La calamità dell'uomo è il credere di sapere.
Michel Eyquem de Montaigne
Perché crediamo?
Una delle cause del desiderio di accettare una credenza, o nuova credenza, è la paura.
Cosa ci accadrebbe se non credessimo in nulla? Non dovremmo temere quel che potrebbe succederci? Non saremmo nudi, indifesi, impreparati? Come potremmo resistere a chi invece ha forti credenze? La credenza è forse un modo per prepararci alla guerra, alla privazione, al futuro, all’ignoto?
E’ vero che escogitiamo ogni giorno nuovi modi, metodi, per vivere bene, meglio, migliorare? E’ vero che crediamo in ciò che facciamo, che impariamo ogni giorno, che accumuliamo quindi sempre più credenze? In quale cervello viene stipato questo continuo flusso di materiale?.
Pensiamo di avere la testa troppo piena? Eppure continuiamo ad accumulare credenze. Con foga. Siamo affamati di notizie, novità, curiosità, evoluzioni, come se da ciò dipendesse la nostra sopravvivenza, il nostro benessere, la nostra felicità.
E’ così? La sopravvivenza, il benessere, la felicità dipendono dalla quantità di informazioni e credenze?
Ciò che è misterioso prima o poi viene capito.
Ciò che è ovvio no.
Edward R. Murrow
Se non credessimo in qualcosa, in ogni aspetto della nostra vita, non ci sentiremmo smarriti, incapaci, indifesi? Accettare la credenza non è proprio questo, un modo per placare la paura? Paura di essere nulla, poveri, vuoti, soli, incapaci, inadeguati?
Una tazza è utile soltanto quando è vuota, allora può contenere qualcosa. Una mente già piena di credenze, dogmi, asserzioni, esperienze, è già piena. Non c'è niente che non abbia già accolto. La tazza è piena e freme per riempirsi ancora.
La mente in questo stato non è creativa, è semplicemente ripetitiva.
Non può creare la propria pace, la propria tranquillità, la propria gioia di vivere, ma solo ripetere gli stimoli che ha immagazzinato, stancamente. Per quanto si sforzi gira a vuoto, insoddisfatta. Manca la capacità creativa, che si accompagna alla pace e al tempo e spazio interiore; rimane il furore, lo sfinimento, il logorio incessante, a volte sommesso, a volte palese.
Sfuggire alla paura del vuoto, della solitudine, del ristagno, del non arrivare, non riuscire, non ottenere, non essere o diventare, non è forse la ragione per cui aderiamo alle credenze con tanto entusiasmo, avidità, speranza o disperazione?
E accettando nuove, multiple, credenze, comprendiamo forse meglio noi stessi? Oppure esse ostacolano la comprensione di noi stessi?
La credenza è lo schermo attraverso cui ci guardiamo. Ma è possibile in questo modo guardarsi liberamente, nella verità?
Se si rimuovono quelle credenze, le tante credenze che ognuno di noi ha, rimane qualcosa da guardare?
Se non c'è più alcuna credenza con cui la mente si identifichi, la mente priva di identificazione può guardare a se stessa così com'è. Riconoscersi e acquisire un primo barlume di verità, comprensione di sé. Vedrà sé stessa nuda, senza il travestimento delle credenze. Si scoprirà.
Se non lascia da parte le credenze, almeno per un attimo, per guardarsi, non potrà mai riconoscersi per ciò che essa è realmente. Osserverà il vestito, le credenze, ma non vedrà se stessa. La maggior parte dell’umanità vive e muore in questo modo. Non saprà mai. Ma sapere è pericoloso, il corpo reale potrebbe non essere quello che il vestito disegna.
Il miracolo non è camminare sull’acqua
Il miracolo è camminare sulla verde terra e sentirsi vivi
Thich Nhat Hanh
Quanto più intellettuale è una persona, più colta, “spirituale”, tanto minore è la sua capacità di comprendere. I più riflessivi, accorti, vigili sono coloro che credono di più o di meno? Le credenze sono un’apertura o chiusura dello Spirito? Liberano o vincolano? Uniscono o isolano?
Guardiamo ovunque, nella politica, l’economia, il mondo sociale, la religione. L’abbondanza di credenze cosa provoca? Certezza o illusione? Benessere o fatica? Ricchezza o povertà reali?
Con l’abbondanza di credenze cerchiamo l’autoaffermazione, oltre il punto in cui siamo naturalmente adesso. Crediamo ci guideranno, sosterranno: più credenze, più successo, più possibilità, più forza, più consapevolezza, più noi stessi. Crediamo. E cerchiamo sempre cose nuove in cui credere. Non credere, o credere in poche cose, ci soffoca, ci fa sentire inadeguati, perché?
Con le credenze cerchiamo l'affermazione. Parliamo di pace, successo, realizzazioni, unità, tranquillità, benessere, amore. In realtà più credenze si sviluppano maggiore sarà il grado di divisione. Ogni nuova credenza implica esclusione, incompatibilità, con altre. Non ci rimane che escludere le anziane credenze, oppure riadattarle, pensare, meditare, per mettere a posto le cose e riuscire a far convivere nella nostra piccola testa le credenze, vecchie e nuove. Un’incessante, infinita, continua, attività di manutenzione. Almeno finché non si è così confusi da rinunciare ad ogni credenza! Per stanchezza, non per scelta. Arriva un punto in cui non si crede più in niente. E poi si riparte. Come prima.
Si è capito tutto tranne come vivere.
Jean Paul Sartre
Tu sei di destra io di sinistra; tu sei per il sociale io per l’autoaffermazione; tu credi che i problemi vadano affrontati in un modo, io in un altro; tu credi in un modello educativo, culturale, religioso, io in un altro; tu pensi che la guerra possa essere giustificata, io no; tu pensi che i media dicano falsità, io che dicano mezze verità; tu pensi che l’affermazione è la cosa più importante, io penso che sia la condivisione; tu pensi in un modo io in un altro. Siamo divisi. Non sappiamo chi alla fine potrà avere ragione perché non conosciamo la vita né il futuro, anche se abbiamo la credenza di conoscerla. Abbiamo la credenza di intuire il futuro.
Ma grazie alle credenze possiamo davvero agire sul futuro, sulla nostra vita, nel modo in cui vorremmo? Oppure è solo l’ennesima illusione? E se è illusione, sapremo vincere la paura e liberarci dalla credenza inutile, superflua, dannosa, falsa? Oppure rimarrà, insieme alla consapevolezza che in fondo, sì, in fondo è illusione. Entrambe rimarranno, tenute in vita dalla paura di disfarsene? E’ la paura il vero collante che tiene insieme l’illusione e la consapevolezza dell’illusione, all’interno della stessa mente?
Non è stancante tutto ciò? Oppure non sembra affatto stancante perché è così che viviamo?
E vivendo così non conosciamo niente di meglio. Non vogliamo liberare la mente, forse perché non sappiamo cos’è avere la mente e il cuore libero. Non conosciamo la libertà ma conosciamo la paura del prezzo da pagare: restare senza credenze, senza illusioni.
Senza illusioni l'umanità morirebbe di disperazione, o di noia.
Anatole France
Ma in tutto questo, come reagisce la mente, come vive questo ingorgo di credenze?
Al prossimo post
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