Ci sono due modi per cambiare la nostra vita: uno è cambiare il nostro modo di vivere, la realtà che ci circonda; l'altro è intervenire su quel magico, microscopico, interruttore bioelettrico nascosto nei meandri della nostra mente, che cambia la realtà in un clic.


venerdì 13 gennaio 2012

DONNE, UOMINI E ALTRO

Ho scritto di getto una risposta ad un tema proposto da Diemme qui:

http://donnaemadre.wordpress.com/2012/01/13/dalla-parte-delluomo/#comment-32607

Vi invito a leggerlo, è un tema complesso, parla di uomini, donne, diritti dei due e diritto alla vita.

Ho scritto un commento che qui ripropongo:


Ciao Diemme,

intervengo perché invitato, ma di solito non seguo tanto questo tipo di proposta di discussione in quanto l'hai praticamente definita tutta all'inizio dicendo: "piange il giusto per il peccatore". Me lo ripeteva mia nonna da bambino e in effetti, probabilmente, è tutto lì. Una parte più fragile andava protetta, va protetta, ma diventa un'arma devastante nelle mani di chi, spesso, fragile non lo è affatto. Dirò due cose, ma mi fermo un attimo sull'interruzione di gravidanza. Anche qui non ho molto da dire perché alla fine sono sempre le stesse cose, però noto che la difendono, nel post, più gli uomini che le donne. Lo dico sempre io che questo mondo non lo capisco, sono "antico". Le gravidanze "legali" sono milioni nel nostro paese, una volta ho fatto un conto preso dai dati ufficiali e mi è venuto fuori che da quando è stata introdotta la 194, i soli aborti registrati sono pari alla popolazione attuale dell'Italia. Ovvero, senza questi dati ufficiali saremmo il doppio. Questi non sono numeri da precauzione sanitaria, è una macelleria su larga scala. 

Attenzione, parlo dei dati ufficiali. Con quelli clandestini si entra nell'orrore.

Ho visto che il feto tenta di difendersi quando arriva l'attrezzo del medico, si ritrae. Per la giurisprudenza un feto allo stato embrionale non è persona, però lui non lo sa e cerca ugualmente di difendersi lottando per la sua vita. Comunque è un discorso che risale all'alba dei tempi, quando vennero varati i primi precetti religiosi per impedire l'aborto. C'erano allora motivazioni molto più valide di adesso sia per procreare, sia per impedirlo, non sto a ripercorrerle.

La questione di fondo, per me, è che il diritto alla vita, non può esistere senza una solidissima base religiosa. Non è possibile, semplicemente. Se una vita non viene considerata sacra, ed immortale, non è possibile difenderla fino allo stremo, a qualunque costo. Lo si può fare solo se si reputa che l'uomo non è un animale evoluto destinato comunque a morire. Se si pensa questo, che non c'è un Dio, un'eternità, un senso compiuto in ogni vita, indipendentemente dal suo destino in questa terra, si potrà sì difendere la vita, ma si scenderà a compromessi, e l'aborto è un compromesso. Non si può parlare di questi temi se prima non si inquadra il rapporto che si ha con la vita stessa e la, chiamiamola, religione. Si parte da lì. E da lì si da battaglia. E senza sconti.

Attenzione, la battaglia non è tanto volta a convincere chi non ha una prospettiva di vita eterna a considerare sacra in ogni caso la vita, no, lì c'è poco da fare, le decisioni sono già presenti nella coscienza delle persone. Si da battaglia per impedire un progressivo degrado anche in chi crede fermamente in certi valori (eterni) che l'attuale mondo consumistico rischia di distruggere, rendendo tutto usa e getta, nasci, consuma e muori.

Infatti se nasci per consumare e morire, o per non riuscire neppure a consumare e morire, allora si giustifica l'espulsione della vita dal proprio ventre. Se invece credi che dentro di te c'è qualcosa di eterno, che non morirà, non è così scontato, allora a qualunque costo si difende la vita.

Quindi l'aborto, o interruzione di gravidanza, non è un tema in sé, è il frutto naturale di ciò in cui si crede profondamente, ma profondamente davvero, per cui si vive o si muore.

A livello personale è qualcosa di fondamentale, che decide la vita delle persone. A livello sociale, aggregato, per me non vale neppure la pena parlarne in quanto la curva demografica italiana è tale che tra cinquanta anni non ci si porrà più il problema: i giovani o saranno "non italiani" o non saranno. La curva demografica è molto anelastica, ci vogliono trenta anni di sforzi costanti per assicurare il pareggio demografico attuale tra giovani e vecchi. In Francia l'hanno fatto e arrivano appena al tasso di sostituzione naturale, il mantenimento della proporzione. Non è colpa dei giovani, è solo che la gente non muore più a quarant'anni, se fortunata, com'è stato per millenni, quindi nasce una società fatta in prevalenza di "vecchi".

Data la difficoltà a muovere questa curva, questo rapporto (non basta una buona pubblicità per convincere le donne a fare cinque figli), sappiamo già adesso quale sarà la composizione demografica nel prossimo futuro, possiamo facilmente prevedere i prossimi cinquant'anni, forse il prossimo secolo. Cosa avverrà? Ciò che è successo alle altre società che nel passato hanno limitato volontariamente le nascite. Tipo Sparta. Tali società si estinguono. Lentamente, non c'è fretta, ma non è un fenomeno reversibile. Quindi parlare di natalità in Italia è un esercizio futile in quanto si potrebbe forse spostare di qualche anno in avanti, con ingenti investimenti, il declino demografico ma nulla più. Semplicemente, se non importiamo giovani "extracomunitari" il nostro paese conterà un giovane nato per dieci anziani o adulti. Con questo rapporto un paese è morto. 

Sono i giovani che hanno la spinta vitale a innovare, progredire, pensare ad un futuro che si realizzerà tra trent'anni. Lo programmi a venti, a cinquanta sarai lì e ci speri. Ma se già hai quarant'anni, come fai a programmare qualcosa che vedrai dopo trent'anni? A settanta. Non riuscirai neppure a goderne, ti farà troppo male la prostata. Lo stesso nei condomini, le famiglie anziane sono più restie a spendere per qualcosa troppo in la' da venire negli anni. E bloccano anche gli appartamenti dei giovani. Per uno Stato è lo stesso. Le decisioni dei più "anziani" sono a breve termine, eppure il loro peso, elettorale, economico, sociale, è molto più forte di quello dei giovani. Così ci si ferma in un'epoca di stasi, nell'incapacità di immaginare il futuro. Una Società con pochi giovani, rispetto ai più adulti, non ha alcuna possibilità di programmare un futuro. Non ci arriverà mai a quel futuro, penserà all'oggi, ai prossimi dieci anni, venti, toh! Una Società con una demografia ricca, progetta i prossimi cinquanta, cento anni.

Quindi, ripeto, dato che è una situazione già definita, c'è poco da fare. Le stesse chiese, ormai, rivolgono i loro sforzi a paesi come la Cina, il sud-America, l'India, lì convertire un milione di giovani è più facile che convertirne diecimila in Europa. Nel vecchio continente si può solo tenere la posizione. In Italia, poi, da bambino vedevo due-tre bambini per ogni adulto, oggi quattro-cinque adulti a bambino, e abbiamo appena iniziato.

Sparta perse solo una battaglia, a Leuttra, e sparì dalla storia. Atene continuò a perderne ma affondò le sue radici sempre più a fondo. Sparta manteneva un ferreo controllo demografico, erano convinti che essere in troppi avrebbe distrutto il loro equilibrio. Un imperatore romano, secoli dopo il tracollo della città, decise di prenderne alcuni come mercenari, per curiosità, per vedere cosa ne era di quell'antica stirpe. Non ne trovò nessuno, erano ormai deboli, gracili e deformi. Il loro rifiuto di amalgamarsi con le altre popolazioni li aveva portati a questo. 

Per il rapporto tra uomo e donna, in fondo, è un po' lo stesso, senza una dimensione "sacra", "religiosa", della vita, del matrimonio, senza un senso di eternità in quel rapporto, non è possibile mantenere la struttura che per millenni ha retto questa parte del mondo, inutile cercare di ricreare nell'ateismo o in una religiosità senza basi ciò che è stato costruito a partire da regole ferree come l'acciaio, spesso tanto ferree da strangolare. Semplicemente non è possibile. O ci si inventa altro, oppure non funzionerà. I modelli che conosciamo, con cui siamo stati cresciuti, non funzioneranno con le idee che si vanno librando adesso. Naturalmente non starò lì a dimostrarlo, basta leggere qualunque statistica aggiornata per rendersi conto che la famiglia tradizionale e con tanti figli sarà numericamente sepolta entro pochi anni, ove non lo è già stata.

Chi mantiene un forte ancoraggio al passato, rifiutando i modelli moderni proposti potrà forse evitare questo sfacelo, ma lotterà ogni giorno contro l'incomprensione del mondo intorno. Poco male, i primi cristiani dovettero fare lo stesso, forse ricominciare sarà utile.

Non si può desiderare un modello, in fondo, di successo (evolutivo) come la famiglia tradizionale nel tipo di società in cui viviamo. Sono incompatibili. Basta guardare la situazione demografica negli USA, stiamo tranquilli che quello che avviene lì arriva anche da noi con un ventennio di ritardo. Il fenomeno è di una precisione impensabile, basta ricordarsi che la prima voce dell'export Statunitense sono i valori statunitensi, la loro "way or life",  il loro modo di vedere e di costruire il modo, un'operazione culturale sempre di successo: la prima voce dell'export è Hollywood e i suoi prodotti. Il mondo viene costruito a sua immagine e somiglianza. E il nostro paese è troppo debole per resistergli.

Posso solo dire agli uomini: se avete voglia di una famiglia tradizionale, non cercate una donna "moderna". Prendetene una un po' all'antica. Altrimenti non impegnatevi troppo, non andrà comunque come pensate. Oppure, adattatevi.

Però, duemila anni fa c'è qualcuno che l'ha detto meglio di me, anche lui dava consigli ed era un genio, duemila anni fa:

"In conclusione, colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio".

San Paolo - lettera ai Corinzi 1,38 

Anche allora erano tempi di incertezza!


Ciao!!!

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TRE GIORNI




Dopo tre anni non era riuscito a risolvere l'enigma proposto dal maestro. 


"Devo tornarmene a casa confuso e svergognato" disse in lacrime.


"Aspetta un'altra settimana e medita incessantemente» gli consigliò il maestro. Niente.


«Ancora per una settimana» disse il maestro. Niente.


«Ancora un'altra settimana». Nulla. 




Disperato, pregò il maestro di lasciarlo andare.


"Ancora cinque giorni" propose quest'ultimo. Ancora niente.




«Medita per altri tre giorni, poi, se non riesci a ottenere l'Illuminazione, ti ucciderò".


Il secondo giorno il discepolo risolvette l'enigma.




A volte serve solo la spinta giusta.


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