiere. Ma mi si arrovellano le budella quando per l'ennesima volta ci lamentiamo di questa nostra vita così triste in cui l'universo non sta cospirando per renderci felici.
E' questa la vita e noi siamo fortunati.
Usciamo dall'illusione che sia stata preparata per noi una vita di agi, o quantomeno di minor rompiballe vicino, e che per qualche motivo ce la stiamo lasciando scappare! E' questa la vita. Solo entrando in QUESTA vita sarà possibile viverla, con tutte le sue miserie. L'alternativa non è una porta che si apre per miracolo, per sacrificio, per pianificazione, l'alternativa sono le rughe su di un viso che ti dicono che anche oggi non hai vissuto e di tempo non te ne rimane tanto.
Cerco faticosamente di scriverlo sul mio blog, ma evidentemente sono limitato e anche stanco (tra l'altro sto traslocando) e non riesco a dirlo in maniera efficace: è tutto qui. La vita è questa. Sarà ingiusta, degradante, limitata, ma è questa. Tra l'altro siamo tra i più fortunati del mondo. Quindi la maggioranza delle persone sul pianeta sono più tristi e infelici di noi, oppure c'è qualcosa che non va nel nostro cervello, nel nostro modo di vedere la vita.
E' tutta un'illusione, capite?
E' un matrix che ha costruito nella nostra testa una realtà alternativa (che non esiste) che prenderà forma quando escluderemo questa realtà che viviamo, quando le sfuggiremo (questa realtà che invece esiste). Noi vogliamo cambiare ciò che esiste con ciò che non esiste. Cosa succederebbe se domani andassi in banca allo sportello dicendo: mi date 100 € (che esistono) adesso e subito, in cambio io ve ne darò 10.000 (che non esistono) un giorno tra non molto. Chi accetterebbe mai lo scambio? Eppure è lo scambio che facciamo con le nostre vite, nell'illusione.
Ed è un fenomeno relativamente recente, almeno così di massa. Probabilmente nasce con l'illuminismo francese e il rifiuto di Dio. Quindi il rifiuto di un'altra vita e la concentrazione di tutte le proprie forze su di questa, presente. Vogliamo spremerla fino in fondo questa vita, e se non ci accontenta, se non è come avremmo sperato ecco che si trasforma in... un inferno.
E la vita passa, e facciamo cose, e vorremmo liberarci, e ieri lo schiavo (sì, schiavo) sperava nella vita eterna, oggi spera nel suo meraviglioso progetto di libertà, un giorno.
Ma non è possibile, ciò che abbiamo è l'oggi.
Si deve lavorare sull'oggi. Non ci sarà mai libertà. Libertà non appartiene all'uomo, che soffre, si ammala, porta in giro un corpo che non gli piace, si innamora non corrisposto, si appassiona alla natura ma alla natura frega niente di lui e lo lascia decrepito o ne fa cibo per vermi, va al mare e annega, fa il windsurf e si rompe la spina dorsale, lo snowboard e si frattura gli arti, ma questa è la condizione umana, questa vita è prigione.
Vedete l'assurdità del nostro ragionamento, ce la prendiamo con le angherie del lavoro e non con Dio (la natura, il nostro stesso corpo?) che permette che noi invecchiamo, moriamo, soffriamo.
Osservate come scegliamo l'avversario più debole.
La Società moderna è l'avversario, disumana, disumanizzante, alienante. E' colpa sua. Però forse, invento, in famiglia non siamo stati davvero amati oppure semplicemente non siamo facili da amare. Però prendersela con la famiglia non è affatto facile, con noi stessi ancora meno, con la Società è più semplice, centriamo su di lei il nostro malessere. In una Società diversa staremmo meglio? O forse, comunque, non sapremmo sfuggire a noi stessi, a ciò che siamo, a ciò che non riusciremmo lo stesso ad ottenere...
Ce la prendiamo, non so, con la politica. Poi viene uno tsunami e causa ventimila morti. Ma non potendocela prendere con una forza così devastante, ci rivolgiamo contro chi, forse, un giorno, potrà lasciarci soli e senza un soldo. Comprendete? Ci siamo scelti i nostri avversari, quelli più debolucci, ma non è detto che siano loro la reale fonte del problema.
Lascio con una frase che un giorno mi divertirò ad esplorare meglio. Sapete qual'è l'origine del "problema" che sentiamo, che ci poniamo? Sapete dove nasce?
Il problema nasce dal fatto che noi crediamo di poter trovare una soluzione.
Per questo non consideriamo più di tanto la morte un problema ma il lavoro, il traffico, lo stress, sì. Per questo accettiamo di non essere abbastanza alti, belli, giovani, ma non accettiamo di non poterci vestire decentemente o di rinunciare a viaggiare. Perché ove pensiamo di poter trovare soluzione, lì la nostra mente farà nascere un problema.
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E pur sempre un'incazzatura virtuale, e tale rimane, come il resto di cui parli. Ogni parte vuole il suo sfogo, e per quanto mi riguarda, la proiezione dei mie pensieri in rete non esula da una incazzatura nella quotidianità. Che i problemi siamo noi a crearceli è fuori discussione, come lo è il fatto che mentecatti che dicono di lavorare ed impegnarsi per risolvere il problema del nostro sistema, se ne fottono non facendo altro che accrescere il problema stesso. Le nostre frustazioni si riversano in quegli spazi che lo permettono, come i gas di scarico delle auto. La rete raccoglie i gas. In un certo senso mi sembra come guardarsi allo specchio, parli di inesistenza del problema in un posto che non esiste, come gridare nel deserto oppure no?
RispondiEliminaComunque nel complesso mi sembra un gran bel post, concreto con un'eccezione intangibile...
Se tutti noi andassimo in banca a prelevare i nostri 100 €, le banche non potrebbero consegnarle a tutti (Il sistema fallirebbe) quindi mi chiedo qual'è la differenza tra realtà e virtualità?
Un saluto
Non ti incazzare Exo, sai quanta energia si spreca inutilmente cosi? Capisco benissimo quello che vuoi dire, ma spiegare a parole la differenza tra realtà e Realtà non è semplice, o la senti o non capisci nemmeno di cosa si stia parlando. Fare decrescita, cambiare vita ... non è una cosa pianificabile, organizzabile, anche questa può essere vera solo se la senti dentro, e allora è naturale, senza pianificazioni e progetti e altro, diversamente si parla di tendenza, di moda, di fuga ... e allora dove si pensa di fuggire? dai problemi? impossibile perchè in questo caso i problemi sono dentro noi, e ce li portiamo appresso dovunque e qualsiasi vita sognamo di vivere.
RispondiEliminaNon ti incazzare Exo ... non c'è tempo per questo, take it easy ...
# Mark: come "inesistenza del problema quando non si cercano le soluzioni" magari ne scriverò in seguito. Però a livello intuitivo (come una barzelletta in fondo) noterai che il "problema" a cui non stai cercando la soluzione magari è... un malessere, un sordo malessere in mezzo alla varietà della vita? Ho una spalla che mi fa male quando compio un certo movimento, dovrei curarmi col Fastum, ma non ho il tempo e sono pigro. E poi non mi impedisce affatto di vivere e di praticare nuoto. Però se la stiro, sento la trazione e mi fa male (un po'). Però, poniamo che io sospetti che in quella spalla ci sia qualcosa di ben più grave (è un esempio). Poniamo che cerchi di curarla ma non mi passa la fitta. Allora, non riuscendo a capire cos'è ma volendo assolutamente curarla, io mi agito. Ci penso sempre. Studio. Pianifico degli esercizi, delle visite, delle...
RispondiEliminaNon so se sono riuscito a spiegare in questo modo il "problema": finché non cercavo di risolvere il problema alla spalla io non avevo alcun reale problema. Adesso pensiamo che fino ad alcuni anni fa la "realizzazione personale" (ad esempio) era il dolore alla spalla. C'era ben altro di cui preoccuparsi. Non parliamo poi della "realizzazione femminile". Quello era meno di uno starnuto. Non c'era il benessere di oggi. Il credere che tutti questi "dolori" potevano essere risolti ha creato una marea di aspettative. Quindi i "piccoli dolori" con cui si riusciva a vivere senza problemi sono diventati l'ostacolo alla vita stessa ("mancata realizzazione"). Spero di essermi fatto intendere. Addirittura, la nostra vita e sensazione di felicità viene ostacolata da pensieri che fino a due generazioni fa non ci sfioravano. Niente di male a volere di più, solo che non ne abbiamo più il controllo! I desideri (frustrati) riescono a frustrare l'intera persona. E ci fanno perdere maree di tempo. Soprattutto perché cerchiamo la "soluzione" fuori di noi. E ciò che è fuori di noi non è molto malleabile alla nostra volontà. Rimaniamo in una fase di "blocco" da cui non sappiamo come uscire, visto che desideriamo, ma non otteniamo.
Il fatto però è che io con il mio dolore alla spalla, vado ugualmente in piscina, faccio flessioni ogni giorno, vado in bici senza problemi. La mancata guarigione della mia spalla, non è in grado di farmi sentire infelice. Lo diventerò se rifiuto di accettare il dolore che provo nell'estensione). Magari sarò guarito, ma avrò speso tempo, denaro e stress. Ora, in realtà, la vita non è solo dolore alla spalla, ma anche alla coscia, al braccio, alla testa, alla mano. Ovvero, appena ho risolto un "problema" (che fino a ieri non era tale) e subito se ne presenta un altro. Non si finisce mai. si aspetta la risoluzione del "problema", ma il prossimo si è già affacciato. E' una strategia perdente il "risolvere il problema", in quanto anche se si riesce, la quota di tempo, denaro, vita, andata via non verrà restituita e altri esigenti "problemi" sono pronti ad accompagnarci dall'adolescenza alla tomba.
E' un'immagine, chiaro, per rendere il senso della ruota in cui siamo immersi col nostro modo di pensare e che non concede vie d'uscita neanche sulla carta. A meno che qualcuno non creda che risolta una cosa non ce ne sarà un'altra (magari peggiore) a reclamare la nostra attenzione. E' proprio la nostra strategia a non essere efficace/efficiente.
# Emanuela: quoto tutto, mi leggi nel pensiero (come spesso accade). Questa frase la incornicio nella mia nuova casa:
RispondiElimina"Fare decrescita, cambiare vita ... non è una cosa pianificabile, organizzabile, anche questa può essere vera solo se la senti dentro, e allora è naturale, senza pianificazioni e progetti e altro, diversamente si parla di tendenza, di moda, di fuga..."
Ci vuole un attimo per trasformare una genuina esigenza di vita in una moda, tendenza. E i media sono specializzati in questo.
Adesso una domanda: mi dite Voi come mai le uniche persone in rete che senza posa ringraziano e benedicono sono le più sofferenti? Seguo vari siti cristiani-religiosi, invece di pensieri, dubbi e disquisizioni trovo ringraziamenti, preghiere per gli altri, una positività ingenua e povera che mi lascia sbalordito. Centinaia di commenti, poche parole, a volte solo una, "grazie", alcune volte richieste di aiuto con pensieri e preghiere, ma niente di quelle problematiche che sembrano costellare altri siti (soprattutto il mio blog!!!). Vado a vedere alcune pagine e scopro che la persona che ha ringraziato è in carrozzella, cieca, portatrice di handicap, povera, e altro. E benedicono.
Mi sposto in rete e trovo siti di persone benestanti che non accettano la propria realtà di vita.
Stessa esperienza alla radio: lì le testimonianza sono struggenti. Le radio commerciali piene di gente arrabbiata (giustamente) che vuole cambiare il mondo e quelle religiose piene di gente sofferente che ringrazia. Che spera. Che parla di amore. Capite, gente che spera con un piede nella fossa, e gente che sta benissimo (almeno di salute) che non si piace. Ora, come si fa a non capire che c'è qualcosa che non comprendiamo, che è la vera chiave della vita, ma non è ciò che crediamo noi?
# Mark:
RispondiEliminasono ferratissimo, rispondo alla tua domanda: "Se tutti noi andassimo in banca a prelevare i nostri 100 €, le banche non potrebbero consegnarle a tutti (Il sistema fallirebbe) quindi mi chiedo qual è la differenza tra realtà e virtualità?".
La differenza, ma è sempre stato chiaro ed evidente, soprattutto nell'ultima crisi, tra realtà e virtualità anche e soprattutto all'interno del contesto bancario, sta tutta in una parola soltanto:
FIDUCIA
Ovvero FEDE.. Ovvero CREDENZA. All'Università non smettevano di spiegarmi che basta che la gente si fidi delle banche e non vada a ritirare i propri soldi perché il sistema bancario prosperi. Se perde la Fiducia (ovvero Fede, ovvero non crede più che la banca è affidabile), ritira in massa i soldi e il sistema crolla. Crolla per la verità anche nel caso in cui una banca non si fidi più delle altre e non gli presti più i soldi.
E' solo un piccolo esempio di come la CREDENZA (Fede, Fiducia) costruisca fisicamente il nostro modo. Molti pensano che le disquisizioni filosofiche lasciano il tempo che trovano, senza accorgersi che ciò che passa per la testa delle persone determina l'assetto stesso del mondo e della propria vita. La crisi del 2008 è stata risolta (tamponata) come? Gli Stati hanno dato Fiducia al sistema bancario rassicurando banche e persone, prestando garanzia in caso di insolvenza. Cambiando questo pensiero nella testa delle persone (da sfiducia nel sistema bancario a fiducia determinata dalla garanzia statale) il sistema in cui viviamo non è crollato.
Nota bene: hanno approntato un G20 nell'arco di un giorno, riunendosi nel week end, accordandosi subito Paesi che non riescono mai ad andare d'accordo su niente e operano sempre "distinguo". Credo non si sia capito che una cosa così la fai solo quando sei certo che il disastro è certo il lunedì mattina se entro domenica non butti tutto quello che hai sul piatto. E ci siamo ancora dentro, appena smettiamo in massa di CREDERE il sistema crolla.
...."appena smettiamo in massa di CREDERE il sistema crolla"...e perchè dovrei credere in un sistema con una logica basata sull'emotività?
RispondiEliminaQuindi mi domando perchè non incazzarsi anche per questo e non solo per gli excursus di "libertà, decrescita, fuga dal lavoro e tutto il resto" trovo un'assonanza tra le due cose.
Comunque come si può guardare al futuro con un sistema bancario moderno nato tra il XVII e XVIII, e pensare di apporre pezze logore per nascondere falle che vanno aldilà dell'emotività. La crescita lo sviluppo e i mezzi devono viaggiare ad unisono per non trovarsi a cozzare l'uno con l'altro.
Saluti
# Mark:
RispondiEliminaQualsiasi cosa crolla se smetti di crederci. Il sistema bancario, la famiglia, le religione, la guarigione da un processo di malattia, tutto dipende dalla fiducia che tu riponi...
"perchè non incazzarsi anche per questo e non solo per gli excursus di "libertà, decrescita, fuga dal lavoro e tutto il resto" trovo un'assonanza tra le due cose."
E' questo il dramma: occorre usare strumenti diversi se si vuole uscire da una logica di "illusione". Il problema è che tendiamo a usare sempre gli stessi strumenti (incazzatura, duro lavoro, impegno, pianificazione, etc...) applicandoli poi a obiettivi diversi, ad esempio fare soldi, costruire un mondo migliore, o semplicemente essere più liberi.
Quello che succede alla fine è che non nasce un uomo nuovo,un sentire nuovo, una spiritualità nuova, una libertà nuova... si rimane sempre gli stessi di ieri, solo che guardiamo cose diverse: ieri lo studio e la promessa di ricchezza, domani la promessa di una vita diversa e così via. Ma in realtà non è cambiato niente, non c'è alcun... progresso, cambiamento, evoluzione, risultato? Questo perchè non deve cambiare il fine, ma proprio lo strumento, il modo, indipendentemente dal fine perseguito.
E' questo che mi fa dire "Moh m'incazzo!": sono gli stessi discorsi di sempre ma declinati in modo diverso, orientati ad un obiettivo diverso, ma è la stessa "non accettazione". Ieri ci si ribellava verso la mancanza di lavoro, poi verso la società alienante che ci tiene impegnati senza sosta, domani forse contro la povertà e la guerra, ma il modus operandi del "rifiuto - non accettazione - denuncia" è sempre lo stesso. Ma è logoro, inefficace.
Scrivi:
"Comunque come si può guardare al futuro con un sistema bancario moderno nato tra il XVII e XVIII....".
Allo stesso modo, stiamo affrontando una realtà moderna con gli stessi strumenti emotivi che vengono usati da migliaia di anni. Ma sono inefficaci in quanto ormai noti e facilmente manipolabili. Noi crediamo che indignarci, ribellarci, e tutto il resto possa rappresentare una rivolta, una rivoluzione, in realtà questi nostri sentimenti sono già perfettamente compresi e assimilati da un organismo di potere che rigenera se stesso e che non teme rivolte, anzi le sono necessarie per tagliare i propri rami secchi e recuperare forza e nuova linfa.
Basta vedere quello che succede oggi in Egitto, Tunisia, ieri negli Stati Uniti, l'altro ieri in Italia. La "rivolta" lascia le strutture di potere intatte, anzi accresce la loro evoluzione, estromettendo i personaggi più "vecchi" e scomodi e mettendo al loro posto giovani squali maggiormente spregiudicati (e in Italia anche pregiudicati). Non so se mi spiego. Il meccanismo della "rivolta", del "dissenso" come è concepito è perdente in partenza. La mossa è già prevista e anticipata.
Buona serata.
Non sono certo da partigiano della rivolta, sono dell'idea che perseverare con gli stessi atteggiamento non ha senso, quindi anche nella rivolta, che a mio avviso non è un colpo di coda per cercare la liberta e sfuggire dalla fame, ma qualcosa di ben più profondo e valutato da agenti esterni. Concordo su molti dei tuoi punti, solo che le nostre strutture esplicative percorrano strade diverse per convergere in punti simili.
RispondiEliminaUn saluto...:-)
# Mark:
RispondiEliminaIl tuo (nuovo) logo dell'Hulk Rosso è semplicemente spettacolare, insieme all'Uomo Ragno è il mio personaggio preferito, sono un vecchio divoratore di fumetti.
Per la rivolta:
"La rivoluzione non insegna alla gente a vivere. La fa vivere".
Guy Debord
Io sono invece un assoluto partigiano della rivolta continua, ma con mezzi non tradizionali, non violenti, non ortodossi, inaspettati, sorprendenti, magari non eclatanti ma efficaci. Ma rivolta soprattutto contro il proprio appiattimento, in un certo senso contro la propria apatia vitale.
Allego un estratto di un commento lasciato sul blog di Graziana (http://ilricordoelamemoria.blogspot.com/), questo è quello che credo profondamente:
"E' sconvolgente la "comodità" in cui gli italiani vogliono stare quando i personaggi potenti in Italia sono facili da colpire come se si trattasse di un tiro al bersaglio. Parliamo del nostro amatissimo Premier (Santo subito). Uno il cui denaro dipende (anche) da quanta gente guarda le sue TV ogni giorno. Io non ho la TV da molti anni quindi posso parlarne. Come si fa a criticarlo e poi a guardare le sue reti? Criticarlo e ingrassarlo. Ma anche le altre reti, tutte, sono sue in quanto dipendono dalla pubblicità. Ogni volta che guardo la TV lo ingrasso. Certo, non sarebbe democratico rinunciare alla TV, ma se la situazione è quella, cosa si fa, si aspetta che qualche legge gliela tolga e nel frattempo continuo ad ingrassarlo? Mi ricorda il detto texano: "tutti vogliono andare in paradiso ma nessuno vuole morire".
Ecco, per me la rivolta è soprattutto sacrificio, e nessuno vuole sacrificarsi.
...Sarà.. ma io la vedo come Emanuela" live simply take it easy".
RispondiElimina"La rivolta è sacrificio?" Mi chiedo per chi e per che cosa? Sono ovviamente considerazioni personali ma 'non credo' all'utopia del miglioramento a tutti i costi. L'utopia di avere un mondo felice, sereno e tranquillo, dove tutto e tutti vivono d'amore e d'accordo. Per quello c'è il paradiso, l'eternità! Qui sulla "terra" vige la legge della giungla uccidi o vieni ucciso! Potrà sembrare estrema come tesi o non attuale ma di fatto oggi chiunque possiede un'auto o gode di una qualsiasi proprietà/libertà dovrebbe accendere milioni di ceri sulle tombe. Le tombe di quelli che quotidianamente muoiono per rendere possibile il tutto. Esagero? .E allora ??? Perché Il 10% della popolazione mondiale detiene il 90% della ricchezza Mondiale. E visto che l'Italia, noi, siamo parte del 10%. Decidere se soccombere o reagire spetta a noi?! I modi di farlo non sono poi così importanti. Qualunque tecnica/consiglio può essere utile ma nulla è efficace se manca il significato "Perché lo fai? E' quello che veramente vuoi?..
Live simply take it easy
Alberto
@ Alb:
RispondiElimina"Perché lo fai? E' quello che veramente vuoi?..
per me è "mente reattiva" che te lo fa fare!!!!
"Decidere se soccombere o reagire spetta a noi?!"
Ho avuto la risposta quando diversi anni fa lavoravo in un'azienda di vini: fino ad allora andava il "bianco" in quanto la propaganda era concentrata su di esso, poi in un talk show USA un esimio professore disse che i flavonoidi del vino proteggevano ta tumori e coronopatie. Da quel momento il trend di vendita si interruppe bruscamente e il rosso superò il bianco nelle vendite. Il mercato del vino ricevette una spinta eccezionale e da prodotto "alimentare" il vino di qualità divenne prodotto salutistico. Perchè è successo? Perchè in tutto il mondo, ogni venditore, indipendentemente dagli altri (anch'io) ha sfruttato l'onda lunga creando una vera nuova immagine del vino a livello mondiale. Non c'è stato "complotto", mettersi d'accordo, ma ognuno ha cercato di sfruttare il trend positivo e si è ottenuto quel risultato. Ecco, noi reagiamo (mente reattiva), seguiamo i trend che si incontrano ogni giorno ingrandendoli a dismisura ed è ovvio che sfuggano ad ogni controllo e diventino patrimonio culturale comune.
Per dire la mia sulla tua domanda direi che noi agiamo, reagiamo, creiamo il fenomeno, ma in realtà non decidiamo.
Ciao!
Interessante blog.
RispondiEliminaL'azione farà sempre la differenza!
# I am:
RispondiEliminabello anche il tuo, con un titolo che mi ispira!
Fai bene a incazzarti. Fai bene.
RispondiElimina# Carolina:
RispondiEliminae quando ci vuole ci vuole! :-)
Spesso mi sembra di vivere in "Matrix" senza più comprendere se sono io a non riconoscere la realtà, oppure se siamo tutti talmente assuefatti a quello che ci viene propinato che possiamo solo dire "sì" pur di non stancare ulteriormente la nostra povera testa. La fatica quotidiana è un'ottima porta di accesso per qualunque tipo di strana informazione!!!
Grazie per la visita, ciao!
Non posso che essere d'accordo su quanto scritto!!
RispondiEliminaIncazzarsi.. non vale nemmeno più la pena, come ho scritto tante volte, a che serve se non si ha la volontà e la forza di cambiare qualcosa?
Forse anche il mio vivere è un'illusione, ma preferisco così...
Bello il tuo blog... tornerò!
Ps, ho preso una parte del tuo scritto e l'ho messo nel mio angolo dei pensieri più belli.. spero non ti spiaccia!!
# Sara:
RispondiEliminaspiacermi? E' un onore! :-)
Bello anche il tuo sito, anch'io ho traslocato domenica, infatti non trovo più niente... Stamani non trovavo i pantaloni, e non scherzo, prima di riuscirci ho aperto una decina di pacchi. E ho messo addosso la prima t-shirt che ho trovato.
Ciao!
Pensavo di trovare il blog imbandito con caffè e biscotti...peccato rimango con l'acquolina in bocca...:-)
RispondiEliminaBeh... posso consigliarti di andare qui:
RispondiEliminahttp://bosco-dei-sogni.blogspot.com/2011/04/il-caffe-polvere-cialde-o-capsule.html
Anche Emanuela s'è lasciata contagiare dal tuo amore per il caffè!
Se riesco pubblico qualcosa stasera. Cmq, anche stamani ho ripetuto il rito che ho descritto sul tuo bel post:
http://correntedipensiero.blogspot.com/2011/04/un-caffe.html
Dimenticavo: prima del caffè, io mangio due frutti (o tre), poi aspetto qualche minuto e passo al suffumigi di caffeina.
Tu sei senza PC causa virus, a me ridanno l'ADSL... il 16 maggio! Non c'è che dire, l'Italia va proprio bene. Infatti da casa non riesco a connettermi.
Ciao!
Sai che alcune volte ho immaginato di essere io la protagonista del film e di trovarmi nel momento esatto quando Neo capisce il gioco e scopre di far parte del "sistema". Sarebbe il colmo, una vita passata a cercare di tirare avanti con le tue convinzioni, il tuo modo d'essere, le tue piccole cosucce e poi, ecco che "qualcuno" sta giocando con la tua vita. Come ci resterei? Il sistema in cui giro, mi permetterebbe di stupirmi? E' un'analisi che affascina e spaventa.
RispondiElimina# Tiziana:
RispondiEliminaHo letto una volta in un salmo che dei progetti degli uomini "Se ne ride chi abita i cieli".
In effetti se fossi Dio e seguissi i pensieri, i desideri e i progetti degli uomini sbatterei la testa al muro per la disperazione. Un po' come fa un genitore quando guarda il figlio e lo vede sperimentare cose impossibili, assurde ed inutili. Con la differenza che il bambino impara e il genitore lo sa, ma l'adulto è proprio convinto che il suo mondo sia il mondo "vero" e non impara più, anzi gira in tondo. E giù testate ai cancelli di San Pietro!
Ciao Exodus, mi permetto un commento forse un po' fuori tema ma anche no.Io per esempio, come sai probabilmente, stò cercando un'alternativa di vita che mi lasci più tempo libero perchè da sempre ritengo che 9 ore su un giorno da 16 (quelle del sonno non le conto) siano troppe da dedicare al dovere.detto questo, certo siamo fortunati e certo la vita è adesso...ma non si può godersi il momento e allo stesso tempo anelare anche di migliorare la qualità di questo tempo? Se dovessi morire stasera sarei abbastanza contenta, non ho fatto tutto quello che volevo ma ho fatto tanto di quello che potevo, va bene così.ciò non toglie però che mi piacerebbe avere più tempo, più libertà ,più mare, più libri perchè ci siamo infognati noi da soli essere umani a vivere in questo modo, non è la natura delle cose campare così e forse voler cambiare è un po' cercare di tornare alle origini della nostra essenza.con affetto
RispondiEliminaCiao PATTY:
RispondiElimina"non è la natura delle cose campare così..."
Chi l'ha detto? Non è nel desiderio di noi umani campare così. Ma la natura delle cose è che l'uomo nasce, soffre e muore. Prendi le mie parole non alla lettera, ma nel senso che vogliono esprimere. Non c'è niente di male nel desiderare di più. Tutti vogliono di più. Vogliono la sopravvivenza, la salute, poi l'ordine sociale, la sicurezza, infine il divertimento, nel senso di coltivazione di sè, evoluzione, tutto ciò che non è legato alla sopravvivenza e sicurezza. Ma non esiste un ordine naturale che ti abbia promesso una vita priva di... sofferenze, occasioni perdute, nostalgia, etc...
E' importante separare "ciò che è" da "ciò che non è". Vita adesso da desideri. Il problema è che la quotidianità è diventata orrore. E' orrore non in quanto sia orrore, anzi è cmq il momento più florido della storia umana, almeno per noi. E' orrore in quanto nella nostra mente c'è un'immagine (glamour) di felicità e appagamento possibile che non ha niente a che vedere con la realtà. Non che non sia raggiungibile, affatto. E' solo che finché c'è questa immagine il presente fa schifo. Non fa schifo in sè, capisci, la vita è meravigliosa, fa schifo in quanto il confronto la annichilisce. Però questa realtà è vero, E', quella di felicità possibile "non è ancora vera", NON E'. Potrebbe essere un giorno come potrebbe non essere mai. Potrebbe essere un giorno, ma non apportare la felicità sperata. Potrebbe essere un giorno ma noi non essere più in grado di goderne. Ciò che è oggi invece, è non solo possibile ma è l'unica cosa che può essere colta, adesso, carpe diem.
"Le origini della nostra essenza":
l'origine è questa: "polvere sei e polvere ritornerai". Ci arriveremo di certo. E' quella l'origine. Il tocco di divinità che c'è in noi esiste in quanto dono, ed è strettamente legato a chi l'ha elargito. Distaccati, rimane solo un po' di polvere.
(segue)
Comprendo il senso della tua ricerca, è normale: vedi una porta di felicità possibile e aneli oltrepassarla. Magari sei disposta a sacrificarti fino al sangue per raggiungerla. Il fatto è che io vivevo a venti minuti dal mare, ci andavo ogni week e quando avevo voglia. Avevo tanto tempo libero. Ho letto tantissimo. Vivevo pigramente. come la maggioranza dei siciliani che fuggono in cerca di una vita migliore. O dei tunisini che sbarcano a Lampedusa. Quando leggo del tuo sogno leggo della loro vita. E allora perché fuggono? Credi siano (siamo) tutti stupidi a fuggire quel paradiso terrestre?
RispondiEliminaMa è giusto che tu provi perché le esperienze bruciano e tagliano la propria carne e non è possibile trasferirle da una persona ad un'altra. Come disse il monaco zen al suo ospite che voleva imparare (scusate, ma si esprimono così, sono un po' rustici): "Devo andare in bagno a liberarmi, puoi farlo tu al posto mio?". Se l'ospite non poteva liberare al posto del maestro, il maestro non poteva fare l'esperienza al posto dell'ospite.
Non ho capito però perché non conti le ore del sonno: è 1/3 della mia vita e per me sono momenti bellissimi, anzi sono i più belli della giornata, io sogno cose bellissime, ma anche quelle meno belle sono cmq vita, io non ci rinuncio! Sono 1/3 della mia vita. A cosa serve risparmiare qualche ora se poi mi perdo quelle? Ma... sono ore di vita su cui non ho controllo. In cui mi lascio andare. Il mio corpo respira, pulsa, vive, la mente sogna ma io non controllo niente. Forse per molti vita è solo ciò che si può controllare, sorvegliare, ricordare. Chiedilo al tuo corpo se non gli piacciono quelle otto ore a notte, ci va a nozze!!!
Otto ore di vita!!!! La gente fa i corsi per avere trenta minuti al giorno in più!!! Sono tutti matti.
"Non conta quante ore metti nella vita, ma quanta vita metti nelle ore".
E per farlo non occorre più di tanto spostarsi.
"Predisponi pure ed ordina ogni cosa, secondo il tuo piacere e il tuo gusto; ma nella vita altro non troverai che dover sopportare qualcosa.
Se scansi una croce ne troverai senza dubbio un'altra, forse più grave. Credi forse di poter sfuggire a ciò che nessun mortale poté mai evitare?"
De Imitatione Christi
Prepara pure i tuoi piani a lungo termine Patty, impegnati, ma se non ti diverti oggi, adesso, con la tua vita, l'avrai solo sprecata.
:-)
Ciao!
Ciao Exodus. Buona Pasqua anche a te, nel senso di cambiamento e trasmutazione
RispondiElimina# I am:
RispondiEliminaPasqua, ebraico "Pesach". "Passare oltre", "tralasciare". Ma anche "passaggio".
Se è davvero un "passaggio" è da chiedersi come mai dopo tanti anni continuo ancora a passare (per andare dove...?)!
Ma è anche "attesa".
E' talmente ricca di significati che mi ci perdo dentro. Però per me è davvero un giorno speciale.
Ciao!